L’industrializzazione avanzata e l’evoluzione degli strumenti di comunicazione, fattori innovativi determinanti, generatori di modifiche profonde soprattutto dagli anni ’70 e a tutt’oggi, hanno comportato rilevanti criticità a livello sociale, in particolar modo tra i giovani.
L’individualismo e la scomparsa della figura dell’”Altro”
Il filosofo tedesco-coreano Byung-Chul Han descrive in maniera esemplare la scomparsa della figura dell’”Altro”, del nostro prossimo, nel mondo dominato dalla comunicazione digitale e dai rapporti neoliberistici di produzione.
La singolarità dell’Altro, dell’altro individuo, del nostro prossimo, disturba, dice Han.
L’incessante circolazione di informazioni e capitali e la rimozione dell’Altro da Sé lascia il campo al proliferare dell’Uguale, di esseri omologati e uniformati; processo questo che facilita e favorisce la massima velocità e funzionalità dei processi sociali.
Ma dove è promossa solo la positività dell’Uguale, del conforme, la vita si impoverisce e sorgono nuove patologie: l’esplosione dell’Io, dell’individualità esasperata, genera angoscia e distruttività, l’esperienza del reale e la conoscenza sono sostituite dalla mera informazione, le relazioni personali cedono il posto alle connessioni telematiche.
Si crea un eterno presente, momentaneo e provvisorio; tutto è informazione e le informazioni sfuggono facilmente, tanto più se non diventano “conoscenza”. Solo l’incontro con l’Altro, che destabilizza e contraddice, può generare reale esperienza.
La radicale evoluzione della comunicazione
A partire dagli anni 70 l’industrializzazione avanzata e la rapidissima e radicale evoluzione della comunicazione attraverso gli strumenti informatici hanno comportato modifiche sostanziali nei rapporti sociali e nella vita personale che non sempre hanno avuto modo di trovare un adattamento sufficientemente positivo.
Innovazioni che hanno dato luogo a forme di comunicazione, ed a conseguenti interrelazioni, totalmente mutate con ciò creando le condizioni per una forte spinta all’individualismo ed alla autorealizzazione assoluti, con notevoli difficoltà, spesso, nell’accettazione di ostacoli e fallimenti da parte di ampie fasce di popolazione, in particolare quelle più svantaggiate.
Soprattutto le giovani generazioni sentono la necessità di cercare consensi all’interno del mondo virtuale, in fuga da un mondo reale che risulta troppo complesso e disgregato, e l’aumento esponenziale delle comunicazioni e delle relazioni, sia nella quantità che nelle modalità è, in realtà, solo apparente: manca quella che viene definita la comunicazione emozionale.
Senza conoscere e considerare lo stato d’animo dell’interlocutore il messaggio non può essere corretto, non può essere reale: si viene a determinare un forte distacco dalla realtà e diviene essenziale l’apparire e non l’essere. Da questo fenomeno nessuno è escluso.
Individualismo ed economie capitaliste
Se si tengono in considerazione le società e le economie capitaliste è possibile osservare come esse siano caratterizzate da un imperante individualismo: le relazioni che vengono intraprese nel corso della vita sono concepite come strumentali all’accrescimento del proprio benessere; la valorizzazione del capitale economico è perseguita a discapito di quello umano e l’individuo non è considerato parte attiva del sistema.
Viene, così, eliminata ogni considerazione di carattere relazionale/emozionale, considerazioni determinanti, invece, per la costruzione e il mantenimento di una società essenzialmente sana. In una società individualista è difficile concepire l’idea del sacrificio del singolo per una causa sociale più elevata.
Un sistema economico, però, non può reggersi sull’individualismo assoluto ma sulle relazioni che lo costituiscono: perché questa non appaia una affermazione ideologica può essere utile l’esempio della necessità di solidarietà e senso della comunità nella responsabilità necessari per il superamento della pandemia Covid. Come rompere, quindi, questo schema imperante per riportare una dimensione collettiva e di comunità?
Sostenibilità per garantire benessere: la Felicità Interna Lorda
La società ed i rapporti umani sono complessi e non possono essere genericamente relegati ad una logica retributiva: senza considerare le complessità e i molteplici aspetti che compongono la nostra società saremmo semplicemente annichiliti dall’egoismo e tenderemmo a considerare “l’altro” semplicemente come un nemico.
Ma analizzare le complessità richiede impegno e sforzi, politici ed economici.
Un concetto molto interessante in tal senso è quello di Felicità Interna Lorda (Gnh: Gross National Happiness) teorizzato dal quarto re del Bhutan, Jigme Singye Wangchuck; un pensiero che tende al progresso e che vuole attribuire uguale importanza agli aspetti non economici del benessere.
I quattro pilastri del FIL, secondo la teorizzazione fornita dal governo bhutanese, sono:
- lo sviluppo socioeconomico sostenibile ed equo;
- la conservazione dell’ambiente;
- la conservazione e promozione della cultura;
- e, infine, un buon governo.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato, nel 2011, la risoluzione 65/309:
e ha sollecitato i paesi membri a seguire l’esempio del Bhutan e a misurare, quindi, la felicità e il benessere della popolazione; perché la felicità è un “obiettivo umano fondamentale”.
I nove ambiti che il valore FIL tiene in considerazione sono: benessere psicologico; salute; uso del tempo; istruzione; diversità culturale e resilienza; buon governo; vitalità della comunità; diversità ecologica e resilienza standard di vita.
Tutti elementi che, tra le altre considerazioni, possono condurre ad una vita lunga e in salute.
Alcune considerazioni
Analizzare le complessità richiede impegno e sforzi e, come in ogni circostanza, non mancano le contraddizioni. Il Bhutan è considerato uno dei paesi più poveri dell’Asia ma, secondo alcuni sondaggi, anche il più felice del continente.
Questo non significa necessariamente che per essere una società felice si deve essere poveri ma può essere molto utile analizzare questi elementi per migliorare le condizioni della nostra società in un’ottica di sostenibilità sociale, economica ed ambientale.
L’economista americano Robert H. Frank scrive:
“Meno spendiamo in beni vistosi, più riusciamo a ridurre ingorghi nel traffico, più tempo dedichiamo alla famiglia, agli amici, al sonno, ai viaggi, e ad altre attività interessanti: sulla base della migliore evidenza empirica, possiamo affermare che riallocare il nostro tempo e denaro in queste e simili attività ci renderebbe la vita più sana e più felice”.
Elena Elisa Campanella