È doveroso ricordare i tragici fatti avvenuti l’11 settembre del 2001
Coloro che al tempo avevano 4 o 5 anni ricordano bene i fatti avvenuti l’11 settembre del 2001. In tanti guardavano la Melevisione quando un’edizione speciale del telegiornale arrestò la normale programmazione del palinsesto.
Sono 4 gli aerei che vengono dirottati la mattina del martedì di 22 anni fa, due Boeing 767 e due 757. 19 terroristi prendono il controllo dei voli dirigendoli verso il centro di New York, il simbolo dell’economia occidentale: due si schiantano sul World Trade Center, per la precisione sulle Torri Gemelle, il terzo si schianta sul Pentagono e il quarto, diretto verso la Casa Bianca, precipita prima di giungere a destinazione in seguito ad una rivolta dei passeggeri. Si contano in totale 2977 morti, tra coloro che si trovavano sulle Torri, chi al Pentagono e tra i soccorsi. Sono più di 400 i morti tra gli ufficiali di Polizia e i Vigili del fuoco durante le operazioni di soccorso.
Il 20 settembre, in seguito a questa tragedia, il Presidente degli Stati Uniti di allora, George W. Bush, fa un annuncio alla Nazione inaugurando la celeberrima guerra al terrorismo; tanto celebre che anche chi al tempo non era ancora nato sa di cosa si tratta.
Un nemico da eliminare
Questo è ciò che rimane, una frase. 22 anni fa stavamo comodi nei nostri divani consolati dall’idea che l’America avrebbe eliminato il problema, non ci si chiedeva mica quale fosse. Non c’è da polemizzare sul fatto che l’attentato dell’11 settembre sia stato una tragedia ma lo stesso vale per la risposta che il mondo occidentale ha avuto nei confronti dei paesi arabi. Il giornalista Tiziano Terzani qualche giorno dopo i fatti aveva scritto una lettera pubblicata sul Corriere della Sera che doveva intitolarsi ‘Una buona occasione’: cioè una buona occasione per evitare un’altra guerra.
La rabbia che quell’atto crudele aveva suscitato negli animi era però troppo forte per trovare un’altra via d’uscita.
Il ‘nemico’ non era più umano; veniva messo in atto un processo di disumanizzazione da parte dei mass media, in modo tale da essere giustificati da qualsivoglia accusa; da qualsiasi azione che i ‘nostri’ soldati avrebbero commesso durante le ‘operazioni contro il terrorismo’; sarebbe più corretto in questo caso parlare di invasione o di occupazione.
I numeri
Cominciava così il bombardamento dell’Afghanistan. Secondo i dati del Watson Institute della Brown University, dal 2001 al 2021, le vittime civili decedute a causa delle violenze e delle conseguenze dell’intervento militare sono state circa 47245 in Afghanistan e 24099 in Pakistan. Per non parlare poi di quelli in Iraq. Uno studio pubblicato su Lancet, al centro di numerose critiche, stima circa 600 mila morti tra il 2002 e il 2006, numeri da far accapponare la pelle. Tutto ciò senza tener conto degli effetti causati dalla guerra su fattori come acqua, cibo, servizi igienici e sanitari oltre al peggioramento socioeconomico dei paesi colpiti.
La macchina dell’informazione ha taciuto le crudeltà commesse, perché come ha affermato il sociologo e linguista Noam Chomsky alcune vittime ricevono ampia attenzione mediatica altre poca o nessuna. A cambiare la situazione ha provato Julian Assange ma si trova ora a pagarne le conseguenze.
Dunque è doveroso ricordare i fatti dell’11 settembre, non dimenticare che quando avremmo potuto abbracciare altre strade abbiamo pensato di avere il monopolio del ‘bene’ riuscendo con coscienza a perseguire il male.
Umberto A. Zedda