Ieri 9 maggio l’udienza a Mansura, città sul delta del Nilo in Egitto, contro Patrick Zaki.
Accusato di aver diffuso false notizie sul governo egiziano, il giudice del processo non si è presentato in aula. Il giudice sostituto, non essendo responsabile del caso, ha rinviato l’udienza al 18 luglio.
Quindi, al ricercatore attivista per i Diritti Umani è stata nuovamente negata la possibilità di arrivare a giudizio.
Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, dichiara che si tratta di “disprezzo dei magistrati egiziani per i Diritti Umani” e che “siamo di fronte a una persecuzione crudele”.
Sono sette anni di supplizio per il giovane attivista e studente dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Ha vissuto incarcerato per ventidue mesi, ma ancora sotto processo da sedici.
La precedente udienza di febbraio aveva dato alla sua difesa e al mondo civile una piccola speranza. Nonostante tutte le complessità del caso, si era riusciti ad esporre le proprie ragioni. Ma oggi è calata di nuovo l’oscurità sulla vittima innocente di questa ingiusta persecuzione giudiziaria.
L’udienza di ieri è durata meno di due minuti. Il tempo necessario per consegnare al magistrato sostituto gli atti della difesa.
Ricordiamo in breve la storia di Patrick Zaky.
Dottorando dell’Alma Mater di Bologna, è stato arrestato dalle autorità egiziane il 7 febbraio 2020 all’aeroporto del Cairo, al rientro dall’Italia. Il motivo risale ad alcuni post su Facebook relativi a due anni prima. Nei post in questione sosteneva i diritti di tutte le minoranze oppresse.
Per tale ragione è stato accusato di essere terrorista. E anche di diffondere notizie false sui social con lo scopo di minare l’ordine sociale e la sicurezza pubblica. Accusato inoltre di istigazione alla violenza e di incitamento alla protesta per il rovesciamento dello Stato.
La sua vita e il suo impegno civile narrano infatti una storia fatta di studio e ricerca, battaglie per i diritti umani e civili, perseguimento di Libertà.
La sua passione civica non è avulsa dalle dinamiche storiche e politiche del suo Paese. Patrick ha vissuto in pieno la violenza della rivoluzione egiziana nel 2011 e ha conosciuto la ferocia dei governi che autorizzavano massacri.
Si laurea in Farmacia alla German University del Cairo, nel 2017. Poco dopo, in un clima ancora di terrore e paura, è entrato a far parte dell’EIPR (Egyptian Initiative for Personal Right). Conosciuta come una delle maggiori associazioni egiziane in difesa dei diritti dell’uomo.
Grazie al progetto Erasmus Mundus dell’Unione Europea è arrivato poi nel nostro Paese. Si iscrive per un master a Bologna in Studi di genere e sulle donne. Ritornato al Cairo però, tre anni fa, per una breve vacanza è iniziato un calvario che ha segnato profondamente la sua vita e ha scosso e mobilitato tantissime istituzioni, le università. E anche le associazioni di volontariato, politici, studenti e comuni cittadini.
Alla vigilia dell’udienza di ieri, poi rinviata, e nelle ore successive per le strade di Bologna è partita una manifestazione organizzata in Piazza Nettuno da Amnesty International. Ha visto la partecipazione dell’Università e il Comune di Bologna con varie associazioni e artisti. Tutti hanno espresso il bisogno urgente di sostenere il ragazzo. Diventato ormai simbolo di una generazione, Zaki, è sotto processo presso una Corte della Sicurezza dello Stato Egiziano per reati inesistenti.
Il 16 giugno Patrick compirà 32 anni, a luglio dovrebbe discutere la tesi di Master all’Università di Bologna. Ma tra i due anni in cella e le lungaggini processuali è ancora cristallizzato in questa penosa vicenda di violazione dei Diritti Umani.
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina “Diritti Umani” continua ad esprimere vicinanza e solidarietà verso il giovane attivista. Giovane che ha speso parte della sua vita a difendere le minoranze calpestate e dimenticate. In linea anche con diverse università italiane come quella di Bologna, Teramo, Roma e tante altre. Tutte sostengono il diritto allo studio del dottorando egiziano insieme ad Amnesty International.
La Regione Emilia Romagna con Emma Petitti, Presidente dell’Assemblea Legislativa, chiede a tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado di aderire a una grande mobilitazione generale per i Diritti Umani. Il CNDDU si fa portavoce si questa mobilitazione da adesso fino alla vigilia dell’udienza fissata al 18 luglio.
Lo scopo è che la storia di Patrick Zaki possa trascinare tutta l’Europa nel diritto comune. La stessa Europa, che con il suo progetto HERMES, ha permesso al ragazzo di poter studiare e formarsi come tutti gli uomini che anelano alla Libertà.
Per tale ragione il giorno 18 di ogni mese, da maggio a luglio, il CNDDU ricorderà la storia di Patrick. Ricorderà anche la data del processo per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Il tutto sperando davvero che il 18 luglio sia il giorno della definitiva liberazione di questo giovane che non ha commesso alcun reato.
Le scuole che vorranno collaborare alla mobilitazione generale per i Diritti Umani in difesa dell’attivista egiziano potranno inviare una mail al CNDDU con la scritta:
“La nostra scuola tutela i Diritti Umani: Patrick Zaky Libero!”.
Il CNDDU si occuperà di pubblicare l’elenco delle scuole italiane partecipanti.
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