Olbia e Nuoro, si parla di Diritti Umani ed emergono disparità e disaccordi
Talvolta le difficoltà personali del momento fanno dimenticare che i nostri padri sono stati costretti a cercare fortuna lontano da casa.
Continuano le iniziative dei volontari di Uniti per i Diritti Umani che si sono svolte nella mattinata di domenica 28 a Olbia e di martedì 30 maggio a Nuoro. Per la seconda settimana consecutiva hanno informato i cittadini sui 30 articoli della Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite.
I dibattiti che scaturiscono sono interessanti e spesso ricchi di spunti di riflessione. Tuttavia non è raro incontrare persone con le quali intavolare un discorso sui Diritti Umani non è semplice.
È la sfiducia il sentimento più frequente che emerge nell’affrontare un tema così delicato. “I Diritti Umani? Non esistono!”; “sono garantiti solo ai privilegiati!”; “noi semplici cittadini, da tempo ce li siamo dimenticati”, questi i commenti più frequenti.
Talvolta serpeggia una vena di disperato razzismo. Sentimento sconosciuto nella società sarda, da sempre riconosciuto come popolo di grande generosità e accoglienza. Non sono rari commenti come: “per dare accoglienza agli immigrati, tolgono i diritti a noi”; oppure: “prima noi, poi loro”. Dimenticando che in milioni scappano dalle loro terre a causa della assenza totale dei Diritti più fondamentali.
La storia dell’umanità si ripete. In questo momento migrano loro, così come nella seconda metà del secolo scorso siamo stati costretti a fare noi, migrando dal sud al nord in cerca di fortuna, subendo gli stessi commenti e trattamenti dai nostri stessi connazionali. Leggere i cartelli affissi sui portoni delle palazzine: “Non si affitta ai meridionali”, non era piacevole, per chi, partendo dal caldo sud, stava cercando un tetto dove ripararsi, nel rigido inverno del nord.
Se solo ricordassimo che i nostri padri e nonni hanno vissuto sulla loro pelle le stesse discriminazioni, probabilmente cambieremmo punto di vista e saremmo disponibili ad una maggiore acoglienza e benevolenza.
Ma qualcosa si può fare a riguardo. Ripartire dal contenuto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è l’unica condizione per cambiare le sorti di una società in declino e in carenza di valori umani.
Quei 30 Diritti Umani inalienabili devono essere la base di partenza per una rinascita sociale, in cui tutti possano rispecchiarsi. È necessario creare una società in cui il colore della pelle, la nazionalità, la cultura, il credo religioso o il ceto sociale, non siano una discriminante per sentirsi accettato, con gli stessi Diritti e Doveri, riconosciuti a tutti per il semplice fatto di appartenere alla stessa categoria degli Esseri Umani.
Non servono altre leggi o trattati tra stati. Sarebbe sufficiente che il buon senso prevalga sugli interessi economici e di supremazia; e che ognuno di noi facesse la sua parte nella propria vita quotidiana. In questo modo un nuovo mondo nascerebbe come d’incanto.
Il filosofo e umanitario L. Ron Hubbard, fondatore della religione di Scientology, invitava i suoi seguaci ad impegnarsi affinché “i Diritti Umani siano resi una realtà e non un sogno idealistico”. Seguendo i consigli del loro fondatore i volontari di Uniti per i Diritti Umani e della Chiesa di Scientology, sono consapevoli che il cammino da fare, prima che quel sogno si realizzi, è ancora lungo e non privo di ostacoli. Per questo continueranno a promuovere e far valere quei diritti per cui i nostri padri hanno lottato. Nella speranza che quel sacrificio non sia reso vano da banali e miopi interessi di bottega.
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