Tra le prime donne sindaca in Italia nel Dopoguerra insieme a Ninetta Bartoli, Margherita Sanna è stata una politica impegnata soprattutto nella lotta per l’emancipazione femminile.
La sua coscienza politica, maturata negli anni di insegnamento e rafforzata dall’esperienza del carcere, accompagnano la sua attività e i suoi progetti di prima cittadina.
Margherita Sanna: la storia
Margherita Sanna nasce a Orune il 13 febbraio del 1904 da una numerosa famiglia di pastori. È la terza di otto fratelli. Nel 1930, all’età di ventisei anni, consegue a Sassari il diploma in contabilità, che le consente di vincere poco dopo un concorso per un posto di lavoro in banca; quell’incarico, però, viene assegnato ad un uomo arrivato dopo di lei in graduatoria.
Margherita Sanna è ben consapevole dell’ingiustizia subìta ma non si perde d’animo e decide di seguire il suo sogno più grande: diventare un’insegnante. Così si reca a Cagliari e nel 1935 ottiene il diploma di maestra elementare; inizia finalmente la sua carriera lavorativa.
Nel 1939 è costretta, però, a iscriversi al Partito Nazionale Fascista per poter continuare a insegnare; la tessera del partito, infatti, è obbligatoria per tutti i dipendenti pubblici, nonostante la sua ferma contrarietà alle idee del regime. Margherita Sanna riteneva, infatti: “Ho sempre fermamente voluto che ognuno sia cosciente della propria autonomia di pensiero e sono convinta che dal confronto e dal dibattito nasca la democrazia”.
Il regime fascista e il carcere
Nonostante l’iscrizione forzata il Partito Nazionale Fascista non le lascia, comunque, tregua:
Margherita Sanna, infatti, è segnalata nel Dizionario biografico degli antifascisti Sardi come “appartenente al gruppo degli oppositori nuoresi”; per questo motivo viene arrestata e incarcerata per due mesi in una cella del carcere di Buoncammino a Cagliari.
Anche l’attività di insegnamento portata avanti da Margherita Sanna destava i sospetti del regime: è accusata di spionaggio a favore degli alleati inglesi perché conosceva molto bene la lingua. Ma la donna, nonostante tutto, continua ad esercitare la professione per conto della parrocchia e uscirà dal carcere proprio grazie all’attenzione ricevuta da parte di un alto prelato italiano.
E forse è proprio l’esperienza della reclusione che le fa acquisire una forte coscienza politica che la porterà, poi, ad essere la sindaca del suo paese.
L’elezione a sindaca di Orune
Margherita Sanna, militante nella Democrazia Cristiana, è eletta sindaca di Orune il 7 aprile del 1946, un mese dopo l’emanazione del decreto legislativo che consente la presenza delle donne come candidate alle elezioni.
È eletta per tre legislature e nel 1953 le viene assegnato il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica; tre anni dopo, nel 1956, è eletta consigliere provinciale, con l’incarico di Assessore all’assistenza per due legislature.
Margherita Sanna aveva molto a cuore la questione dell’emancipazione femminile e questo incarico le ha consentito di attuare una serie di misure necessarie a migliorare la condizione delle donne nel suo paese:
fa costruire un lavatoio municipale, per consentire alle donne di non allontanarsi troppo dalle loro case ed evitare così i pericoli delle montagne; fa costruire un ambulatorio pediatrico e un asilo.
La Sanna, infatti, pone grande attenzione anche alla condizione dei bambini:
“Voglio che imparino a leggere e a scrivere, voglio che trovino lavoro onesto, voglio che vivano la loro vita al servizio di Cristo nel servizio della comunità”.
I progetti
Numerosi e importanti sono i progetti realizzati dalla sindaca:
insieme a Ennio Delogu, sardista con la quale era stata ingiustamente arrestata e incarcerata dal regime fascista, realizza la prima società cooperativa di pastori della Sardegna, creando così nuove opportunità di lavoro per il territorio e non solo; costruisce le prime case popolari e si impegna in lavori di riforestazione; realizza il primo lotto del caseggiato scolastico Cuccuru ‘e Teti insieme alla mensa scolastica.
“Dal municipio uscì una donna dai capelli grigi, avvolta in uno scialle da contadina: era il sindaco di Orune”.
Margherita Sanna amministra con passione e dedizione il suo paese fino al 1966, quando è costretta alle dimissioni per motivi di salute; muore nel 1974 a Orune.
Il suo lavoro, il suo impegno e la sua personalità sono ricordati ancora oggi: il suo ritratto è presente nella “Sala delle donne”, inaugurata nel 2016 a Palazzo Montecitorio da Laura Boldrini; l’8 marzo 2022, in occasione della festa della donna, a lei e a Ninetta Bartoli, sindaca di Borutta eletta nel 1946, è dedicata un’aula della prima commissione del Consiglio regionale della Sardegna, “Autonomia ed enti locali”.
Carlo Levi, scrittore, pittore e antifascista italiano, rimase particolarmente colpito dalla figura di Margherita Sanna: di lei scrive nel libro di viaggio del 1964 “Tutto il miele è finito”:
“Dal municipio uscì una donna dai capelli grigi, avvolta in uno scialle da contadina: era il sindaco di Orune”.
Elena Elisa Campanella