“Fàulas – il Festival che ribalta i luoghi comuni sulla Sardegna”
“Fàulas – il Festival che ribalta i luoghi comuni sulla Sardegna”. Grande successo a Oristano per la seconda edizione.
All’’evento di Assemblea Natzionale Sarda sold out al Teatro San Martino e centinaia di persone coinvolte nelle attività e nelle piazze del centro storico.Si è tenuta questo fine settimana ad Oristano la seconda edizione di “Fàulas – il Festival che ribalta i luoghi comuni sulla Sardegna”.
Chi sono i davvero sardi? Chi ne ha raccontato la storia e chi ne racconta il presente?
Cosa di quel che si dice è uno stereotipo?
A smontarli sono stati due giorni di giochi, cultura, interviste, proiezioni, visite guidate, DJ set e musica dal vivo, ma soprattutto l’evento più importante si è tenuto al Teatro San Martino di Oristano.
Dove si sono tenuti gli ANS Talk, i monologhi di Fàulas.
Sul palco sei esperti sardi e internazionali di diverse aree di studio hanno intrattenuto gli oltre 100 spettatori presenti in platea smontando le più comuni “fàulas” sulla politica, sulla musica, la lingua e l’identità sarda.
Ad aprire le danze è stato il professore di sociologia maltese Godfrey Baldacchino che ha smontato l’idea che una terra come la Sardegna, piccola rispetto agli altri Paesi nel mondo, possa essere un Paese sovrano.
«Malta è un paese sovrano con un aeroporto di 3 km di pista.
Il paese è lungo 8 piste – ha fatto notare l’ex prorettore dell’Università di Malta – ma è sovrano, indipendente e sapete di che Paese è il presidente del Parlamento Europeo? Maltese»
Altro ospite internazionale il professore francese di linguistica Marc Démont del Centre College nel Kentucky che ha illustrato come la lingua sarda non solo non sia inutile come tanti sardi pensano.
Ma con il suo corso è riuscito a far usare il sardo ai suoi studenti stranieri come “lingua ponte” per imparare le altre lingue neolatine d’Europa.
I quali non hanno neanche avuto bisogno di differenziare le varianti, percependone a differenza dei sardi la sua globale unità.
La sardo-francese Noémie Podda, esperta in patrimonio culturale, ha raccontato come i costumi sardi non siano fermi in un tempo antico ma in realtà sono frutto di scambi culturali dei sardi.
Scambi, con altre realtà nel mondo e tuttora sono in evoluzione.
L’archeologa Sara Corona ha invece ribaltato il concetto del “siamo sardi ma anche italiani”.
Da molti sardi sentito vero, spiegando come quel “ma” indichi proprio un conflitto tra le due identità.
E che sia ancora presente un processo di neutralizzazione dell’identità sarda che ancora oggi può diventare un problema per la stabilità dell’identità italiana.
L’avvocata Marta Spada ha invece esplicato i limiti giuridici e politici dello Statuto sardo per confutare il luogo comune del “non riusciamo a usare l’autonomia, figuriamoci l’indipendenza”.
Pertanto l’autonomia più che un’opportunità, al contrario diventa un limite alla prosperità dei sardi.
E a concludere l’applauditissimo intervento dell’etnomusicologo Bustianu Pilosu che ha sconfitto l’idea del canto a tenore come un qualcosa di noioso e antiquato.
Ma che in realtà vive tuttora ovunque grazie a tanti ragazzi, dai paesi sardi fino in Giappone.
In mezzo ai monologhi anche un episodio speciale della sit-com “Angius’House” del comico Luigi Bullita, uno spot in chiave ironica contro la vergogna a parlare in sardo.
E la musica elettronica contemporanea suonata con l’organetto da Pierpaolo Vacca, strumento non utile soltanto ai balli sardi.
Il festival si è poi concluso con una grande festa nei locali in città e i soci di Assemblea Natzionale Sarda hanno dato appuntamento alla prossima edizione di Fàulas nell’autunno del 2024.