Oggi la blogger e critica d’arte Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus su Antonio Pagano, in arte Anto Paga. È possibile visionare il profilo Instagram del quasi ventottenne cliccando su https://instagram.com/antopagaofficial?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
La critica d’arte Giulia Quaranta Provenzano ci spiega il blu che ha scorto nel cantante Anto Paga
In più di dieci anni quale podcaster e collaboratrice giornalista per più d’una testata cartacea ed online, mi è spesso capitato di intervistare artisti ed imprenditori di tanti differenti settori e ieri –
nel box domande che ho postato sul mio Instagram (clicca qui https://instagram.com/giuliaquarantaprovenzano?igshid=NGExMmI2YTkyZg==) –
mi è stato chiesto se vi è qualche cantante che mi ha particolarmente colpita.
Quando scrivo un articolo, –
per non incorrere in sostituzioni e diversi riposizionamenti di termini alteranti il significato conscio e inconscio di quello che l’intervistato mi espone, –
prediligo farlo sotto forma di intervista. E quando redigo una critica d’arte, volendo io evitare strumentalizzazioni e pericolose distorsioni rispetto all’impianto strutturale dell’opera in questione, applico il Metodo Mascialino. Tale suddetto Metodo Spaziale mi consente infatti di analizzare gli elaborati attraverso un’esegesi non arbitraria dell’arte appunto.
Anto Paga
Ecco quindi che ci tengo a sottolineare che, a prescindere dal fatto che personalmente mi piace moltissimo la personalità e il mondo interiore di Anto Paga (e che ci trovo altrettante moltissime affinità – e immagino, persino, non poche complementarietà – con la sottoscritta), oggi e ogni volta che leggerete qualcosa che ha la mia firma su di lui non è e non sarà mai il frutto derivante da un gusto soggettivo e tanto meno, perciò, in veste di fan. Sono non a caso, fino ad argomentata prova contraria, immancabilmente obiettiva se e quando mi espongo; ciò che esce dalla mia bocca è e sarà sempre un’affermazione professionale… ché ciò che risultasse soggettivo ed eventualmente attinente ad un ambito privato, in base a quella che è la mia mentalità, deve comunque rimanere tale!
Premesso ciò, sì: non mi dispiace affatto che non ci sia alcuna discrepanza tra quella che è la persona Antonio Pagano e quello che è l’artista Anto Paga; in quanto l’autenticità e la sincerità sono alcune delle rare specificità che più apprezzo negli esseri umani; e che la verità profonda e il cosiddetto nucleo caldo di qualcuno rifletta larga parte di ciò che apprezzo in massimo grado lavorativamente e no non può non essere meraviglioso quanto straordinario e il top di desiderabilità.
Ordunque, qual è una delle caratteristiche del cantante lombardo?
È una qual sorta di aura blu, peculiare di chi –
nonostante, in un determinato momento, si possa sentire perso o confuso –
trova sempre il modo per rimanere centrato ed è profondamente intuitivo e capace di amare incondizionatamente. A testimonianza dell’ultima mia presente dichiarazione, si ascolti ad esempio la canzone “Sei Tu” [clicca qui https://youtu.be/Un9N8aaVcvo] e “Farfalla” [clicca qui https://youtu.be/k5RpvfGEQPE].
Aura dall’azzurro al blu che sono le gradazioni di colore associate al pianeta scuro, freddo e attraversato da venti supersonici che spazzano via qualunque cosa, Nettuno… Nettuno, composto di (paziente e instancabile nello scavare e nella, capillare, capacità di muoversi in spazi molto ristretti e ovunque) acqua e (molto infiammabile) metano che si fonde con essa, che è per l’appunto d’un intenso blu e che è invisibile ad occhio nudo dalla Terra parimenti alla (non per tutte le persone) immediata visibilità dei tratti dominanti del quasi ventottenne che – per quel suo pudore e quella sua introspettività di fondo – è malinconico e però anche proporzionalmente e inequivocabilmente passionale se ne sanno ascoltare i silenzi pieni di emozioni, sentimenti e pensieri e se se ne riescono a far vibrare, con dolcezza, le sensibili corde.
Introspettività, malinconia e passione
Anto Paga inoltre, similmente altresì al dio della religione romana Nettuno, è capace di avere accesso e penetrare nelle profondità marine dell’ancora non portato a consapevolezza poiché –
in nome della sua introversa razionalità, chiamata in causa soprattutto quando la delusione e il dolore quasi lo fanno affondare (se non decidesse, infine, di lasciare spazio e sfiato alle ragioni nel petto e ciò nella Musica… Musica che sublima l’amata, cristallizzandone nell’infinito dell’arte i felici e più cari ricordi, ed è a sua volta amata in quanto realizzatrice dell’appena adesso illustrato) –
tende sovente a navigare il proprio inconscio e sa pertanto così rendere trasparente le motivazioni del cuore. Motivazioni del cuore che appaiono invece illusioni a coloro i quali non riescono a emergere dall’acqua proprio dell’inconscio e non sanno governare i punti più sottili dell’anima o universo interiore spesso rimosso o “dimenticato”, che dir si voglia.
Che cos’altro si può aggiungere a proposito del giovane uomo?
Qui mi sento di “non mettere altra carne sul fuoco” ma piuttosto, in sintesi, di ri-evidenziare che Anto Paga scende negli imi abissi marini –
indagando le profondità della sua anima in relazione a quella altrui e viceversa –
per scoprirne i sentimenti e prenderne coscienza… e, come l’imprevedibile quanto mutevole e fecondatore divinità col tridente, recuperare le emozioni nel susseguirsi evolutivo della loro dimensione temporale passato-presente-futuro e nei loro tre momenti principali che scandiscono l’esistenza in nascita-vita-morte ma anche secondo le tre componenti dell’essere ossia corpo-mente-spirito che soltanto nella già menzionata arte vivono e conoscono l’assoluto.