Mercoledì (14 giugno, ore 16.30) alla MEM di Cagliari la presentazione del volume «Antonio Lara. Il più grande maestro di launeddas del XX secolo?». Un nuovo prezioso tassello all’ultratrentennale lavoro di documentazione dell’associazione Iscandula sullo strumento simbolo della musica della Sardegna.
«Antonio Lara. Il più grande maestro di launeddas del XX secolo?» Si intitola così la nuova pubblicazione con cui Iscandula, l’associazione culturale fondata e diretta da Dante Olianas, aggiunge un ulteriore, prezioso tassello al suo ultratrentennale lavoro di documentazione sullo strumento simbolo della musica della Sardegna. L’opera si basa su preziosi scritti, documenti visivi e sonori nati dal fortunato incontro tra Antonio Lara (Villaputzu, 1886-1979) e Andreas Fridolin Weis Bentzon, l’antropologo danese (scomparso nel 1971, appena trentacinquenne) che tra la fine degli anni Cinquanta e metà dei Sessanta viaggiò a più riprese nell’Isola per studiare sul campo, dal Sarrabus all’Oristanese, i maestri e i costruttori delle launeddas.
Il risultato di quell’incontro è ora raccolto nel volume bilingue (italiano e inglese) pubblicato da Iscandula, che contiene la scheda biografica di Antonio Lara redatta da Bentzon, le sue fotografie in bianco e nero che ritraggono il suonatore in diversi contesti familiari e professionali e, raccolte in un cd allegato al libro, novanta registrazioni sonore inedite, realizzate da Bentzon tra il 1958-1965; altro materiale finora inedito dello studioso danese, che ci permette di capire quanto accurato fosse il suo modo di fare ricerca; già da quando era appena ventiduenne, sono le copie anastatiche delle schede che accompagnano ogni brano registrato con i commenti tecnici sull’esecuzione; e sulla disponibilità del suonatore a “donare” il suo repertorio.
Il risultato di quell’incontro è ora raccolto nel volume bilingue (italiano e inglese) pubblicato da Iscandula, che contiene la scheda biografica di Antonio Lara redatta da Bentzon, le sue fotografie in bianco e nero che ritraggono il suonatore in diversi contesti familiari e professionali e, raccolte in un cd allegato al libro, novanta registrazioni sonore inedite, realizzate da Bentzon tra il 1958-1965; altro materiale finora inedito dello studioso danese, che ci permette di capire quanto accurato fosse il suo modo di fare ricerca; già da quando era appena ventiduenne, sono le copie anastatiche delle schede che accompagnano ogni brano registrato con i commenti tecnici sull’esecuzione; e sulla disponibilità del suonatore a “donare” il suo repertorio.
Le foto
Molto importante la sezione fotografica dedicata agli strumenti, tutti realizzati da Lara, che fanno parte della collezione privata di Bentzon donata a Iscandula intorno al 2010: tra questi figurano anche i sei “tumbus” che il costruttore e suonatore di Villaputzu realizzò per gli esperimenti del grande jazzista americano Roland Rahsaam Kirk, che negli anni ’60 abitava a Copenhagen ed era amico di Bentzon.
L’edizione
I contributi degli studiosi Alberto Bevilacqua, Eva Garau, Pitano Perra e Fabio Usala aiutano il lettore a comprendere meglio il valore delle testimonianze raccolte nel volume; e l’importanza del maestro Antonio Lara nel panorama delle launeddas nel ventesimo secolo.
Questo studio mette in evidenza ancora una volta l’importanza cruciale del lavoro di Bentzon per la rinascita e per la salvaguardia delle launeddas. Senza il suo intervento, oggi molto probabilmente le launeddas sarebbero ridotte ad oggetto museale o a mero strumento folcloristico.
Questo studio mette in evidenza ancora una volta l’importanza cruciale del lavoro di Bentzon per la rinascita e per la salvaguardia delle launeddas. Senza il suo intervento, oggi molto probabilmente le launeddas sarebbero ridotte ad oggetto museale o a mero strumento folcloristico.