Durante la Conferenza unitaria delle Regioni si discuterà dello schema di decreto governativo sul dimensionamento scolastico. Entro il 30 novembre si imporrà l’accorpamento di decine di autonomie scolastiche sarde. Per la precisione, dovrebbero tagliarne 45 a partire dall’anno scolastico 2024/25.
Danilo Lampis e Nicoletta Pucci, portavoce di Sardegna chiama Sardegna, dichiarano:
«La Regione si opponga a questa decisione centralista e neoliberista del Governo. Non tiene conto delle peculiarità demografiche, linguistiche e insediative della Sardegna. E neanche della precarietà della rete viaria, degli alti tassi di dispersione scolastica implicita ed esplicita.
Le autonomie scolastiche passerebbero da 600 a 900 alunni. Si taglierebbero Dirigenti, DSGA e collaboratori scolastici. Questo implica un aumento delle mansioni da svolgere. Perfino un aumento delle distanze da percorrere per raggiungere plessi distantissimi.
In questo modo si minano la sostenibilità del lavoro e la qualità dell’offerta formativa. Tutto questo in un’isola attanagliata dalla spirale negativa dello spopolamento e dalla povertà educativa. Si continua a fare cassa sui territori più fragili, invece di potenziarli e sostenerli con investimenti.
Il Governo regionale si opponga in Conferenza Stato-Regioni. Deve rivendicare eccezioni per le aree con elevati indici di dispersione e peculiarità geografiche e insediative. Facendo anche valere la particolare condizione linguistica della Sardegna (vedi L. 482/99). In secondo luogo, si passi alla proposta. Con l’apertura di una discussione per una legge sarda. In particolare sull’istruzione e la formazione che applichi finalmente l’autonomia statutaria in materia.
La Sardegna ha bisogno di innalzare esponenzialmente il numero di diplomati e laureati. Questo aumentando le conoscenze e le competenze per accrescere la qualità del tessuto sociale, produttivo e anche democratico. Servono dei patti educativi di comunità per ampliare l’offerta formativa con il coinvolgimento del territorio. Serve una nuova legge regionale sul diritto allo studio con servizi di welfare studentesco all’avanguardia.
Infine, vogliamo una scuola che sappia offrire alle giovani generazioni saperi nuovi. Quindi che prevedano la lingua e la storia sarda nelle aule per far crescere i giovani plurilingue. E anche consapevoli dell’immensa ricchezza storica, antropologica e culturale della nostra terra».
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