Meloni – Roccella – Piantedosi – Nordio Inaspriscono Pene E Militarizzazione
Contro La Violenza Maschile E Statale Attuare Ogni Forma Di Autodifesa Collettiva E Sociale, Sviluppare Cooperazione E Solidarieta’ Di Classe
Un Forte Partito Rivoluzionario Per Spazzar Via Il Governo Neofascista E Per Rovesciare Il Sistema Capitalistico Marcio E Corrotto, Per Una Reale Liberazione Femminile E Per Una Società Di Liberi Ed Eguali
Femminicidi e Violenze Tratto Orrido e Feroce Del Sistema Capitalistico in decadenza
Dall’inizio del 2023 si contano oltre 40 femminicidi, la cui efferatezza non conosce limiti, colpendo anche figli, parenti, amici della donna uccisa. I più recenti sono quello di Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, uccisa a Senago il 27 maggio dal suo compagno che ha tentato di bruciarne il corpo per ben due volte; quello della poliziotta Pierpaola Romano freddata il 1° giugno nell’atrio di casa, a Roma da un collega che non accettava la fine della loro relazione e che si è poi a sua volta tolto la vita; quello di Maria Brigida Pe- sacane l’8 giugno uccisa dal suocero a Sant’Antimo, e quello di Floriana Floris a Incisa Scapaccino (AT) il 9 giugno uccisa a coltellate dal compagno che ne ha poi vegliato per due giorni il corpo straziato.
Dopo anni di questa mattanza, nessuna donna crede più a raptus e repentine follie; compagni, mariti, ex, ecc. sono carnefici coscienti che hanno un solo scopo: punire ed annientare la donna che ha deciso di chiudere un matrimonio, una convivenza, un rapporto il più delle volte diventati insopportabili e tossici, fa- cendole pagare la loro determinazione e autonomia.
Una piaga sociale
Il governo Meloni ha varato il 7 giugno un DDL che inasprisce pene e misure di contrasto alla violenza che vanno ad aggiungersi alle due leggi già in essere ((legge N. 119/2013 emanata dal governo Letta; legge N. 69/2019 conosciuta come il Codice Rosso emanata dal governo Conte-Lega-M5S) tutte misure che non hanno frenato femminicidi e violenze, una piaga sociale che, pur nella molteplicità dei motivi che determinano i vari casi concreti, ha la sua molla principale nel comportamento indipendente della donna rispetto all’uomo, nella competizione tra i sessi portata all’estremo dal capitalismo dagli anni ’80 in poi e che l’impoverimento e l’oscurantismo imposti dal governo attuale aggravano sempre più.
Questo DDL conferma che Meloni e compari usano lo strumento della forza e della punizione per go- vernare; imbrogliando le donne. Infatti, dopo aver promesso per le future madri assegni, servizi, agevola- zioni, miseri e offensivi, al fine di incrementare le nascite «nazionali», i primi provvedimenti presi dal governo hanno aumentato l’impoverimento, la precarietà, il carovita, e portato un ulteriore abbassamento dei salari, costringendo le donne a lavori malpagati, pericolosi e sotto ogni forma di ricatto; hanno eliminato il reddito di cittadinanza, ridotto l’opzione donna per le pensioni; proseguito lo svuotamento dei servizi so- ciali, sanità in testa; martellano contro l’aborto e la gestazione per altri attaccando l’autonomia della donna, militarizzano ogni aspetto della vita sociale. Dietro a questi provvedimenti c’è il modello di donna che viene magnificato da questo governo neofascista, quello di una forza lavoro completamente sottomessa alle esi- genze padronali in nome della competitività nazionale, e al contempo di moglie e madre di famiglia, ruoli ai quali deve sacrificare ogni autonomia, mancando le condizioni, a partire da quelle economiche, per rom- pere questa prigione; nonché di una giovane pronta alla difesa della patria e alle guerre presenti e future. La condizione della massa delle donne è dunque costretta in una contraddizione esplosiva. E il potere, nel tentativo di evitarne l’esplosione, ricorre alle maniere forti. Questa realtà getta benzina sul fuoco della vio- lenza maschile.
Altro che leggi contro i femminicidi!
Il governo neofascista Meloni vuole rimodellare in senso autoritario, familistico, punitivo e militaristico l’intera società per prepararsi alla competizione economica e militare in cui il mondo sta sprofondando. Questo governo incarna e riproduce il marcimento raggiunto dal sistema capitalistico, modello di scempio umano e ambientale a beneficio di un pugno ristretto di parassiti e oligarchi finanziari.
Per contrastare la violenza maschile e i femminicidi l’arma immediata, è l’autodifesa, organizzata, so- ciale, superando l’individualismo la scissione e la competizione tra i sessi. Bisogna stabilire contatti e col- legamenti tra ragazze e donne nel vicinato, nel quartiere, nei luoghi di lavoro; formare comitati di autodifesa per rintuzzare con ogni mezzo ogni forma di violenza antifemminile, ovunque si manifesti, senza affidarsi ai commissariati o ai consultori che, anche quando erano a conoscenza delle situazioni di pericolo, si sono dimostrati inefficaci.
Sono anni che le donne riempiono le piazze protestando e anche scioperando contro la violenza ma- schile; e ne hanno pure denunciato la correlazione col sistema sociale capitalistico; ma nemmeno questo ha arginato, tantomeno sradicato, il fenomeno. Ora bisogna andare al cuore del problema. La violenza maschile sulle donne è connaturata al modello di società basata sullo sfruttamento, l’oppressione, la so- praffazione, la gerarchia, il denaro come valore supremo qual’é la società capitalistica, per di più ora in pieno marcimento; non la si può sradicare coi metodi rispettosi della legalità antipopolare; quello che va fatto è abbattere dalle radici il capitalismo che ne è la sorgente, e che sta distruggendo il pianeta e l’intera umanità.
Le donne, le proletarie per prime, devono, inserire ogni loro lotta difensiva in un piano più generale di ri- voluzione sociale e di abbattimento del capitalismo e porsi alla guida di questo processo, per costruire il mondo futuro, di libere/i ed eguali. E questo obiettivo pone la necessità ineludibile, in tutti i paesi del mondo, di attrezzarsi di un forte partito rivoluzionario, strumento in grado di unire, coordinare, guidare, tutte le pro- teste e le lotte verso questo traguardo. È questo il compito principale che oggi il momento ci impone. Questa è la via per la reale liberazione femminile.
Con questo orizzonte, per una prima difesa concreta occorre:
- Organizzare l’autodifesa personale e sociale contro la violenza maschile che va rintuzzata con la massima fermezza ovunque si manifesti.
- Battersi con tenacia, unendo e organizzando le forze, per l’autonomia economica, esigendo la reale parità salariale uomo donna, l’aumento del salario di € 500,00 al mese su una paga base di almeno 000,00 euro mensili; un salario minimo garantito a € 1.750,00 mensili intassabili a favore di tutte le la- voratrici sottopagate, precarie, in lista d’attesa, giovani; un sussidio di sussistenza di € 1.250,00 mensili al netto di ogni prelievo a sostegno di bisognose impoverite; l’innalzamento delle pensioni contributive di importo inferiore a € 1.750,00 esenti da ogni tassazione; pensioni minime subito a € 1.250,00 mensili al netto di ogni prelievo; riduzione dell’orario lavorativo a parità d salario, lavorare meno lavorare tutte. Pensione a 57 anni per tutte le lavoratrici.
- Esigere case dignitose a fitti/prezzi sostenibili (affitto al 10% del salario), in particolare per tutte le donne maltrattate e per ogni giovane che si deve affrancare dalla famiglia.
- Respingere la crociata Dio Patria Famiglia del governo neofascista! Aborto libero gratuito e assistito e garantito dal SSN; nessuna criminalizzazione della gravidanza per altri e riconoscimento pieno delle famiglie omogenitoriali.
- Mobilitarsi e organizzarsi contro il taglio dei servizi (sanità, scuola, trasporti)
- Impegnarsi nella costruzione del partito rivoluzionario.
Milano, 9 giugno 2023
La Commissione Femminile Centrale di Rivoluzione Comunista