Curiosa l’estate. È la stagione breve, anche se dura come tutte le altre se osservi il calendario. In fondo dura solo pochi giorni o al massimo qualche settimana, quando sei adulto. Di più – enormemente di più – se sei piccolo, da ragazzo o quando diventi adolescente. La linea di confine tra estate lunga e estate breve è la “notte prima degli esami”, tutt’al più ne trovi qualche scampolo dopo negli anni dell’università. Ma in quel caso è una conquista e non una certezza.
L’estate. Caldo-sole-mare, un tris perfetto (ma anche noia, talvolta, che arriva a scompaginare le carte). Estate che ti senti addosso, bellissima e crudele, con i suoi amori brevi ma infiniti, col vento caldo, quando ti chiedi “io vado al mare, voi che fate?” L’estate che scorre, prima che il vento si porti via tutto e che settembre porti a tutti una strana felicità. L’estate. Quella in cui è vietato non innamorarsi ancora. E dell’amore di una sera. L’estate.
Quando l’eternità è un battito di ciglia. L’estate. È stupenda ma dura poco. Poi diventa “un’estate fa”, e trascina via con sé anche il meglio delle favole. L’estate di John Wayne. L’estate consumata su una spiaggia solitaria, In bilico, sperando che potesse non finire mai. Come l’amore di una sera. E invece no.
Tutto finisce sempre così, col vento caldo di un’estate che va. O almeno così ce la raccontano le parole che danzano in equilibrio sulle note di chi canta. Perché per ogni spicchio d’estate c’è sempre una melodia che lo celebra. Stagione curiosa l’estate.
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