Gran caldo mette in ginocchio
Gran caldo mette in ginocchio: Necessario intervento regione per dichiarare stato calamità.
Incognita vendemmia 2023 e carciofi, grave sofferenza per meloni, angurie e pomodori. Cetrioli introvabili.
Il Sud Sardegna è nella morsa del gran caldo da diversi giorni e già si contano ingenti danni alle colture.
A preoccupare maggiormente, aziende e produttori, è il settore vitivinicolo che sta scontando gravi problemi in vista della prossima vendemmia.
Tra le zone più colpite quelle del Campidano, Sarrabus, Gerrei, Trexenta e Marmilla. Gran caldo che non risparmia nemmeno l’ortofrutta con le pesche in grande sofferenza, così come sono a rischio angurie e meloni, senza dimenticare i pomodori e il resto degli ortaggi nei campi. Incognita carciofi, mentre sono quasi introvabili i cetrioli.
Coldiretti avvisa
“C’è grandissima sofferenza sui campi per colpa di queste ondate di calore che hanno messo a rischio tante colture e, di conseguenza, i guadagni di molte aziende agricole del Sud Sardegna – sottolineano presidente e direttore di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Saba – nei prossimi giorni si avrà la conta dei danni ma già ora la fotografia dei campi è davvero preoccupante.
Anche per questo chiediamo alla Regione un intervento per lo stato di calamità – concludono – già in queste settimane molti sindaci lo stanno dichiarando a livello locale, per una situazione in divenire e con grandissime incognite”.
VITIVINICOLO.
Picchi di calore e temperature elevate per lungo tempo che non hanno risparmiato il comparto del vino con tutte le tipologie colpite tra Cannonau, Vermentino, Nuragus e non solo. “Siamo seriamente preoccupati per la condizione dei nostri vitigni e dell’uva – commenta Sandro Murgia esponente della Cantina di Dolianova una delle realtà più importanti del Sud dell’isola, oltre che dirigente Coldiretti – i nostri agronomi sono in campo questi giorni per capire e quantificare i danni, ma già sono evidenti i contraccolpi sull’uva messa in grave difficoltà dalle punte di calore che nella nostra zona hanno sfiorato i 50 gradi sul campo – aggiunge – quello che nelle ultime ore sembrava essersi salvato adesso è in forte sofferenza e anche per questo siamo preoccupati per quello che potrà accadere al resto della produzione nelle prossime settimane”.
ORTOFRUTTA.
Stesse difficoltà per l’ortofrutta. “I nostri campi di angurie e meloni sono stati completamente compromessi dall’elevato colpo di calore delle ultime settimane che ha danneggiato i frutti ancora crudi e che non matureranno più – aggiunge Marcello Curreli, agricoltore Coldiretti di una azienda a San Gavino – abbiamo subito una perdita che tocca il 90% della produzione di queste tipologie e non riusciremo a raccogliere quasi nulla con le piante collassate e che non riescono a portare a termine le maturazioni”.
POMODORI E CETRIOLI.
Ma il grido d’allarme è anche sul fronte dei pomodori e altre ortive: “La situazione è pessima – sottolinea Tonio Mereu, produttore di Assemini di Campagna Amica Coldiretti – siamo abituati alle botte di calore che durano pochi giorni, come succede spesso in estate, ma con questi picchi che proseguono per settimane, tutto si deperisce a discapito di produzioni e qualità – spiega – a causa di questo abbiamo dovuto terminare la produzione quasi un mese prima rispetto al solito con un relativo calo del fatturato – conclude Mereu – il pomodoro è una delle colture più in sofferenza ma ne risentono tutte le colture, se pensiamo che il cetriolo è praticamente introvabile”.
LAVORATORI E CARCIOFO.
Problemi per le colure ma anche per il lavoro nei campi. “Stiamo riducendo drasticamente gli orari di lavoro, terminando non oltre le 11 della mattina – precisa ancora Maurizio Murru, agricoltore Coldiretti – così non si riescono a seguire come si dovrebbero le lavorazioni sui campi. Le colture precoci, prossime al taglio, sono perlopiù bruciate con una perdita molto forte di fatturato – sottolinea – ora stiamo piantando i carciofi per la prossima annata, ma il terreno è talmente caldo che siamo preoccupati per come potranno sopravvivere gli occhielli. Il rischio è che con l’acqua e il gran caldo del terreno la pianta alla fine possa seccare”.
ITALIA.
“L’ondata di calore africana – sottolinea inoltre Coldiretti – è la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo 2023 che è stato segnato, fino ad ora, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature e, infine, dal caldo torrido di luglio con danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali che supereranno i 6 miliardi dello scorso anno – continua la Coldiretti – il caldo torrido sta “bruciando” la frutta e verdura nei campi con ustioni che provocano perdite, dall’uva ai meloni, dalle angurie alle albicocche, dai pomodori alle melanzane”, secondo il primo monitoraggio della Coldiretti.
Caldo africano che taglia anche le produzioni di uova, latte e miele, aggiunge Coldiretti, se nei pollai si registra un netto calo della produzione di uova, le api stremate dal caldo hanno smesso di volare e non svolgono più il prezioso lavoro di trasporto di nettare e polline. Con il termometro sopra i 40 gradi ci sono forti ripercussioni con la produzione di latte scesa di oltre il 10% per le mucche.
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