Intervista a Marco Caldiroli, presidente nazionale dell’Associazione Medicina Democratica, in occasione dell’uscita del film documentario “Chemical Bros” di Massimiliano Mazzotta.
Il film “Chemical Bros”
Il film analizza i gravi danni prodotti dalla filiera del fluoro, attraverso la ricostruzione di alcuni passaggi fondamentali: un viaggio che inizia in Sardegna, passa per il Veneto e arriva, infine, in Gran Bretagna. Attraverso il percorso della fluorite, dall’estrazione fino ai polimeri fluorurati e ai PFAS, vengono svelati e spiegati i gravi rischi per la vita dei cittadini e per l’ambiente.
I fluoruri, composti derivati dal fluoro che si trovano regolarmente in natura e nelle acque potabili, possono dar luogo a gravi rischi per la salute nei casi di assunzione massiccia degli stessi. La fluorosi è, infatti, una malattia che determina una crescita abnorme delle ossa fino a determinare fratture spontanee.
Sono numerose le inchieste aperte, come quella che coinvolge la Fluorsid, per inquinamento industriale: l’azienda, dopo la sentenza arrivata nel 2019 con la quale si è assunta l’obbligo di bonifica integrale, non ha, però, ancora proceduto.
O, ancora, l’inchiesta che riguarda l’ex azienda Miteni, nella provincia di Vicenza, ancora al centro di un procedimento giudiziario per inquinamento da Pfas, scoperto nel 2013 ma che tutt’ora interessa e danneggia circa 300.000 persone della provincia e di altre aree limitrofe.
Che cos’è Medicina Democratica
Medicina Democratica è un’Associazione costituita nel 1978 composta da medici, ricercatori e tecnici specialisti di varie discipline che si occupa principalmente di salute nei luoghi di lavoro attraverso inchieste e azioni miranti al rispetto delle leggi in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Ma non solo.
“Come Associazione ci occupiamo in generale del rispetto della salute collettiva, intesa come sicurezza del lavoro a garanzia di un ambiente salubre e di condizioni di vita dignitose: siamo un’associazione che mette insieme questi tre aspetti, ricomprendendo così lo stato di salute collettiva e individuale”.
Il ruolo di Medicina Democratica in questa iniziativa
“Abbiamo, sostanzialmente, avuto due ruoli per questo film: il primo quello di essere cofinanziatori assieme all’Associazione LIFE AFTER OIL e a Sardegna Film Commission; in secondo luogo abbiamo anche dato un supporto tecnico soprattutto per gli aspetti di carattere ambientale e le relative normative che erano utili per impostare in maniera corretta e scientifica il docufilm”.
Il film
“Concordemente con il regista abbiamo impostato il lavoro ricostruendo alcuni passaggi fondamentali della filiera del fluoro. Siamo partiti dalla miniera del Silius e da una miniera gemella che c’è in Gran Bretagna, quindi dalla prima trasformazione siamo poi risaliti agli altri impieghi principali del fluoro in particolare per la parte relativa ai polimeri fluorurati che sono diffusissimi.”
Attraverso riprese esclusive, interviste ai pastori che hanno subito danni e scottanti telefonate inedite il film si propone di richiamare, ancora una volta, l’attenzione sui gravi danni che questa filiera produce per le comunità.
Danni testimoniati, ad esempio, dalle malformazioni riscontrate nelle pecore che brucavano l’erba nelle zone contaminate. La fluorosi è, infatti, una malattia che determina una crescita abnorme delle ossa fino a determinare fratture spontanee.
Alte dosi di fluoro inorganico, quello effettivamente prodotto dalla Fluorsid, comportano malformazioni negli animali come negli umani (se esposti ad alte dosi).
La fluorite, dall’estrazione fino ai polimeri fluorurati e ai PFAS
“È necessario tenere in considerazione che l’esposizione diretta all’acido fluoridrico, il principale prodotto della Fluorsid, è in grado di uccidere subito. È uno degli acidi più forti e corrosivi che esistano, scioglie immediatamente ogni cosa. Questo, ovviamente, succede se si ha proprio un contatto diretto con l’acido”.
Il fluoro viene anche utilizzato, ad esempio, nel dentifricio per rafforzare i denti; ovviamente si tratta di piccole quantità proprio perché è impiegato per incrementare il cumulo di calcio sulle ossa. Una esposizione continua ed elevata può però portare ad uno sviluppo abnorme delle ossa che, conseguentemente, comporta una serie di patologie simili all’artrite.
“I PFAS invece sono, purtroppo, molto più subdoli: sono dei disturbatori endocrini riconosciuti, cioè vanno a scompensare il sistema ormonale umano. Questo ha degli effetti particolarmente negativi su soggetti in via di formazione cioè i bambini, in particolare i maschi, incidendo anche sulla fertilità.”
Sull’argomento un approfondimento di grandissimo interesse è costituito dal dossier curato da Marco Caldiroli e Domenico Scanu dell’ISDE (International Society of Doctors for Environment) Sezione Sardegna, proprio sul fluoro inorganico e sulla filiera industriale consultabile nel sito di Medicina Democratica.
La filiera del fluoro e la contaminazione
La contaminazione si configura come una lesione dei diritti umani costituzionalmente garantiti e non è, purtroppo, una circostanza che si verifica solo in Sardegna: in Gran Bretagna sono presenti le stesse problematiche.
“È proprio questa forma di occupazione e di controllo della produzione del fluoro che in qualche modo si porta dietro il calpestamento dei diritti delle persone e tende a ridurre la possibilità di dire la propria o comunque di cercare di difendere i propri diritti”.
Questo dato è preoccupante: anche in Sardegna deve essere considerato il peso costituito dal ricatto occupazionale.
“Alcune istituzioni sono intervenute anche se abbastanza tardivamente ma non c’è stata, comunque, una azione conseguente. Anche lo stesso processo è stato attivato da un’iniziativa da parte dei Carabinieri forestali che, paradossalmente, si sono trovati di fronte a comunicazioni che erano dell’Arpas e che davano sostanzialmente una visione tranquillizzante degli impatti della fluorite; quindi c’è voluto un ente non tradizionalmente di vigilanza per poter far emergere tutta una serie di problematiche ambientali.”
“Noi di Medicina Democratica avevamo fatto una segnalazione al difensore civico della Sardegna ma la risposta di allora è stata che il difensore civico in Sardegna non c’è! Ci risulta che è stato invece previsto, come tutte le regioni dovrebbero avere, solo dopo la nostra richiesta e quindi magari torneremo alla carica anche nei suoi confronti”.
In un’economia in crisi come quella italiana, e in particolare quella sarda, come è possibile secondo voi bilanciare il diritto alla salute con il diritto al lavoro? Quali soluzioni sono adottabili tenendo in considerazione il maggior peso del ricatto occupazionale?
“Attualmente in Sardegna c’è nuovamente molto interesse verso le miniere e verso l’attività estrattiva che da esse ne deriva; non solo quelle di carbone ma anche quelle di altri componenti.
Anche e soprattutto per le difficoltà di approvvigionamento che si stanno presentando occorre che l’Europa stabilisca regole ferree per queste attività, che possono essere rese in ogni caso compatibili con il rispetto delle persone e dell’ambiente e senza, soprattutto, ripetere gli errori del passato, attraverso uno sfruttamento brutale del territorio da un lato e il pagamento non corretto nei confronti dei lavoratori dall’altro.
Si tratta di una sfida europea, non solo dell’Italia e non solo della Sardegna, per fare in modo che siano stabilite regole ferree sulle modalità di utilizzo e di sfruttamento di queste risorse sia per gli aspetti ambientali sia per il rispetto dei lavoratori.
Questo è l’obiettivo principale da raggiungere. Significa anche che, ovviamente, è necessario fare in modo che il prezzo di una materia sia quello reale cioè che includa nel costo anche la tutela ambientale e il rispetto e la sicurezza dei lavoratori.
Vuol dire dare un prezzo “maggiore” di quello che è, invece, legato agli abusi e allo sfruttamento. Oggi anche l’Europa utilizza materie con dei prezzi molto più bassi perché vengono da zone dove questi diritti e queste tutele non vengono rispettate.
Se vogliamo essere indipendenti anche da queste fonti dobbiamo imparare a fare in modo che l’utilizzo e lo sfruttamento di queste risorse avvenga con delle regole europee precise”.
Metodologia specifica per le bevande diverse dall’acqua
Nel 2022 sono state effettuate, inoltre, analisi anche per la birra Ichnusa sia da parte di Medicina Democratica sia da parte dei tecnici dell’azienda stessa: i risultati sono controversi.
Per la valutazione della presenza di fluoruri nella birra, infatti, in mancanza di metodica analitica riconosciuta internazionalmente, ci si avvale della metodologia utilizzata per l’acqua senza tenere in considerazione, però, le caratteristiche proprie della bevanda. Le componenti alcoliche presenti nella birra, infatti, possono comportare variazioni nei risultati.
L’Unione Europea si sta muovendo per cercare di individuare una metodologia analitica specifica diversa da quella normalmente utilizzata per l’acqua che sia, dunque, applicabile alle altre bevande presenti in commercio; una metodologia utile all’individuazione e valutazione dei valori non solo per il fluoro ma anche per altri contaminanti.
Resta, comunque, un obbligo normativo da parte delle Asl di verificare la qualità dell’acqua prima che venga utilizzata per la produzione di bevande tra le quali anche la birra.
Il film è disponibile in streaming dal 25 settembre sulla piattaforma dedicata al cinema indipendente www.openddb.it. Tutti i contenuti sul sito sono accessibili tramite una donazione libera.
Elena Elisa Campanella