Alti costi produzione e remunerazione bassa, per i produttori una perdita di decine di milioni di euro
Il grano della Sardegna è a rischio estinzione e i produttori sono già in crisi. La campagna 2023 presenta già una situazione critica, considerati i costi di produzione ancora alle stelle e le liquidazioni agli agricoltori, finora tenute nascoste, che restano ben al di sotto dei costi di produzione, soprattutto per una campagna di semina che anche quest’anno presenta costi elevatissimi.
Coldiretti Cagliari: grano sardo a rischio estinzione, nel 2023 situazione già critica
Costi
Secondo una stima di Coldiretti Sardegna, a incidere continuano a essere costi di produzione che restano alle stelle, tra i 1.100 e 1.200 euro a ettaro, considerando tutto il necessario per i produttori come, tra gli altri, concimazioni e gasolio, ai massimi storici. A tutto questo si aggiunge anche una remunerazione che resta molto bassa, circa 30 euro a quintale (se la qualità del grano resta alta). Con una resa di 30 quintali a ettaro (di media), dunque e a fronte proprio dei 1.200 euro di costi il ricavo arriva a 900 euro; e, in questo, i cerealicoltori sardi perdono circa 300 euro a quintale, che tradotto su scala regionale vuol dire ricavi inferiori per decine di milioni di euro.
I numeri
In questo panorama, secondo una elaborazione di Coldiretti Sardegna su dati Istat, nel 2022 le superfici coltivate in Sardegna sul grano duro hanno toccato quota 29.200 ettari con una produzione di 693 mila quintali. Su base nazionale, inoltre, il Sud e le Isole (Sardegna compresa, dunque), trainano con il 75% della quota di superfici coltivate e 65% della produzione nazionale (Elaborazione su dati Ismea). Nella campagna 2021-22, poi, il prezzo medio della granella di frumento duro, su base nazionale, ha raggiunto 473 euro a tonnellata; in aumento del 73,5% rispetto al 2020-21.
Importazioni
Ma la produzione isolana continua a fare i conti con importazioni sempre più elevate. Sempre in base a un rilevamento Coldiretti Sardegna nel 2023 sono sbarcate nei porti sardi 500 mila tonnellate di granaglie tra grano, mais e orzo (il transito maggiore sul porto di Oristano 470 mila tonnellate) e 190 mila tonnellate complessive di mangimi tra cui soia e legumi. La provenienza maggiore delle navi su questo tipo di prodotti è arrivata per la maggior parte dalla Francia, a seguire da Canada, Ucraina e Russia.
Coldiretti
“Stiamo affrontando una vera e propria emergenza del grano in Sardegna che potrebbe costare la stessa sopravvivenza delle imprese isolane –
dicono il presidente e direttore di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Saba –
costi così alti di produzione a fronte di ricavi nettamente inferiori stanno mettendo in ginocchio l’intero settore. Senza una immediata inversione di tendenza c’è il concreto rischio di vedere cancellato totalmente il comparto cerealicolo in pochissimi anni –
concludono – se è vero che a influire è sempre più la speculazione in atto del mercato, dall’latr, serve che anche il settore pubblico sostenga il comparto”.
Filiera
Tra le possibili azioni di supporto c’è quella alle filiere e la Sardegna può contare sul progetto “Solo Sardo”.
“Questa esperienza dimostra che c’è la possibilità di sostenere i nostri produttori primari – sottolinea Marco Locci, presidente della Cooperativa Isola Sarda –
grazie a questa filiera si integra il prezzo per gli agricoltori con accordi che garantiscono almeno che non si vada sotto il costo di produzione in caso di annate difficili – conclude –
ma anche queste buone pratiche hanno bisogno di un supporto per continuare a creare benefici”.