Diciannovesima edizione per il Lucca Film Festival, diretto da Nicola Borrelli e da poco conclusosi con all’attivo una serie di masterclass internazionali – Susan Sarandon, Gabriele Salvatores, Isabelle Huppert, Stefania Sandrelli, Mario Martone, Kim Rossi Stuart – proiezioni in prima nazionale, eventi collaterali legati alla videoarte e alla musica elettronica ed esposizioni artistiche a tema cinema, con opere di pittori e collezionisti locali.
Abbiamo intervistato Laura Da Prato, curatrice del concorso internazionale di cortometraggi.
Com’è stata questa edizione?
Ho paura di cosa si aspetterà il pubblico per la ventesima, visti i record di quest’anno. É stato un festival di donne, con Stefania Sandrelli che è di Viareggio e ha introdotto Io La Conoscevo Bene, Isabelle Huppert e naturalmente il premio Oscar Susan Sarandon, che ha fatto una masterclass particolarissima a causa dello sciopero degli sceneggiatori USA. Abbiamo parlato di cosa significhi essere attivisti e di come sia entrata nel cinema dalla porta principale.
Da dove sei partita per avere Susan Sarandon ospite a Lucca? Hai contattato i suoi lontani cugini in zona?
Ci sono due cose da dire: lei ha un bisnonno originario di un paesino vicino Lucca, quindi ci siamo agganciati alla carta parenti e inoltre lei aveva già manifestato la volontà di diventare italiana, quindi ci siamo attaccati anche a questo, ma questa è la parte piccola del lavoro, per il quale ci siamo affidati a un’agenzia che lavora per portare i talenti nei festival. L’intero percorso è durato nove mesi nel quale abbiamo costruito tutte le attività di Susan.
A quattro mesi dall’inizio del festival ci siamo dovuti scontrare con lo sciopero a Hollywood e abbiamo dovuto rimodulare tutte le attività che avevamo previsto insieme a lei, non potevamo proiettare né parlare dei suoi film e abbiamo dovuto ricostruire il tutto, ma è stato un lavoro veramente stimolante.
Vuoi parlarci delle altre masterclass?
La regina Isabelle Huppert ha introdotto La Syndacaliste e si è prestata in modo incredibile a un Q&A di quaranta minuti in italiano.
Gabriele Salvatores ha introdotto il restauro di Nirvana in 4K Ultra a cura di Cecchi Gori Entertainment, che ora uscirà in Blu-ray. Salvatores si è raccontato in modo inedito parlando del suo grande amore per la musica e arrivati a sera ha addirittura chiesto una chitarra e ha strimpellato in piazza.
Da un lato le performance degli artisti di Lucca Effetto Cinema e nella stessa piazza Salvatores in modalità menestrello. Cos’ha suonato?
C’è da dire che – anche lui Premio Oscar – abita a Lucca e si è intrattenuto a lungo. Oltre al grande lavoro che fa sulle colonne sonore dei suoi film, ci ha raccontato della sua prima chitarra, del gruppo musicale che aveva da ragazzo.
Ha suonato di tutto – dall’Equipe 84 a Lucio Battisti – voleva far cantare il pubblico.. In genere lui è uno molto riservato, invece è stato un trascinatore di folle!
Rimanendo in tema musicale, una sezione ha virato sulla videoarte e sulla musica elettronica.
Sì, Over The Real è un vero e proprio festival nel festival diretto da Maurizio Marco Tozzi che si sposa con l’anima underground delle origini di Lucca Film Festival – nato come mostra di corti sperimentali. Abbiamo recuperato questa componente legata ai suoni e alle immagini anche slegate dal linguaggio cinematografico, con una serie di happening dedicati, abbiamo anche conferito un premio a Robert Cahen.
Una rosa variegata, con Mario Martone e Kim Rossi Stuart – che in genere è schivo rispetto agli incontri pubblici.
Sì, infatti ci raccontava che negli ultimi due anni si è un pochino aperto. Per un’ora si è raccontato al pubblico e ha presentato Brado. Si è intrattenuto con noi a fine del festival e si è rivelato un incredibile cinefilo, con rivelazioni alle quali nessuno crederà mai (ride, ndr).
La cosa più assurda del mondo è che lui è un fan di The Rock-Dwayne Johnson e ci ha parlato nel dettaglio di certi film di cui è fan.
Siamo rimasti estasiati al punto che ho chiesto a Kim di tornare il prossimo anno a presentare un po’ di film che gli piacciono.
Una retrospettiva sul cinema di The Rock? Con la sua chiave di lettura potremmo scoprire lati inattesi di Dwayne Johnson.
Possiamo aspettarci davvero di tutto!
Nella selezione di quest’anno mancava una netta divisione tra le categorie fiction e non-fiction, riunite attorno a uno stesso tema.
Con l’inclusione di Over The Real per l’ambito sperimentale, per le altre sezioni ci siamo aperti a tutto quello che era narrativo, sia documentari che fiction.
Una sezione più visionaria era legata a immaginari fantascientifici spesso post-apocalittici, che sarebbe l’altra faccia del tema ambientale cui avete dedicato molto spazio.
LFF For Future – presieduta da Violante Placido – toccava questa tematica o la suggeriva. Diversamente avremmo fatto delle scelte troppo didascaliche, invece abbiamo selezionato opere molto particolari non direttamente legate all’ambiente, anche al confine tra opere di creazione e di impegno civico. Il cortometraggio vincitore è un film di finzione che si chiama Father Chase Me Not (Sàmuel Visky) e parla osserva un gruppo di ambientalisti che si scagliano su una multinazionale diretta proprio dal padre di una dei manifestanti. C’è quindi un conflitto generazionale interno alla famiglia che si accompagna a uno scontro tra gli inquinatori e i difensori dell’ambiente.
Inoltre fuori concorso nel contest internazionale abbiamo avuto un bellissimo folk horror norvegese che si chiama Tistlebu (Simon Matthew Valentine), che tratta di un ritorno alla natura ma in modo differente rispetto a come tutti immaginerebbero.
Non alla Midsommar?
In questo film abbiamo perso il contatto con la natura, un gruppo di ragazzi vuole riconciliarvisi ma la natura stessa ha cambiato idea sull’uomo e vuole dominarlo.
L’essere umano diventa così succube di questa entità mostruosa, una sorta di Dio-pianta che ne comanda gli impulsi.
Un corto meraviglioso – che stando a quanto dichiarato dal produttore sarà diffuso a breve – in cui è come se la natura prendesse il sopravvento sottoforma di mostro. Abbiamo trattato anche altre tematiche; i mostri della storia, come la guerra, che si ripresentano nella nostra storia personale.
Abbiamo lavorato su due fasce: quello che noi percepiamo in un arco narrativo lineare e quello che viene percepito lateralmente e i cortometraggi selezionati sono il riflesso di questa impostazione.
Vuoi parlarci del corto vincitore del concorso ufficiale?
The Lost Ox (Lei Jiawen) è un film cinese bellissimo che anche in questo caso si indaga il rapporto tra uomo e natura e mi dicevano che si stanno prendendo accordi col distributore Parallax, quindi sarà possibile vederlo.
La partecipazione di questo corto al festival ha una storia particolare che mi ha quasi fatta commuovere sul palco. Quattro giorni prima del festival il regista ci ha scritto che avrebbe presenziato, perché era la sua prima regia e la prima mondiale del corto – tutti i film in concorso sono prime nazionali. Insomma, ce lo siamo visto arrivare dentro il cinema senza sapere nulla di dove alloggiasse, né poterlo contattare e per la giuria aveva vinto.
Ancora ci penso, che questo autore abbia affrontato 24 ore di viaggio dalla Cina, credendo tantissimo nel suo film ed è esattamente questo che fa un festival internazionale, non solo porta le grandi star newyorkesi, ma fa arrivare anche gli esordienti da mezzo mondo.
Cosa ci puoi dire dei lungometraggi presentati in questa edizione?
Sono stati dodici e uno in particolare ha avuto un successo strepitoso, Sasha (Vladimir Beck) che è stato premiato sia dalla giuria studentesca, sia da quella popolare, sia dalla stampa. C’è da dire che la base d’asta per la selezione lunghi è già di livello altissimo perché molti partono da Cannes e dal Sundance – col quale collaboriamo. Abbiamo anche film inviati autonomamente tramite FilmFreeway.
Oltre a canali preferenziali e strutturati, alla base della selezione finale c’è poi un lavoro di selezione e scoperta.
Si tratta di mesi e mesi di selezione, sulla piattaforma sono arrivati quasi un migliaio di film.
Concludendo, Lucca Film Festival propone incursioni nell’arte. Ricordo ad esempio in una passata edizione la mostra dedicata a David Cronenberg, con l’iconica capsula de La Mosca.
Lucca Film Festival cattura come sempre diverse anime e le unisce. Così abbiamo preso spunto dal quarantennale di Sapore di Mare e Alessandro Orsucci – che è un grosso collezionista locale – ci ha messo a disposizione i suoi pezzi originali per costruire una mostra sul cinema italiano anni ’80. Era l’ultimo periodo in cui si creavano ancora quelle belle locandine che ci piacciono tanto.
A cura di Tiziana Elena Fresi
Ph: Lucca Film Festival.