La Sardegna è un’isola ricca di storia e di testimonianze del passato. Attraverso i reperti archeologici che ogni anno vengono ritrovati è possibile ricostruire la storia della regione, dalle prime civiltà preistoriche sino ad arrivare all’epoca medievale. Uno dei mezzi utilizzati dagli archeologi per il ritrovamento dei reperti è il metal detector. Questo strumento funziona grazie alla ricerca di campi magnetici ed è fondamentale per individuare oggetti metallici sepolti nel terreno.
La statua di bronzo di Siddi
Tra i possibili reperti che si possono scoprire con attrezzature come il metal detector, ci sono le opere decorative in metallo. Uno tra i più importanti ritrovamenti scoperti nell’isola con l’impiego di questo dispositivo, infatti, è la statua di bronzo di Siddi, risalente al III secolo a.C. Si tratta di una figura femminile dall’altezza di circa 55 cm che rappresenta una divinità. La statua, scoperta da un gruppo di archeologi dell’Università di Sassari, si trovava nascosta in un sepolcro.
Le tecniche per trovare le tracce del passato
Esistono altre tecniche per individuare tracce del passato sepolte nel terreno, come ad esempio le foto aeree, che permettono di individuare in maniera precisa la presenza di insediamenti umani nel territorio. Le immagini ottenute sono in grado di rivelare la presenza di fossati, mura, strade e altri segni della presenza umana anche se questi sono stati nascosti da una folta vegetazione. Le analisi geologiche, poi, sono utili per individuare la presenza di caverne oppure altre formazioni naturali che potrebbero essere state utilizzate in antichità dall’uomo come luoghi di culto oppure come rifugi.
I ritrovamenti più importanti
Tra i simboli più noti della Sardegna ci sono i nuraghi, antichi monumenti megalitici costruiti tra il II e il I millennio a.C. Queste strutture si stagliano maestose e hanno resistito a qualsiasi attacco atmosferico nei secoli. Si ritiene che queste costruzioni fossero torri di difesa oppure luoghi di culto, sono ancora fonte di studio. Uno dei più rinomati è il Nuraghe di Su Nuraxi, nei pressi di Barumini, patrimonio UNESCO dal 1997.
Le Domus de Janas ossia case delle fate, sono delle tombe preistoriche scavate nella roccia. Spesso venivano decorate con incisioni e affreschi e sono molto interessanti da vedere. Nell’isola se ne contano più di 2000, tra le più importanti ci sono le Domus de Janas di Montessu e quelle di Anghelu Ruju famose per la loro bellezza.
Un altro importante ritrovamento archeologico è quello dei Bronzi di Tharros, la città di origine fenicio-punica. Queste statue raffigurano delle divinità protettrici e sono di eccezionale pregio artistico; rappresentano, infatti, uno dei pochi esempi di arte punica arrivato ai giorni nostri.
Le Tombe dei Giganti, infine, sono dei monumenti funerari preistorici risalenti al periodo nuragico. Si tratta di strutture monumentali realizzate con grandi blocchi di pietra disposti a semicerchio e in posizione inclinata. Tra le tombe meglio conservate ci sono quella di Sa Domu e S’Orcu nella zona di Villanovaforru, e quella di S’Ena e Thomes ad Olbia.
I reperti archeologici che si trovano in Sardegna, quindi, sono sempre stati al centro dell’attenzione scientifica e dei media, e costituiscono un patrimonio culturale che non ha eguali.