Equo compenso, OICE: “La domanda pubblica non segue la richiesta di gare a prezzo fisso, solo 2 su 40 da luglio a oggi”
Lupoi: “Le amministrazioni non rinunciano al rapporto qualità/prezzo, ma intanto il mercato frena; fondamentale e urgente è invece la revisione del decreto parametri”
Equo compenso, OICE: “La domanda pubblica non segue la richiesta di gare a prezzo fisso, solo 2 su 40 da luglio a oggi”
L’OICE l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, fa un primo bilancio, con il suo Osservatorio, sui bandi emessi dal primo luglio ad oggi e in particolare ha analizzato quante procedure di affidamento sono state emesse bloccando il ribasso sui compensi e ammettendolo solo sulle spese.
Questo il risultato: in 75 giorni dall’entrata in vigore del decreto 36 sono state soltanto due le stazioni appaltanti che hanno azzardato gare a prezzo fisso con ribasso sulle sole spese, per un totale di 4 procedure su 42; le restanti 38 gare di progettazione sono state emesse, come sempre, con l’OEPV e con ribasso unico su corrispettivi e spese, con un “peso” assegnato alla parte economica non superiore a 30 punti su 100. Tutto questo in un bimestre luglio/agosto 2023 che ha registrato un calo (sull’analogo bimestre del 2022) dell’82% in valore e dell’87,1 % in numero (fonte Osservatorio OICE/Informatel).
Per Giorgio Lupoi, Presidente dell’Associazione
“le gare di progettazione a prezzo fisso possono essere definite una boutade che non ha riscontro sul mercato, ma che intanto in due mesi e mezzo ha contribuito – non da sola – a rallentare la domanda.
Si parla in più occasioni e su diversi tavoli, anche istituzionali, delle criticità indotte dalla legge 49 sull’equo compenso, nei rapporti pubblici e privati; si indicono e poi si rinviano riunioni e tavoli di lavoro, si annunciano “battaglie” sostenendo la legittimità delle gare a prezzo fisso con ribasso solo sulle spese a tutela dei professionisti, senza porsi neanche la domanda se la legge si applichi agli appalti pubblici di servizi o invece ai soli contratti d’opera professionale. Tutto questo con un solo apparente risultato: creare ulteriore confusione e quindi indurre una brusca frenata del mercato pubblico“.
Brusca frenata estiva
Pur considerando l’effetto “svuota-cassetti” che ha determinato il boom di giugno, (ultimo mese di vigenza del vecchio codice) ad avviso dell’Associazione non si dovrebbe essere molto lontani dal vero nell’ipotizzare – come alcuni commentatori fanno – che le incertezze su questi temi rappresentino un’ulteriore concausa della brusca frenata estiva.
Per il Presidente dell’OICE:
“è evidente che la risposta di chi deve gestire la domanda pubblica è assolutamente impermeabile alle suggestioni di alcuni che suggeriscono di fare gare a prezzo fisso. Preoccupa invece che tutto questo freni il mercato quando l’interesse di tutti dovrebbe essere quello di riprendere al più presto il trend precedente al nuovo codice appalti che meritoriamente ha ribadito che la base di gara deve essere definita sempre e senza eccezioni applicando l’allegato I.13 che ha recepito il decreto parametri del 2016.
Adesso però occorre intervenire sull’adeguamento dei compensi definiti nell’allegato del codice, che ha anche avuto il merito di allineare ai compensi vigenti i contenuti dei due, e non più tre, livelli progettuali, magari includendo anche quelle attività nuove, di supporto di project management che le amministrazioni stanno chiedendo sempre più. Su questo noi ci siamo, per fare chiarezza al più presto, anche sul tema dell’accesso al mercato, come già segnalato”.