Il settore dell’allevamento sardo tira un sospiro di sollievo per la decisione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo di escludere il comparto bovino dalla revisione della Direttiva 2010/75 sulle emissioni industriali (IED). Un cambio di rotta salutato con favore dalla Confederazione nazionale dei coltivatori diretti di Oristano che, da subito, aveva stigmatizzato l’intenzione di equiparare gli allevamenti alle attività industriali
“La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni – dichiara Giovanni Murru, presidente Coldiretti Oristano – va incontro alle richieste di Coldiretti. Per primi abbiamo denunciato l’assurdità di paragonare le stalle alle fabbriche, parlando di una vera e propria ‘norma ammazza stalle’.Senza l’esclusione dei bovini dalla normativa sulla riduzione delle emissioni, le imprese medio-piccole avrebbero patito ripercussioni negative.
Gli allevatori avrebbero dovuto infatti rispettare vincoli tecnici e affrontare costose pratiche burocratiche. Qualora si fosse prefigurato tale scenario, avremmo assistito alla riduzione delle imprese e, come effetto domino, allo spopolamento delle aree rurali, alla perdita di biodiversità e alla mancanza di presidio e di manutenzione dei territori”.
Per Emanuele Spanò, direttore Coldiretti Oristano, “la filiera bovina da latte è cruciale per il tessuto economico oristanese. Conta più di 180 aziende e circa 40.000 capi allevati.
Il cambio di rotta della Commissione Agricoltura va a riconoscere gli sforzi che i nostri allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende.
La norma ‘ammazza stalle’ avrebbe equiparato gli allevamenti, anche di piccole e medie dimensioni, alle attività industriali. Sarebbe stato ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa”.
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