Il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo interviene sull’ennesimo suicidio di un detenuto nel carcere di Uta-Cagliari.
“L’ultimo suicidio di un detenuto nel carcere di Uta-Cagliari fa salire a 40 il numero delle
persone che dall’inizio dell’anno si sono tolta la vita in un istituto penitenziario. Vorremmo
sottrarci al tragico rituale del conteggio. Tuttavia non rinunciamo a denunciare una situazione di grande responsabilità dello Stato. Esso infatti ha in custodia la vita di persone. Qualcuno ha dimenticato troppo presto o volutamente “rimosso” che nello scorso anno sono state 84 le persone suicidate. Numero record da quando si registra il dato (dal 2000)”. Lo afferma il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo. Aggiunge inoltre che “proprio ieri l’altro a Poggioreale-Napoli gli agenti penitenziari hanno evitato un altro suicidio e che come
questo sono numerosi gli interventi svolti con professionalità ed impegno. Gli ultimi suicidi
di detenuti inoltre aggravano due tendenze manifestate nel 2022: si abbassa l’età dei
detenuti suicidi (la media è over 40 con numerosi over 30) e il 40% dei decessi sono
extracomunitari a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno
problemi psichici e con essi i giovani stranieri sono i più fragili e vulnerabili.”
Il disinteresse dello Stato
“Purtroppo – dice Di Giacomo – in tutto lo scorso anno record di suicidi abbiamo ascoltato solo impegni
politici e dichiarazioni di vecchi e nuovi parlamentari ed esponenti di Governo senza passare dalle parole di commozione (in qualche caso anche sincera) o generiche e di circostanza,
quasi sempre le stesse, ai fatti. Sino al punto di produrre una sorta di assuefazione e ridurre il suicidio in cella a pochi righi in pagina di cronaca locale perché non fa più notizia. Anche gli annunci per la costruzione di nuovi padiglioni lasciano il tempo che trovano mentre il Ministro Nordio sta pensando al recupero di vecchie caserme, idea non nuova che richiede comunque soldi e tempi non brevi di realizzazione. Nessuna iniziativa concreta di supporto psicologico specie ai detenuti più fragili. Questa mattanza silenziosa deve finire con misure e azioni concreti perché lo Stato ha in carico la vita dei detenuti e ne risponde. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere”.