Si è tenuta oggi presso la Corte d’Appello di Sassari l’udienza che ha respinto la richiesta di estradizione emessa dalle autorità turche per il caso Devrim Akcadag.
Devrim, giornalista tedesco di origine curda, era arrivato in Sardegna il 31 luglio scorso per trascorrere una vacanza insieme alla figlia di undici anni ma è stato fermato ed arrestato il giorno dopo dalla Digos di Sassari in esecuzione di un mandato di arresto internazionale con richiesta di estradizione emesso dalle autorità turche.
Viene accusato di partecipazione ad attività terroristiche.
L’arresto in realtà, non si sarebbe nemmeno dovuto verificare: le autorità tedesche si erano già espresse in merito per ben tre volte ma le autorità italiane hanno bypassato le sentenze dell’alleato europeo dando invece seguito alla richiesta proveniente dalle autorità turche.
La decisione
La Corte d’Appello di Sassari ha, dunque, deciso: è stata respinta la richiesta di estradizione emessa dalle autorità turche nei confronti del cittadino tedesco Devrim Akcadag.
Devrim, dopo quattro giorni trascorsi nel carcere di Bancali e dopo più di un mese agli arresti domiciliari, è finalmente un uomo libero.
Le motivazioni della sentenza emessa oggi dalla Corte d’Appello di Sassari sottolineano elementi di fondamentale importanza.
Prima di tutto la Corte fa riferimento alla fumosità delle accuse mosse nei confronti di Devrim Akcadag: non erano presenti elementi di prova che dimostrassero l’effettiva partecipazione dell’uomo ad attività terroristiche; c’erano solo delle dichiarazioni di due individui che affermavano che Devrim era un terrorista mentre il suo intento era solamente quello di realizzare delle interviste per il servizio televisivo durante la sua permanenza in Iraq.
Un secondo elemento importante sottolineato dalla Corte riguarda l’incompatibilità del regime carcerario turco con gli standard in materia di diritti umani.
E, infine, terzo elemento, il carattere persecutorio della richiesta di estradizione. Devrim è, infatti, un cittadino europeo, arrestato in Italia sulla scorta di red Notice dell’Interpol in totale assenza di prove. Rischiava fino a 15 anni di carcere in Turchia per aver semplicemente svolto il proprio lavoro di giornalista.
L’interrogazione parlamentare
I deputati Angelo Bonelli e Luana Zanella hanno presentato il 6 ottobre scorso una interrogazione parlamentare sul caso. La risposta del Sottosegretario di Stato all’Interno Emanuele Prisco, è chiara:
“In data 7 agosto 2023, anche nelle more dei complessivi accertamenti da svolgere in ordine alla vicenda in questione, a mezzo della preposta articolazione, il Ministero della Giustizia ha chiesto alla corte di appello il mantenimento della misura cautelare in atto”.
Il Ministero della Giustizia ammette, dunque, il proprio intervento per la richiesta del mantenimento della misura cautelare in atto (arresti domiciliari). Devrim ha trascorso quattro giorni nel carcere di Bancali a Sassari per poi scontare gli arresti domiciliari nella sede dell’Associazione ASCE a Selargius.
Il 10 agosto, inoltre, il Ministero della Giustizia italiano ha posto alcuni quesiti alle autorità tedesche:
viene chiesto alle autorità tedesche se avessero intenzione di emettere un mandato di arresto europeo nei confronti di Devrim; è stato chiesto, inoltre, di specificare se Devrim Akcadag abbia mai goduto dello status di protezione internazionale; infine è stato chiesto alle autorità tedesche se la Turchia avesse già avanzato questa richiesta alla Germania.
La posizione dell’Italia
Ma le autorità tedesche si erano già espresse in merito alla vicenda per ben tre volte:
la Turchia aveva presentato alla Germania una prima richiesta di assistenza giudiziaria per l’interrogatorio di Devrim nel 2013, esattamente dieci anni fa.
Le autorità giudiziarie tedesche avevano già avviato un’indagine penale in Germania a carico di Devrim, indagine che verrà archiviata per mancanza assoluta di prove sulla sua effettiva affiliazione ad un’organizzazione terroristica.
Nel 2014 la Turchia presenta un’ulteriore accusa nei confronti di Devrim per appartenenza al PKK e l’anno dopo, nel 2015, presenta una terza richiesta di assistenza legale alla Germania che si rifiuta di procedere: le accuse sono prescritte e non ci sono prove a sostegno delle accuse.
Perché, quindi, le autorità italiane non hanno tenuto in considerazione le sentenze già emesse dalle autorità tedesche? Perché non sono intervenute prima del suo arresto per evitarlo?
Il Ministero della Giustizia, infatti, può e deve verificare preventivamente la legittimità del mandato d’arresto per evitare una eventuale lesione di diritti fondamentali. Considerando le persistenti e sistematiche violazioni dei diritti umani e fondamentali da parte della Turchia e l’utilizzo abusivo da parte della stessa dei Red Notice dell’Interpol, le autorità italiane hanno comunque permesso l’arresto di un cittadino europeo.
Oggi Devrim Akcadag può tornare ad essere un libero cittadino. Ma il suo caso, così come la decisione emessa oggi dalla Corte d’Appello di Sassari, dovranno essere sempre tenuti in considerazione.
Elena Elisa Campanella
Per maggiori approfondimenti sulla vicenda clicca qui: Il caso di Devrim Akcadag rivela tutta l’indecisione sul rispetto dei diritti fondamentali in Italia