Gad Lerner e “Il Sogno di Gramsci”
Gad Lerner e “Il Sogno di Gramsci”: un duplice appuntamento nell’Isola per il celebre giornalista (già direttore del TG1, collaboratore del Manifesto, del Corriere della Sera e di Repubblica, vicedirettore de La Stampa e inviato de L’Espresso, tra le firme de Il Fatto Quotidiano).
Protagonista insieme con Silvia Truzzi dello spettacolo dedicato al grande intellettuale, politico e scrittore, in scena giovedì 9 novembre alle 20.30 al Teatro Massimo di Cagliari per la rassegna “Pezzi Unici”.E venerdì 10 novembre alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale, sotto le insegne del CeDAC Sardegna.
Un inedito ritratto di Antonio Gramsci attraverso alcuni suoi scritti liceali, ritrovati nella primavera del 2022.
In cui sono già presenti alcuni dei fondamenti del suo pensiero, a partire dall’idea della cultura come strumento di crescita personale e sociale.
Un incontro con Gad Lerner – giovedì 9 novembre alle 17.30 a La Fabbrica Illuminata di Cagliari, nell’ambito del progetto Cagliari dal Vivo 2023 –
Rappresenta un’ulteriore occasione di confronto e dialogo sulle intuizioni gramsciane e sulla vita e le opere dell’autore dei “Quaderni del Carcere”, personalità di spicco nel panorama europeo e mondiale.
Per saperne di più: http://www.cedacsardegna.it
Viaggio nella cultura del Novecento tra idee rivoluzionarie e coscienza sociale con “Il sogno di Gramsci / I temi liceali di un giovane ribelle”.
Uno spettacolo di e con Gad Lerner e Silvia Truzzi in cartellone in prima regionale giovedì 9 novembre alle 20.30 al Teatro Massimo di Cagliari per “Pezzi Unici” / Rassegna Trasversa.
Sotto le insegne del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
La pièce originale trae spunto da alcuni scritti di Antonio Gramsci, ancora adolescente, rinvenuti nella primavera del 2022, in cui sono presenti in nuce diverse questioni cruciali attorno a cui si svilupperà il suo pensiero.
Un inedito ritratto del grande intellettuale, uomo politico, filosofo e scrittore, tra le menti più brillanti del Novecento e figura di spicco della cultura europea e mondiale.
“Il sogno di Gramsci” di e con Gad Lerner e Silvia Truzzi, per la regia di Simone Rota, in un allestimento multimediale con la scenografia di Giorgia Ricci e la direzione della fotografia di Mauro Ricci.
– produzione Loft Produzioni S.r.l. e distribuzione a cura di Epoché ArtEventi – va in scena anche venerdì 10 novembre alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale.
Dove inaugura la Stagione de La Grande Prosa, Danza e Circo Contemporaneo 2023-2024 organizzata dal CeDAC Sardegna.
Un duplice appuntamento nell’Isola, nell’ambito della tournée nazionale, con un incontro con Gad Lerner, giovedì 9 novembre alle 17.30 a La Fabbrica Illuminata in via Falzarego n. 35 a Cagliari.
– inserito nel progetto Cagliari dal Vivo 2023 – per una riflessione sul ruolo e l’importanza di Antonio Gramsci e sull’attualità delle sue idee.
“Il sogno di Gramsci” parte dalle intuizioni e dalle riflessioni di uno studente delle superiori, destinato a diventare un punto di riferimento per le generazioni future.
Non solo per la profondità e lucidità delle sue convinzioni ma anche per il suo senso di umanità e comprensione verso i propri simili, unito al rigore etico e morale.
Per il suo coraggio e la sua coerenza, insieme alla capacità di immaginare e teorizzare un futuro migliore.
Una narrazione a due voci che attraverso le parole e le immagini – come la fotografia iconica di un giovane intellettuale accostata alla foto segnaletica del detenuto politico.
– permette di affrontare alcuni degli argomenti che stavano a cuore al ragazzo nato e cresciuto in Sardegna, dotato di una precoce e vivace intelligenza e avrebbero avuto uno spazio significativo nella sua visione del mondo.
«Il suo curriculum scolastico era stato accidentato e discontinuo fin dalle elementari nonostante l’ottimo rendimento.
A causa dell’arresto del padre che aveva precipitato la famiglia in una situazione di povertà estrema» – si legge nella presentazione –.
«Da questa esperienza di privazioni, unita a un’insaziabile e precocissima sete di conoscenza, matura l’idea della cultura come strumento di emancipazione degli ultimi;
un’idea di cultura lontana dall’intellettualismo, capace di creare negli individui la coscienza di classe».
Un inedito ritratto di Antonio Gramsci, attraverso documenti, testimonianze e citazioni dal ricco epistolario che «rievocano la perigliosa vita».
Di un giovane ardimentoso e sensibile alle istanze dei poveri e diseredati, che aveva sperimentato di persona le difficoltà delle classi meno agiate e conosciuto direttamente la miseria dei ceti più umili.
Ma anche fermamente persuaso dell’importanza dell’istruzione per un’armoniosa evoluzione della città. Uno spirito rivoluzionario, figlio della piccola borghesia di una cittadina provincia.
– il padre Francesco Gramsci, di origine arbëreshë, era responsabile dell’Ufficio del Registro di Sorgono, prima della triste disavventura giudiziaria e la madre Giuseppina Marcias.
Donna coraggiosa e determinata, amante delle lettere, a dispetto della modesta istruzione, aveva saputo reagire alle difficoltà, dopo la condanna del marito, con dignità e fermezza.
Inventandosi un lavoro come cucitrice, mentre i figli contribuivano a loro volta al bilancio familiare – conscio del privilegio di chi avesse avuto accesso agli studi superiori e universitari.
Estremamente ricettivo agli stimoli e ai fermenti artistici della vita cittadina così come agli insegnamenti di docenti e luminari, da cui avrebbe attinto sapere e materiali per poi elaborare le sue tesi originali.
Ne “Il sogno di Gramsci” risuona la celebre epigrafe del primo numero de “L’Ordine Nuovo”, nella primavera del 1919.
«Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. / Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo.
/ Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza».
Un’esortazione che appare ancora oggi di straordinaria modernità, nell’affermare il ruolo chiave della cultura per la costruzione di un mondo migliore e di una società più giusta.
Unico antidoto contro le tenebre dell’ignoranza e il prevalere di una cultura dominante imposta dalle élites, resta la conoscenza, frutto di studio e applicazione, fatica e impegno.
Condizione necessaria se non sufficiente per garantire l’attuazione della democrazia e una autentica condizione di libertà.
La chiara consapevolezza delle difficoltà e dei sacrifici da affrontare per mutare il corso delle cose e realizzare l’uguaglianza, è riassunta nel famoso motto, attribuito allo scrittore francese Romain Rolland.
Sull’antitesi solo apparente, risolta in una felice sintesi, tra «pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà».
Il ruolo degli intellettuali nella società, la necessità di assumere una posizione netta e ben definita, emerge tra le righe de “La città futura”, nel 1917.
«Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.
L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti» – afferma Antonio Gramsci –. «L’indifferenza è il peso morto della storia…
È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza.
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare.
Lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa…».
E conclude: «Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo.
E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini.
Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti».
Ne “Il sogno di Gramsci” due giornalisti, Gad Lerner e Silvia Truzzi, portano sul palco le parole e le idee del grande intellettuale e uomo politico.
Tra i fondatori e poi leader del Partito Comunista d’Italia, che anche rinchiuso dentro un carcere con le accuse di «attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato, incitamento all’odio di classe».
Per la sua opposizione al regime, pur gravemente minato nel fisico, riesce a far udire la propria voce, lasciando una preziosa eredità alle su cui riflettere per il presente e il futuro.