La dura vita di Piero che trasporta paglia a 45 gradi in Sardegna
“Lavorare costantemente in condizioni proibitive, a temperature di gran lunga sopra i 40 gradi; (anche oggi si sono toccati i 45° in diverse parti dell’isola) trasportando e scaricando paglia destinata agli allevatori sardi. E’ questa la quotidianità lavorativa di Piero Muscas, autotrasportare sardo associato a Ruote Libere. E la sua storia è lo specchio di moltissime altre, spesso dimenticate dalla politica, dalle istituzioni e dalle stesse vecchie associazioni di rappresentanza”.
A parlare è la presidente di Ruote Libere, Cinzia Franchini. “Un lavoro, quello dell’autotrasportatore, particolarmente duro e che, in alcune realtà geografiche come la Sardegna in questa estate torrida, costringe a condizioni di vita estreme – continua Cinzia Franchini -. Condizioni meteorologiche da incubo che spesso portano anche a danni allo stesso camion come già accaduto a Piero o, addirittura, come capitato ad alcuni colleghi agli impianti frenanti, causando incidenti potenzialmente devastanti.
Le difficoltà ignorate
Eppure le difficoltà connesse alla professione vengono sempre meno considerate dalle istituzioni che si limitano a sterili elogi alla categoria che ‘non si ferma’ nemmeno nelle emergenze garantendo sempre la movimentazione delle merci, degli alimenti, dei farmaci e di tutti i beni di prima necessità del Paese, a servizio di imprese e famiglie. Istituzioni che parallelamente non considerano le peculiarità di alcune attività di autotrasporto; impongono una applicazione orizzontale di norme a volte di per sé discutibili, a partire dal rispetto stringente dei tempi di guida e riposo.
E riposare nella cabina di un camion, quando la temperatura esterna è di 45 gradi, diventa un vero e proprio inferno. Eppure, nonostante questo isolamento e la sensazione di abbandono, Piero continua ogni mattina e ogni notte a salire in cabina per affrontare il proprio viaggio e con lui tanti altri colleghi. Un orgoglio silenzioso, ormai infastidito da ogni narrazione retorica; consapevole che quando si riceve l’etichetta di ‘eroi’ dalle istituzioni in realtà si è di fronte solo alla ennesima beffa”.
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