Nuova bozza DDL sugli Affitti Brevi: Soddisfatti a metà
“Siamo solo parzialmente soddisfatti del testo del DDL che abbiamo ricevuto ieri dal Ministero del Turismo – dichiara il Presidente F.A.R.E. Delia di Maio – in quanto ci sono ancora molti punti poco chiari che creano ulteriore confusione tra le normative già esistenti che regolano gli affitti brevi e alcune problematiche novità introdotte in questo, che al momento, non è ancora il testo definitivo”.
Nuova bozza DDL sugli Affitti Brevi: Soddisfatti a metà
“Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente il netto cambio di passo sulla motivazione principale che passa dallo ‘spopolamento dei centri storici’ al ‘combattere il fenomeno dell’abusivismo’: cambiamento per nulla scontato dato il clamore mediatico suscitato dalle dichiarazioni dei mesi scorsi di alcuni Sindaci, e apprezziamo anche la scelta di individuare, stavolta in maniera dettagliata come da nostra richiesta, le aree precise in cui viene stabilito – dal Ministero e non dai Sindaci – l’obbligo del pernottamento minimo di due notti”.
“Siamo soddisfatti anche dell’abolizione del vincolo legato ai nuclei familiari che compariva nella prima bozza del testo, cosi come dell’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN) – continua il Presidente F.A.R.E. – e soprattutto dell’obbligo per i portali di prenotazione online di inserire non solo annunci provvisti di CIN ma di verificarne la veridicità attraverso la Banca Dati che sarà pubblica, come già richiesto da F.A.R.E.
Come Federazione abbiamo sempre sostenuto, ancor prima dei tavoli ministeriali a cui abbiamo partecipato, che le Online Travel Agency debbano giocare un ruolo fondamentale nella lotta all’abusivismo, ed era inconcepibile che su questi grandi portali si potesse trovare di tutto… e di più. Chi opera in maniera abusiva deve essere penalizzato e sanzionato, senza se e senza ma, e quindi ben vengano alcuni inasprimenti delle sanzioni previste. Siamo sempre stati favorevoli all’esposizione del CIN ma riteniamo che sia sufficiente solo all’ingresso dell’appartamento, praticamente inattuabile l’esposizione fuori dagli edifici”.
“Ci sono ancora molti aspetti che andrebbero chiariti”
“Nonostante ciò, ci sono ancora molti aspetti che andrebbero chiariti e altri che a nostro avviso andrebbero eliminati. Andrebbe chiarito l’aspetto legato alle prestazioni accessorie, che potrebbero causare una sovrapposizione con altre categorie del settore extralberghiero, cosi come la inutile richiesta di una SCIA per chi loca in forma imprenditoriale – prosegue Di Maio – non è chiara né attuabile, in questi termini, neanche la richiesta di adeguamento alla normativa antincendio, in quanto riferita all’applicabilità alle strutture ricettive, e le locazioni turistiche non lo sono. Secondo questo criterio tutti gli appartamenti destinati anche solo per un breve periodo alla locazione, con qualsiasi forma di contratto previsto dalle normative vigenti, devono essere adeguati a una normativa peculiare di strutture aperte al pubblico.
Senza tenere conto poi delle problematiche legate agli improbabili adeguamenti di dimore storiche o vincolate. Riteniamo inoltre incoerente e inaccettabile il limite massimo di due appartamenti come criterio per definire l’imprenditorialità: non ha alcun razionale che chi affitta, magari solo due volte l’anno 3 appartamenti o addirittura 3 camere nella stessa unità immobiliare sia costretto ad aprire partita IVA. La proposta infatti, lacuna che già aveva la legge 178 del 2020 citata nel DDL, parla solo di appartamenti ma non di porzioni di immobili, e nemmeno di ville”.
“Continuiamo a pensare che il metodo del confronto adottato dal Ministro Santanchè sia quello vincente, e chiediamo di continuare su questa strada che, seppur abbia iniziato a dare qualche piccolo frutto, è ancora lunga prima di riuscire ad ottenere il miglior risultato possibile per un argomento talmente importante come quello della proprietà privata, che in più circostanze è stata definita ‘sacra’ dal Ministro, – conclude il Presidente di Maio – e attendiamo quindi un ulteriore incontro al Ministero prima della stesura finale del testo: in questo momento quello di cui non abbiamo proprio bisogno è un’ulteriore norma che crei solamente altra confusione, perché di regole e norme ne abbiamo già a sufficienza”.