ORISTANO, 6 LUGLIO 2023 – Prevenire gravi patologie nelle persone, che hanno lavorato a contatto con l’amianto. La Asl di Oristano ha fatto da apripista in Sardegna per un progetto assolutamente innovativo a livello mondiale.
L’azienda sanitaria locale della provincia di Eleonora è stata la prima a sottoporre una cinquantina di soggetti residenti nel suo territorio ad una serie di test per individuare marcatori precoci, ovvero sentinelle di malattie, che potrebbero compromettere di molto la qualità della vita di queste persone e, in alcuni casi, provocarne anche il decesso.
E’ partito dalla Asl di Oristano il progetto innovativo a livello mondiale “ARRDIA” per la sorveglianza sanitaria sui lavoratori entrati in contatto con l’amianto
Il progetto ARRDIA (Asbestos Related Respiratory Diseases in Industrial Areas), su scala regionale, proposto da dottor Roberto Cherchi, direttore della struttura complessa di chirurgia torarica dell’Arnas Brotzu di Cagliari e finanziato con fondi europei gestiti dal settore sanità dell’assessorato regionale alla programmazione, grazie alla legge regionale 7/2007 “Promozione della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione Tecnologica in Sardegna”, è partito dal territorio dell’oristanese grazie alla disponibilità dei vertici della Asl cinque, supportati dall’Associazione regionale ex esposti amianto (Area), presieduta da Giampaolo Lilliu.
Iniziativa, che ha anche il sostegno:
della cattedra di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Cagliari, il CRS4 e la Fondazione “Centro Servizi alla Persona” di Villamar.
I primi risultati dei testi si conosceranno entro i mesi di settembre e ottobre.
“La prevenzione è fondamentale per i nostri lavoratori, entrati a contatto con questo materiale assolutamente pericoloso e nocivo e ringraziamo la Asl oristanese per la preziosa collaborazione e il fondamentale supporto”, ha esordito Giampaolo Lilliu.
Lo ha seguito il direttore generale della Asl di Oristano Angelo Maria Serusi:
“Un progetto sperimentale, che abbiamo subito sposato e messo in opera. Il fine ultimo rimane sempre la tutela della salute di tutti i nostri cittadini”.
Il progetto
“I soggetti che hanno lavorato a contatto con l’amianto sono spaventati ed angosciati, perché si ritrovano ad affrontare un nemico silenzioso e subdolo”,
ha spiegato dottor Cherchi, “un problema mondiale molto importante e ancora sottovalutato.
Ad esserne interessati non sono solo gli operai, ma anche i loro familiari, come le mogli che pulivano gli indumenti dei propri mariti, contaminati dall’amianto. Per questo abbiamo sottoposto anche alcuni familiari a questi test di verifica”.
Prelievi ed esami orientati a individuare dei marcatori precoci, ovvero degli indicatori di tre gravi patologie, sviluppate dall’inalazione di “Absestos”, piccole fibre di amianto. “A distanza anche di oltre trent’anni questo pericoloso contatto può sviluppare nell’organismo il tumore al polmone, la forma di tumore che provoca più decessi nel mondo.
O il tumore alla pleura, la forma di tumore meno curabile e l’interstiziopatia polmonare absestosica, che causa difficoltà nella respirazione e rischia di condizionare in peggio la vita di chi subisce questo tipo di danno”, ha aggiunto dottor Cherchi.
I test
Da qui il progetto di sorveglianza sanitaria per i lavoratori ex-esposti amianto e i loro congiunti. I prelievi sono stati effettuati in alcuni locali al primo piano dell’ospedale di Oristano, messi, appunto, a disposizione dalla direzione dell’azienda sanitaria numero cinque.
“Abbiamo cercato questi marcatori precoci non solo nel sangue, ma anche nel respiro, composto da gas e vapore acqueo”, ha riferito sempre dottor Cherchi, “con una nuova apparecchiatura abbiamo raccolto le parti acquose del respiro ed ora vogliamo capire se nel sangue e nel respiro si trovi lo stesso tipo di molecole”.
Una sperimentazione, che rappresenta una novità a livello mondiale e che verrà replicata nel centro di ricerca sul cancro più importante dell’India, il Tata Memorial Hospital, in collaborazione con l’Università di Cagliari e la professoressa Sara de Matteis. “Proprio per questo un medico indiano è a Cagliari per un dottorato”.
Sempre il dottor Cherchi ha anticipato:
“In considerazione del grave stato di angoscia degli ex-esposti all’amianto studieremo anche il livello di benessere e seguiremo questi volontari, che si sono sottoposti ai test, per tre anni. Conosceremo i primi risultati a cavallo fra i prossimi mesi di settembre e ottobre”.
Sperimentazione
Proprio la Asl di Oristano ha iniziato questa innovativa sperimentazione nell’isola. “La collaborazione dell’azienda sanitaria nelle persone del direttore generale e del direttore sanitario Angelo Maria Serusi e Antonio Maria Pinna è stata fondamentale, così come il lavoro di Giampaolo Lilliu anche per il reclutamento dei volontari per i test”,
ha chiuso dottor Cherchi, “rilevare marcatori specifici ci consentirà di individuare precocemente le malattie. Mentre ora su 100 pazienti, ben 80 non sono trattabili chirurgicamente. Noi vogliamo invertire la tendenza”.
Gli ex-esposti
Il presidente di Area Giampaolo Lilliu è molto soddisfatto di questo progetto:
“Per la prima volta siamo riusciti a coinvolgere anche i familiari in questo processo di sorveglianza sanitaria. Sono state 48 persone a sottoporsi ai test in locali confortevoli messi a disposizione dalla Asl.
La collaborazione fra azienda sanitaria e la nostra associazione si è rivelata vincente per vincere una scommessa importante, quella della prevenzione per i nostri ex-esposti”.
L’azienda sanitaria
“La nostra collaborazione con l’associazione degli ex-esposti amianto continuerà”, hanno assicurato il direttore generale della Asl cinque Angelo Maria Serusi e il direttore sanitario Antonio Maria Pinna,
“conoscere i soggetti potenzialmente a rischio di contrarre queste gravi patologie nel nostro territorio ci consentirà di intervenire tempestivamente con le nostre strutture e i nostri professionisti per garantire a questi cittadini una buona qualità di vita”.
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