E proprio per continuare quest’opera di diffusione di buone pratiche a difesa della vita delle api, Campagna Amica Oristano, in occasione della Giornata Internazionale delle Api, organizza oggi sabato 20 maggio, all’interno del suo mercato settimanale nel Piazzale San Martino, c’è stata una iniziativa di sensibilizzazione per contrastare la diffusione costante del problema che colpisce questi importanti insetti impollinatori.
“Le api sono oggetto di una grave minaccia e con loro anche il ruolo che hanno come strumento di garanzia per il futuro dell’umanità – sottolinea il presidente di Coldiretti Oristano, Giovanni Murru – la loro operosità oltre che strumento di garanzia e tutela del lavoro, attività e salute dei cittadini può essere accostata alle istituzioni che tutelano e garantiscono il rispetto dell’ordine pubblico, quello ambientale, la salute dei cittadini in momenti di particolare criticità – continua Murru – per questo, all’appuntamento di Campagna Amica abbiamo voluto coinvolgere le forze di Polizia, i Carabinieri, la Forestale, i Vigili del fuoco che rappresentano un punto di riferimento per la comunità e, come le api, costituiscono uno strumento di garanzia e operosità nell’ecosistema umano”.
Come aveva sottolineato Coldiretti nell’ultima analisi condotta in occasione di Apimell, la più importante Mostra Mercato Internazionale specializzata nel settore apicoltura, su dati Osservatorio nazionale miele, l’Italia ha dovuto dire addio a quasi 1 vasetto di miele su 4 (23%) rispetto a poco più di un decennio fa con una raccolta che nell’ultimo anno, a livello nazionale, è stata di circa 23 milioni di chili condizionata da siccità ed eventi estremi che hanno causato oltre 6 miliardi di euro di danni all’agricoltura italiana”.
“I cambiamenti climatici rappresentano uno dei problemi più gravi per la sopravvivenza delle api – sottolinea Emanuele Spanò, direttore di Coldiretti Oristano – il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato prima con temperature medie superiori di quasi un grado e con precipitazioni crollate del 30% rispetto alla media rilevata tra il 1991 e il 2020 (elaborazioni Coldiretti su banca dati Isac Cnr) e questo andamento – conclude Spanò – si sta confermando anche nei primi mesi di quest’anno. Ecco perché è necessario continuare a tenere molto alta l’attenzione e porre i giusti rimedi”.
Il freddo anomalo fuori stagione dopo la lunga siccità colpisce gli alveari e taglia i raccolti di miele in primavera con una perdita di produzione dei mesi di aprile e maggio 2023 pari anche dell’80% rispetto alla scorsa stagione. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti secondo l’Osservatorio miele in occasione della giornata mondiale delle api che fanno i conti con i danni provocati dall’ondata di maltempo che ha praticamente azzerato il raccolto di miele nei quasi 45mila alveari della Romagna curati da circa 1800 apicoltori.
Le bufere di pioggia e vento e il crollo delle temperature in diverse parti d’Italia, hanno impedito alle api di volare e danneggiato i fiori facendo crollare le produzioni dopo che – sottolinea la Coldiretti – nel 2022 a livello nazionale sono stati raccolti 23 milioni di chili di miele grazie 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila pastori delle api dalla Lombardia alla Puglia, dalla Emilia Romagna alla Toscana fino alla Campania.
In pratica già lo scorso anno l’Italia – continua la Coldiretti – ha detto addio a quasi 1 vasetto di miele su 4 (23%) rispetto a poco più di un decennio fa. Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti — sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che quelle domestiche e quelle selvatiche sono responsabili del 70% della riproduzione di tutte le specie vegetali, sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. Infatti – prosegue Coldiretti – ben 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Il ruolo insostituibile svolto da questo insetto è confermato da Albert Einstein che sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Il calo delle produzioni ha lasciato spazio alle importazioni dall’estero che nel 2022 sono cresciute del +12% per un quantitativo di oltre 26,5 milioni di chili, provenienti anche da Paesi che non sempre brillano per trasparenza e sicurezza alimentare. Non è un caso, infatti, che – sottolinea Coldiretti – fra i campioni di miele importati nella UE fra il 2021 e il 2022, quasi 1 su 2 (46%) sia sospettato adulterazione, secondo l’indagine “From the hives” del Centro Comune di Ricerca (Ccr) della Commissione europea. Il numero assoluto più alto viene fatto registrare dalla Cina (74%), con la Turchia che ha la percentuale relativa maggiore di campioni sospetti (93%) mentre il Regno Unito ha registrato un tasso campioni dubbi ancora più elevato (100%), probabilmente perchè si tratta di miele prodotto in altri paesi e ulteriormente miscelato prima di essere rispedito in Europa. Uno scenario preoccupante in cui – sottolinea Coldiretti – l’Italia ha importato dall’estero oltre 26,5 milioni di chili di miele nel 2022, con gli arrivi dalla Turchia cresciuti del +146%, dalla Cina del +66%, dalla Romania del +134% e dall’Ucraina del +83%.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
In Italia – conclude la Coldiretti – si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà da quelli Dop come il Miele della Lunigiana, e il Miele delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.