Apocalypse Fatigue, il fenomeno che compromette il Pianeta
A sentire gli esperti ed i media parlare dei drammi ambientali che vivremo in un futuro sempre più vicino, la diffidenza e lo scoraggiamento ci pervade e ci sembra di non avere alcuna possibilità di risolvere i problemi ambientali
Apocalypse Fatigue
Si chiama Apocalypse Fatigue —affaticamento da apocalisse— ed è il nuovo fenomeno del momento messo in evidenza da Ener2Crowd.com, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti green.
Di cosa si tratta?
«Di una sensazione di disagio per via dello scoraggiamento che noi tutti —ambientalisti compresi— proviamo di fronte alle notizie sul cambiamento climatico rese pubbliche dagli esperti attraverso i media: ci affatichiamo a sentir parlare dei drammi ambientali che noi ed i nostri figli vivremo e rispetto ai quali ci sembra di non aver alcuna valida soluzione»
risponde Giorgio Mottironi, CSO e co-fondatore della società benefit Ener2Crowd, Chief Analyst del GreenVestingForum, il forum della finanza alternativa verde, nonché Special Assistant to the Secretary-General for Environmental and Scientific Affairs dell’Organizzazione Mondiale per le Relazioni Internazionali (WOIR).
«Parlare scientificamente di cambiamento climatico porta con sé sempre due gravi controindicazioni: la saturazione di brutte notizie e la distanza dell‘orizzonte temporale, perché il climate change non “fa male” ora, ma “farà malissimo” tra pochi anni, tanto male che nessuno ci vuole pensare» aggiunge Niccolò Sovico, CEO e co-fondatore di Ener2Crowd.com.
Tra meno di 50 anni un terzo della popolazione si troverà a vivere in zone così calde da essere inabitabili
Ma —in fondo— oggi accade la stessa cosa con le immagini sensazionalistiche stampate sui pacchetti di sigarette: difficilmente qualcuno smette di fumare per via di quelle fotografie raccapriccianti.
«Ecco così emergere i danni del green premium, i “difetti” di credibilità della comunità scientifica, e gli effetti della crisi (inflazione e debito) sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi al 2030» commenta Giorgio Mottironi.
Certo è che l’Apocalypse Fatigue nel mondo occidentale ed in Europa sta allontanando le persone della possibilità di abbracciare un cambiamento sostenibile in chiave abitudini e consumi.
Eppure guardare in faccia il proprio sé del futuro accorcia la strada che il cervello deve compiere per immaginare problemi all’apparenza distanti ed insormontabili. «Insomma proiettarsi nel futuro ci aiuterebbe a percepire il problema come reale ed “umano” e ci farebbe capire che l’intervento è urgente e necessario» spiega il CSO di Ener2Crowd.com.
Fenomeno psicologico
«Ma, come in “Don’t Look Up”, film allegorico del riscaldamento globale che fa una satira sull’indifferenza dei governi e dei media nei confronti dell’emergenza, ci troviamo ora di fronte ad una comunità scientifica unanime sulle cause e sulle possibili conseguenze del cambiamento climatico che però fatica nel fare presa sulle persone e sulle loro scelte» prosegue Mottironi.
Perfino l’idea di sostituire il termine “cambiamento climatico” con “crisi climatica” o “emergenza”, per evitare di rimanere intrappolati nella rete dei negazionismi che lo dichiarano come un fenomeno naturale e sempiterno del nostro Pianeta, non sembra riuscire ad attecchire.
E probabilmente non ci riusciranno nemmeno le grandi organizzazioni internazionali come neppure le Nazioni Unite, il cui segretario generale ha perfino annunciato l’inizio dell’era “global boiling” (anziché del “global warming”).
Il motivo non è solo legato alla perdita di credibilità che recentemente ha subito la comunità scientifica a causa della manipolazione politica delle loro opinioni, ma anche ad un sempre più diffuso fenomeno psicologico (quello appunto della “Apocalipse Fatigue”) che è conseguenza delle condizioni di vita economica e sociale dell’individuo in un mondo in cui il mercato approfitta della necessità di transire verso una maggiore sostenibilità.
«Questa fatica psichica che inizia a distanziare le persone dalla speranza di un cambiamento positivo è legata alla sempre minore possibilità per loro di vedere dei finali alternativi a quelli del “disastro” e di sperimentare dei vantaggi diretti (economici o sociali) legati a scelte di maggiore sostenibilità» spiegano gli esperti di Ener2Crowd.com.
La ricerca del Global Web Index (GWI)
Una ricerca svolta dal Global Web Index (GWI) mostra ulteriormente come stia oggi diminuendo drasticamente la fiducia e la propensione al cambiamento: quasi tutti gli indicatori che riguardano il possibile atteggiamento quotidiano o di mercato sono in calo dal 10% ad oltre il 20%.
In un momento contingente come questo, con tassi di interesse in crescita, inflazione galoppante e concentrazione della ricchezza accelerata dalle ultime due crisi, il consumatore sente come insopportabile il peso che gli viene messo sulle spalle, quello di avere tutta la responsabilità di essere sostenibile. E ciò è ancora più vero se si guarda ai dati europei in relazione al potere di acquisto: qui gli indicatori sono in calo di oltre il 20% per energia, cibo e prodotti per la casa.
A contribuire al problema vi è poi anche il mercato che sta spingendo gli investimenti delle aziende nella possibilità di offrire prodotti e servizi più sostenibili verso un “valore premium” che risponde dunque a fasce di prezzo più alte.
Per superare le contraddizioni l’unica strada è quella di far capire a tutti che si tratta di un’opportunità e che in quanto tale è possibile, attraverso soluzioni che producano valore quotidiano e tangibile per le persone, anche in ottica trasformativa.
I principi di Ener2Crowd
Ed è questo il principio su cui si basa la volontà di Ener2Crowd di creare il più grande movimento finanziario di matrice sociale a favore della transizione energetica: dare alle persone la possibilità di investire nel proprio stesso futuro, con lo scopo di migliorarlo, guadagnando da tale scelta.
«È un’opportunità di redistribuzione della ricchezza che si contrappone alla possibilità che la transizione si trasformi una nuova forma di “neocolonialismo green” i cui benefici rimangano nelle mani delle sole grandi potenze finanziarie, mentre tutti noi veniamo distratti da altri problemi o subiamo la pressione dello scetticismo» avverte Giorgio Mottironi.
Tale opportunità —sulla piattaforma Ener2Crowd.com— è già stata scelta da oltre 10 mila persone in Italia, con oltre 5 mila conti digitali attivi che hanno contribuito a finanziare oltre 20 milioni d euro di progetti sostenibili.
«La nostra è la più grande comunità di investitori etici, che punta a divenire la più importante in Europa grazie all’apertura del mercato unico degli investimenti digitali riservati al crowd (crowdinvesting)» dice con orgoglio Niccolò Sovico.
“La retorica di mercato ci dice che la sostenibilità è un costo, la scienza ci dice che sono invece le emissioni climalteranti un costo”
Quello che vogliamo senz’altro far sapere alle persone è che esiste un valore che può essere “sbloccato e redistribuito” anche a partire da piccoli investimenti di 100 o 300 euro» conclude Giorgio Mottironi.
Mentre una tonnellata di CO2 immessa in atmosfera costa a tutti quanti noi circa 100 euro, non immetterla ha un valore di circa 150 euro per chi sceglie di sostenere tale cambiamento. E, poi ancora, bilanciare la propria personale impronta di carbonio, fino ad una condizione “net-zero”, può rendere ogni anno almeno 650 euro.
«Per l’economia italiana si tratterebbe di passare da una situazione di 18,4 miliardi di euro di costi annui, a 26,7 miliardi di euro di rendimenti annui, derivanti dai 421 miliardi di euro di investimenti necessari al raggiungimento degli obiettivi 2030» concludono gli esperti di Ener2Crowd.com