Arianna Porcelli Safonov – DOMANI (sabato 22 luglio) h 20 a Nora con “Fiabafobia” per il XLI Festival La Notte dei Poeti
Focus sulle paure contemporanee con “Fiabafobia” di e con Arianna Porcelli Safonov (produzione Mismaonda) in cartellone DOMANI (sabato 22 luglio) alle 20 al Teatro Romano di Nora (Pula) per la XLI edizione del Festival “La Notte dei Poeti” organizzato dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Pula e con il contributo della Fondazione di Sardegna.Un ironico monologo incentrato sull’insorgere e il diffondersi di giustificati (e ingiustificati) timori alle soglie del Terzo Millennio, spesso amplificati dai mass media, che mettono l’accento su pericoli e insidie nascosti nelle pieghe del quotidiano, quasi risvegliando terrori ancestrali e trasformando l’esistenza in una sorta di campo minato, dove ogni gesto apparentemente innocuo può scatenare la catastrofe.
Arianna Porcelli Safonov – DOMANI (sabato 22 luglio) h 20 a Nora con “Fiabafobia” per il XLI Festival La Notte dei Poeti
La fobia (dal greco φόβος) è una paura irrazionale, per lo più immotivata, generata dall’inconscio, che induce a reazioni sproporzionate di fronte a oggetti e situazioni, dall’angoscia al desiderio di fuga: Arianna Porcelli Safonov indaga le origini e le manifestazioni di un fenomeno sempre più frequente, come il dilagare di un sentimento di ansia di fronte alle incognite del futuro. L’intera umanità vive sull’orlo di una catastrofe, l’inquinamento e i cambiamenti climatici rischiano di compromettere la sopravvivenza della specie sul pianeta, si sfiora pericolosamente l’eventualità di un conflitto con armi nucleari, eppure paradossalmente, ma non troppo, a suscitare apprensione sono sovente minacce apparentemente molto meno gravi, e estremamente “soggettive”, come se si preferisse distogliere l’attenzione dall’ipotesi di una fine imminente.
La paura – alla radice indoeuropea “pat-“ che significa letteralmente “percuotere” e in senso figurato “incutere timore”, “atterrire” – è una delle emozioni primarie, presente in tutte le culture, a tutte le latitudini, e scaturisce dalla necessità di riconoscere l’esistenza di un pericolo e di mettere in atto delle strategie per porsi in salvo: una risorsa fondamentale, fin dalla preistoria, quando i primi esemplari della specie si ritrovavano in un ambiente ostile, potenziali vittime di animati predatori, esposti alla furia degli elementi.
Fin dall’infanzia, con le fiabe, si cerca di insegnare ai piccoli a stare in guardia contro i pericoli, non più bestie feroci (salvo quelle in forma umana, l’equivalente degli antichi orchi) ma automobili che sfrecciano veloci per le strade, fuochi che divampano se si gioca con i fiammiferi, scosse elettriche se si tratta con troppa confidenza la corrente elettrica, salti troppo alti e oggetti contundenti, affilati o acuminati, giochi troppo violenti o cibi troppo freddi o troppo caldi… e poi la notte, perché è più facile perdersi nel buio (e infatti ben presto le tenebre di popolano di mostri).
Un monito contro l’imponderabile, per cercare di difendere i cuccioli della specie e proteggere la loro innocenza, tenendoli lontani dal male nelle sue varie forme: troppo ingenui e fiduciosi, bambine e bambini, per riconoscere le insidie, troppo facile ingannarli o ammaliarli, ferirli nel profondo, lasciando segni indelebili sull’anima. Un’esortazione alla prudenza e all’attenzione che non basta però a fermare le pallottole o le bombe “intelligenti”, che non cancella le carestie e la fame, che non impedisce al mare di richiudersi su quei corpi fragili e minuscoli in caso di naufragio, che non cura le ferite visibili e neppure quelle invisibili, impresse nella memoria, non garantisce salvezza nelle guerre come negli esodi contemporanei, e neppure cancella l’orrore dallo sguardo dei sopravvissuti.
Racconta Arianna Porcelli Safonov
Nel mondo globalizzato, travolti da fiumi di informazioni, in cui è difficile discernere il vero dal falso, nascono sempre nuovi timori, e nuove fobie: «Siamo passati dal “Non abbiate paura” di Giovanni Paolo II al “Restate a casa” in un batter d’occhio, da “Andrà tutto bene” alla vigile attesa. Sin dai tempi dell’Uomo Nero, ogni anno viene prodotto un nuovo soggetto che dovrà farcela fare sotto» – racconta Arianna Porcelli Safonov –.
«Quando ero piccola si doveva aver paura di Chernobyl, poi c’è stata la Mucca Pazza, l’arsenico nell’acqua, i testimoni di Geova. Poi sono arrivati i musulmani e dopo il 2001 se vedevi un arabo che avesse fatto la sciagurata scelta di comprarsi una cartella Invicta, eri in grado di allontanarti con un record da far piangere Usain Bolt (record mondiale 100 metri ndr). Dopodiché sono arrivati gli immigrati ma ora non se li fila più nessuno perché ci sono il virus, la peste suina e, se non bastasse, una bella guerra».
Una sorta di vertigine di fronte all’abisso, di attrazione fatale, forse, per il sottile piacere del brivido, simile a quello suscitato dai films horror che ancora riempiono le sale (molto apprezzati dagli adolescenti, ormai forse troppo disincantati per lasciarsi coinvolgere e quindi attratti più dagli effetti speciali e da un certo gusto per lo splatter), come se lo spavento contenesse una valenza positiva, una scossa salutare contro la monotonia dell’esistenza, sembra indurre gli esseri umani a cercare di riprovare quella sensazione, a identificare i nuovi pericoli e i nuovi mostri, tanto da non accontentarsi più delle notizie sulla stampa, alla radio e in televisione. «Non ci bastano le paurose proposte dai suggeritori mediatici: vogliamo di più!» – spiega Arianna Porcelli Safonov –.
«Ed anche grazie al clima di terrore mondiale ci spertichiamo in fobie personalizzate che ci percuotono con mille bastoni: dai serpenti, ai ragni, all’aereo, alle malattie veneree, ai batteri di ogni tipo che potrebbero aggredirci al tavolino del bar, dalla fobia degli uomini e delle donne con cui potremmo riprodurci a quella dell’acqua alta e molto altro di pauroso e di ridicolo che viene giustificato con “Scusa, è che c’ho la fobia!”».
“Fiabafobia”
“Fiabafobia” è un viaggio tra antiche e soprattutto moderne paure, in un’epoca in cui il terrore è strumento di controllo, funzionale al potere e l’individuazione di potenziali pericoli e ipotetici nemici permette di distogliere l’attenzione dalle crisi politiche e economiche, mentre lo stato di emergenza giustifica misure drastiche e limitazioni della libertà personale, come dimostra quanto è accaduto durante la recente pandemia. Un divertissement che attraverso le armi potenti e demistificanti dell’ironia e della satira offre l’opportunità di confrontarsi con ciò che sgomenta e inquieta, con i propri timori più irragionevoli e infondati, e magari di riconoscere e riconoscersi in quelli degli altri, di ritrovare una corrispondenza tra le diverse sensibilità, e fragilità: “Fiabafobia” si dipana attraverso una serie di racconti emblematici «che indagano sulle fobie che accompagnano la nostra persona, a volte per tutta la vita, a volte più dei parenti», è una pièce originale che riesce a far ridere e pensare. «Sperando» – aggiunge Arianna Porcelli Safonov –. «che non ci sia nessuno che abbia paura di ridere e di pensare».
L’autrice
Arianna Porcelli Safonov è nata a Roma da papà russo e mamma ligure ed è laureata in Lettere e Filosofia con indirizzo storia del costume. Ha vissuto a New York e a Madrid e ha lavorato per dieci anni nell’organizzazione di eventi internazionali, viaggiando con le produzioni fino al 2010, quando ha deciso di lasciare la sua professione di project manager per dedicarsi full-time alla scrittura.
Da qui le collaborazioni con alcune compagnie di teatro contemporaneo e l’apertura del blog di racconti umoristici Madame Pipì. Nel 2014, rientrata in Italia, ha pubblicato il suo primo libro per Fazi Editore, “Fottuta Campagna”, frutto dell’esperienza vissuta in solitaria sugli Appennini tra Lombardia e Liguria. Dal 2015 è in tour con diversi progetti di satira e critica umoristica al costume sociale italiano: “Piaghe”, il “Rìding Tristocomico”, “Diritto civile e altre parolacce”, “Cibo, vino e altri castighi sociali”. Nel 2017 ha pubblicato il libro “Storie di Matti” (Fazi Editore). Nello stesso anno ha partecipato come autrice ad uno degli eventi più innovativi nel campo delle idee di valore per il futuro: TEDxBologna e nel 2019 al TEDxFoggia. Collabora con l’Università di Pavia con una masterclass dedicata ai metodi di applicazione della tecnica d’improvvisazione manageriale. Dal Novembre 2020 è protagonista su laeffe, la tv di Feltrinelli, del nuovo programma “Scappo dalla città”.
XLI FESTIVAL “LA NOTTE DEI POETI” – PROSSIMI APPUNTAMENTI
Il XLI Festival “La Notte dei Poeti” organizzato dal CeDAC Sardegna al Teatro Romano di Nora ospita un viaggio sulla giostra delle umane passioni, tra seduzione e disincanto – venerdì 21 luglio alle 20 – con “Comizi d’Amore Contemporanei / Dialogo Sentimentale” (produzione Teatro Ristori di Verona, da un’idea di Alberto Marini) per una libera riflessione dello psichiatra e scrittore Paolo Crepet sulla complessità delle relazioni e sulle contraddizioni della mente e del cuore. Un’indagine sulle misteriose regole dell’attrazione e sulle piccole e grandi incomprensioni del quotidiano, sulla profondità (o superficialità) dei legami nella cosiddetta società liquida, dominata dalla precarietà e dall’incertezza, arricchita di spunti e suggestioni offerte dalle opere di compositori come Claude Debussy, Johannes Brahms, Fryderyk Chopin, Sergej Rachmaninov e Astor Piazzolla. Sulla colonna sonora disegnata da Marcello Mazzoni al pianoforte, Paolo Crepet analizza stati d’animo, inclinazioni, comportamenti e attitudini, azioni e reazioni in una sorta di moderno alfabeto dei sentimenti, mettendo l’accento sulla necessità di amare e sentirsi amati. «Tutto parte dalla ricerca della felicità e per questo credo che la psichiatria sia l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità» – sostiene Crepet –. «Le emozioni e i sentimenti? Il rischio è che diventino preconfezionati. Sta passando di moda la passione e quindi anche l’amore passionale. Nella seduzione, cioè nell’approccio tra due persone che si piacciono, non può saltare un elemento, che è quello faticoso del conoscersi, dell’approfondire e del creare complicità, per imparare a capirsi e ascoltarsi».
Un’indagine sulle antiche e moderne paure – sabato 22 luglio alle 20 – con “Fiabafobia”, ironico e coinvolgente one-woman-show di e con Arianna Porcelli Safonov (produzione Mismaonda): una serie di racconti emblematici incentrati sulle inquietudini e sui più o meno giustificati timori che caratterizzano la nostra epoca. Tra le emozioni primarie, la paura nasce dall’istinto di autoconservazione come reazione inconscia davanti a una minaccia o a un pericolo reale o immaginario ma si trasforma in strumento di dominio sulle masse, laddove sia possibile indicare una possibile causa di disordine o malattia o un potenziale nemico. «La risata è il linguaggio che serve per entrare dentro ad uno degli argomenti più attuali, impegnativi e meno discussi di questo momento storico: la paura come timone sociale» – sottolinea Arianna Porcelli Safonov –. «Sin dai tempi dell’Uomo Nero, ogni anno viene prodotto un nuovo soggetto che dovrà farcela fare sotto. Quando ero piccola si doveva aver paura di Chernobyl, poi c’è stata la Mucca Pazza, l’arsenico nell’acqua, i testimoni di Geova. Poi sono arrivati i musulmani e dopo il 2001 se vedevi un arabo con cartella Invicta, eri in grado di allontanarti con un record da far piangere Usain Bolt…».“Fiabafobia” affronta in chiave umoristica e tragicomica il «clima di terrore mondiale» ma anche le «fobie personalizzate», dai serpenti, ai ragni, all’aereo, ai batteri di ogni tipo… per una sorta di catarsi collettiva, «sperando che non ci sia nessuno che abbia paura di ridere di pensare».
Nel segno dell’arte di Tersicore – giovedì 27 luglio dalle 20 – con il trittico che accosta due creazioni coreografiche, “Enfants” di Roberta Maimone e Roberta Riontino e “Shocking” di Francesca La Cava e Giorgia Maddamma, tra cui è incastonato il reading “Con Grazia” a cura di Rossella Dassu per un omaggio a Grazia Deledda.
S’intitola “Enfants” la performance ideata e interpretata dalle danzatrici e coreografe Roberta Maimone e Roberta Riontino (Roberta&Roberta Production), nata dalla «voglia di unione e divertimento», per regalare un sorriso, attraverso un momento di riflessione sull’approccio alla vita quotidiana, «contrapponendo l’età adulta alla ricerca infantile della libertà e della gioia». Una partitura che ritrae gli «automatismi referenziali del comportamento adulto nella società contemporanea, per poi entrare in contatto con il bambino che è in noi, liberi di giocare con la nostra infinita immaginazione» – come sottolineano le due artiste – «utilizzando un linguaggio coreografico che include un movimento ritmico e ben definito accanto alla musica», per rappresentare «il flusso dell’immaginazione infantile: qualcosa che non si può dire e quindi deve essere vissuto». Un racconto per quadri in cui è fortemente presente l’elemento ludico, per mettere in risalto la spensieratezza e l’innocenza dell’infanzia, a fronte delle stratificazioni culturali e sociali, dei rigidi limiti e degli schemi comportamentali tipici dell’età adulta. «La performance ricorda il desiderio di tornare all’infanzia, esplorando le parti non guarite e non scoperte di noi stessi, il bambino interiore onnipresente in tutti noi e realizzando come andare avanti nella vita con serenità, entusiasmo ed eccitazione». “Enfants” rappresenta un invito alla leggerezza: «Sorridi, divertiti e non prenderla troppo sul serio!».
“Con Grazia” – con una serie di letture dalle opere di Grazia Deledda a cura dell’attrice e regista Rossella Dassu, esplora l’immaginario della scrittrice nuorese Premio Nobel attraverso una antologia di testi significativi che riguardano in particolare, ma non solo, l’universo femminile. Un viaggio nell’opera dell’autrice di “Cenere” e “Canne al Vento”, che ha saputo raccontare la Sardegna arcaica e la civiltà agro-pastorale ma anche le atmosfere cittadine, ponendo l’accento sulle passioni umane. “Con Grazia” è quindi un omaggio alla scrittrice e poetessa, creatrice di personaggi indimenticabili, autrice raffinata e eclettica capace di utilizzare differenti registri e stili per trasportare sulla pagina la relazioni affettive e i legami di sangue, la visione della famiglia e della società in un’Isola reinventata e quasi leggendaria, ma sorprendentemente somigliante al vero, tra crudo realismo e elementi fiabeschi. Nei romanzi e nelle novelle di Grazia Deledda emerge una profonda conoscenza della natura umana, con le sue luci e le sue ombre, tra battaglie interiori e dilemmi morali, ansia di libertà e desiderio di seguire le proprie inclinazioni e i propri sogni di contro agli obblighi morali e alle aspettative altrui, nell’eterna lotta tra il bene e il male. La scrittrice che grazie alla sua intelligenza e al suo talento ha saputo conquistarsi un posto nel mondo, rappresenta un modello di donna moderna e emancipata e un riferimento per le generazioni presenti e future.
“Shocking”, originale creazione coreografica di e con Francesca La Cava e Giorgia Maddamma, con aiuto alla drammaturgia e ideazione luci di Anouscka Brodacz, musica originale di Globster e disegno luci di Michele Innocenzi – produzione Gruppo e-Motion e KoreoProject –si ispira all’idea del volo per un percorso alla riscoperta dell’ambiente e del rispetto della natura. «Sentiamo l’urgenza di fare un passo indietro e ripartire con una nuova rotta, piantare nuovi semi per far crescere piante nuove e migliori, rispettare i nostri luoghi, imparare ad apprezzarli e a riconoscerne la bellezza e l’unicità» – sottolineano le due autrici –. «Incentriamo la nostra ricerca su qualcosa che esiste, che vive attorno a noi, nella sua estrema, semplice, complessità, nel suo meccanismo unico che appartiene al regno degli animali, dal quale abbiamo scelto il Fenicottero Rosa. Partiamo dal concetto che la gran parte delle cose di cui crediamo di aver bisogno sono in realtà superflue e, peggio ancora, ci impediscono di focalizzarci su ciò che veramente ci occorre. Nella natura possiamo di sicuro trovare la nostra fonte di ricchezza profonda, i nostri semi da far germogliare». Nel duplice significato suggerito dal titolo “Shocking” accosta la tonalità di colore dei fenicotteri allo «shock subito dall’intera umanità per la pandemia, e di cui probabilmente gli animali hanno vissuto il lato migliore, quello della libertà» in una sintesi poetica e immaginifica attraverso la danza.
Il pathos della tragedia e il racconto di una guerra fratricida – venerdì 28 luglio alle 20 – con “7 contro Tebe” (da Eschilo), uno spettacolo de I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica che vede protagonisti sulla scena Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri e Enzo Illiano per una rilettura del mito in chiave contemporanea – produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi in co-produzione con I Sacchi di Sabbia. Eteocle e Polinice, figli di Edipo, avevano deciso di regnare a turno su Tebe, ma Eteocle non rispettò il patto e, per non cedere il trono al fratello, lo fece catturare e allontanare dalla città. L’esule Polinice, alleatosi con il re di Argo, tornò deciso a riconquistare il potere e la città; «la tragedia di Eschilo inizia qui, con l’esercito argivo alle porte di Tebe: per ciascuna delle sette porte un guerriero terribile e un altrettanto terribile guardiano».
«Questo lavoro chiude una trilogia à rebours sull’immaginario greco: dopo Luciano di Samosata (“Dialoghi degli Dei”) e Euripide (“Andromaca”), arriva il grande Eschilo, con un testo arcaico, uno dei più antichi che ci sono pervenuti: i “7 contro Tebe”» – scrivono Massimiliano Civica e I Sacchi di Sabbia –. «Affrontare una tragedia arcaica con le tecniche del comico non significa farne una parodia. La sfida di questo nuovo progetto, che miscela alto e basso senza soluzione di continuità, è “costringere” lo spettatore a disposizioni emotive sempre diverse, portarlo a sperdersi nell’immaginario greco». In attesa del drammatico finale…
Il XLI Festival “La Notte dei Poeti” è organizzato dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Pula con il contributo della Fondazione di Sardegna e il prezioso apporto di Sardinia Ferries, che ospita artisti e compagnie sulle sue navi.
INFO & PREZZI
Abbonamento per tutti gli spettacoli
135 euro
Biglietti
posto unico – 20 euro
Biglietti per “Il sogno di una cosa” con Elio Germano e Teho Teardo (9 luglio)
posto unico – 30 euro
Biglietti per “Enfants” + “Con Grazia” + “Shocking” (27 luglio)
posto unico – 15 euro
Biglietti per Residenti a Pula (tranne che per “Il sogno di una cosa” con Elio Germano)
posto unico – 12 euro
Laboratorio gratuito – con prenotazione obbligatoria
per informazioni e prenotazioni: cell. 3454894565 – e-mail: biglietteria@cedacsardegna.it