Una nuova stella per il festival Musica sulle Bocche: il 14 ad Alghero e il 17 agosto a Castelsardo arriva il pianista sudafricano Nduduzo Makhathini
Due concerti imperdibili di un artista straordinario,che, per la prima volta in Sardegna, arricchirà ulteriormente il cartellone della ventitreesima edizione del festival Musica sulle Bocche. Lunedì 14 agosto a Lo Quarter ad Alghero e giovedì 17 agosto in piazza Santa Maria a Castelsardo, in entrambi i casi alle 21.30, appuntamento con il pianista sudafricano Nduduzo Makhathini, astro nascente della scena jazz internazionale e fresco vincitore, con il suo decimo lavoro “In the Spirit of Ntu” (la primissima uscita sulla neonata etichetta Blue Note Africa), del premio Jazz Album of the Year in Germania. La prevendita è già aperta nella piattaforma Dice.
Una nuova stella per il festival Musica sulle Bocche: il 14 ad Alghero e il 17 agosto a Castelsardo arriva il pianista sudafricano Nduduzo Makhathini
Nduduzo Makhathini è un artista che attinge dalla tradizione pianistica ma anche dalle sue radici africane: perché se da una parte Nduduzo si ispira a grandi musicisti come McCoy Tyner, Don Pullen e Abdullah Ibrahim (che all’inizio si chiamava Dollar Brand ed è anche lui sudafricano), dall’altra dichiara l’appartenenza alla cultura zulu.
Soprattutto nelle performance di piano solo, le note di Nduduzo riportano infatti a una dimensione ancestrale, proponendo un jazz che evoca il modo in cui il suo popolo danzava, cantava e parlava. Ma insieme alle canzoni popolari dell’Africa, in lui è riconoscibile, filtrato dai segni della contemporaneità, anche il grande impatto con la musica di John Coltrane.
“‘In the Spirit of Ntu’ vive in quel paradigma di ascolto delle cose che emergono dalla terra”, spiega Nduduzo. “Ntu è un’antica filosofia africana da cui nasce l’idea di Ubuntu, secondo cui ‘Io sono perché tu sei’. È una profonda invocazione della collettività che voglio riprendere con la mia musica”. Allo stesso tempo “sono arrivato a capire la mia voce come pianista attraverso ‘A Love Supreme’ di John Coltrane“, dice. “Come persona che ha iniziato a suonare jazz molto tardi, ho sempre cercato un modo di suonare che potesse rispecchiare o evocare il modo in cui la mia gente ballava, cantava e parlava. Tyner lo ha fornito e lo fa ancora in modi significativi”.