Possiamo finalmente gioire della liberazione di Patrick Zaki.
Patrick è atterrato l’altro ieri in Italia e, finalmente, possiamo tirare un sospiro di sollievo.
Possiamo, noi cittadini italiani e non solo; perché la lotta di Patrick per la libertà è la lotta di tutti e per tutti. Nonostante le polemiche, che si accendono sempre in casi come questi, la sua liberazione è a tutti gli effetti una bella notizia.
Patrick Zaki è finalmente libero
La vicenda
La triste vicenda di Patrick Zaki inizia nel 2019, quando in Egitto si riaccendono le proteste contro il governo di Al Sisi, al potere dal 2013 grazie a un colpo di stato.
Infatti, dal 2013, si contano in Egitto 60.000 prigionieri di coscienza: affollano le carceri egiziane non solo oppositori politici ma anche comuni cittadini e, soprattutto, studenti che studiano all’estero. La libera manifestazione del pensiero è, infatti, ormai compromessa.
La libertà un’utopia.
Patrick è un attivista laureato in farmacia alla German University del Cairo; ha organizzato la campagna elettorale del 2018 di Khaled Ali, avvocato e attivista politico impegnato nella difesa dei diritti umani. Ha fatto parte, inoltre, dell’associazione per la difesa dei diritti umani Egyptian Initiative for Personal Rights.
Nel 2019 frequenta un master universitario all’Università di Bologna all’interno del programma Gemma, un programma congiunto di laurea magistrale dell’Erasmus Mundus in studi di genere e delle donne.
Le accuse, il processo…
Le accuse mosse dal governo egiziano nei confronti di Patrick sono di sedizione e diffusione di notizie false, sulla base di un articolo pubblicato dallo studente nel 2019 nel quale raccontava episodi di discriminazione a danno dei cristiani copti in Egitto. Minoranza alla quale Zaki appartiene.
Zaki, che studiava a Bologna e stava per tornare in Italia dopo una vacanza dai parenti nella sua città, viene arrestato al Cairo il 7 febbraio del 2020.
Per 27 lunghe ore nessuno ha sue notizie, nemmeno i parenti; lo spettro della vicenda Regeni fa capolino nella mente dei cittadini italiani. La notizia del suo arresto è divulgata solo il 9 febbraio dall’Egyptian Initiative for Personal Rights.
18 udienze, 22 mesi in custodia cautelare (prolungata grazie agli innumerevoli slittamenti delle udienze), e, infine, una condanna definitiva a 3 anni di carcere, ufficializzata il 28 luglio 2023; dopo quasi due anni passati in carcere in custodia cautelare tra torture e sofferenze.
Pochi giorni dopo arriva la grazia presidenziale concessa dal governatore Al Sisi.
… e la grazia
La grazia presidenziale concessa dal governatore Al Sisi ha permesso la liberazione e, dopo una serie di questioni burocratiche da risolvere, il ritorno in Italia di Patrick Zaki.
Tuttavia questo meccanismo di liberazione non può che accendere una serie di riflessioni importanti sull’atteggiamento dei paesi occidentali rispetto alle vicende che coinvolgono il rispetto dei diritti umani nel paese.
Al Sisi, infatti, prende il potere il 3 luglio 2013; il mese successivo iniziano le prime proteste per la destituzione dell’ex presidente Morsi e le forze di sicurezza egiziane attuano una feroce repressione nei confronti dei manifestanti. Furono ottocento le vittime in un solo giorno.
I rapporti dell’Italia con l’Egitto e il caso Regeni
Il primo leader dei paesi occidentali a visitare il paese egiziano fu Matteo Renzi nel 2014: per il nostro paese le relazioni con l’Egitto sono storicamente importanti, soprattutto da un punto di vista economico, e il mantenimento di questi rapporti ha oscurato l’attenzione verso il mancato rispetto dei diritti umani nel paese.
Nel 2016 la mancata presa di posizione dell’Italia rispetto alla salvaguardia dei diritti umani si palesa in maniera drammatica con la vicenda della scomparsa e dell’uccisione di Giulio Regeni, pestato e torturato dalle forze di sicurezza egiziane; riconosciuto dai genitori solo dalla “punta del suo naso”.
Una brutalità cieca che ha dimostrato al mondo intero, ma soprattutto all’Italia, tutte le contraddizioni insite in questi “rapporti di facciata” mantenuti con un regime.
L’Italia, così come la Francia, non ha mai smesso di fornire armi e fare visite ufficiali in Egitto, dimostrando che la tenuta dei rapporti commerciali ed economici valeva più del rispetto dei diritti umani. Anche questo ha contribuito ad alimentare, o per lo meno a legittimare, l’assurdo strapotere di Al Sisi.
Patrick Zaki è finalmente libero
Patrick è uno studente che si occupa di diritti umani e sicuramente queste riflessioni non gli sono sfuggite.
Una delle sue prime affermazioni l’altro ieri all’ateneo di Bologna, dove ha conseguito la laurea online poco prima della sua liberazione, è stata infatti dedicata a Giulio Regeni. È necessario lottare ancora, per la libertà dei 60.000 prigionieri di coscienza chiusi nelle carceri egiziane e per la libertà del popolo egiziano tutto. Ma non solo.
Perché la lotta di Patrick per la libertà è la lotta di tutti, per tutti.
Elena Elisa Campanella