Gli scozzesi fanno visita ai colchoneros nel quarto turno della fase a gironi di Champions League. Atmosfera delle grandi occasioni stasera al Civitas Metropolitano. Fischio d’inizio alle 21.00 affidato allo slovacco Ivan Kružliak
Dopo un solo successo, intervallato da due pareggi, l’Atlético Madrid si presenta all’appuntamento del Civitas con l’obiettivo di cambiare marcia e iniziare a fare la differenza in un girone finora rivelatosi molto più equilibrato di quanto pronosticato alla vigilia, che vede tre squadre racchiuse in due punti (Feyenoord a 6, madridisti a 5 e Lazio a 4).Il Celtic, ultimo in graduatoria (un solo punto conquistato, proprio contro i madrileni nello scorso turno), scende in campo con l’unica, sulla carta complessa, missione di ottenere l’intera posta nel fortino degli uomini di Simeone (nella Coppa dalle grandi orecchie i rojiblancos vantano un’imbattibilità che perdura da quasi tre anni, dall’1-0 incassato contro il Milan il 24 novembre 2021).
I precedenti a Madrid in Champions League
Sfida inedita tra colchoneros e biancoverdi nella moderna edizione della massima competizione continentale per club. L’unico precedente risale al 24 aprile del 1974, quando la competizione era ancora “Coppa dei Campioni”: la sfida mise in palio l’accesso alla finale. I “materassai” ebbero la meglio degli scozzesi con un netto 2-0 che permise loro di accedere per la prima volta nella propria storia all’atto conclusivo della competizione (il sogno di alzare la Coppa sarà spezzato dal Bayern Monaco). Un incontro da dentro o fuori complice lo 0-0 maturato quattordici giorni prima nella gara d’andata disputata al “Parkhead Stadium” di Glasgow (gara dura e con numerosi contrasti al limite nella quale l’Atletico, pur rimanendo in 8 per i rossi ad Ayala, Quique, e Diaz, riuscì a mantenere la porta inviolata): i supporter dei “Bhoys” rivolgendo la mente a quella semifinale parlano di “Partita della vergogna”; i rojiblancos di “Battaglia di Glasgow”).
Non solo nel 1974, se si estende l’analisi storica anche alle altre due sfide disputate tra le due compagini nelle competizioni europee, emerge che quando i madrileni hanno trovato sul proprio cammino il Celtic, Coppa delle Coppe 1985/86 ed Europa League 2011/12, sono sempre arrivati in finale.
Probabili formazioni
Simeone sembra intenzionato a riproporre quasi in blocco lo stesso undici che sabato è inciampato all’Estadio de Gran Canaria di Las Palmas. Nel 3-5-2 iniziale nessun dubbio sulla presenza di Oblak. Giménez-Witsel-Mario Hermoso il trio della retroguardia chiamato a proteggere lo sloveno dalle incursioni avversarie. Consueti straordinari per Molina e Rodrigo Riquelme, chiamati a scendere sulla linea dei difensori in fase di non possesso e di impostazione e di sprigionare tutta la propria verve in fase di attacco. Griezmann, sempre più autentico tuttofare della squadra, dovrebbe agire a centrocampo, libero di spaziare tra mediana, trequarti e reparto avanzato. Capitan Koke sarà coadiuvato nel ruolo di diga da Barrios. Correa e Morata formeranno il tandem offensivo. L’ex Juventus e Chelsea ha messo a referto tre marcature nelle ultime due partite di Champions League, più che nelle precedenti sedici apparizioni (2).
Atletico Madrid (3-5-2): Oblak; Molina, Giménez, Witsel, Mario Hermoso, Riquelme; Barrios, Koke, Griezmann; Correa, Morata
Dall’altro lato del campo un Celtic che ha perso le ultime sei trasferte di Champions League contro squadre spagnole (l’ultimo sorriso risale all’1-1 strappato al Barcellona nel novembre 2004), subendo 22 reti (18 nelle ultime tre). I Bhoys hanno mantenuto la porta inviolata solo in una delle ultime 34 partite del massimo torneo continentale (3-0 in casa dell’Anderlecht nel settembre 2017). Brendan Rodgers affida la protezione della porta ai riflessi e all’esperienza di Joe Hart. Davanti all’ex Torino previsto l’impiego di Johnston, Carter-Vickers, Scales, Taylor. Palma–Kyogo–Maeda il tridente chiamato a creare grattacapi a Oblak.
Celtic Glasgow (4-3-3): Hart; Johnston, Carter-Vickers, Scales, Taylor; Turnbull, McGregor, O’Riley; Palma, Kyogo, Maeda
Articolo a cura di Paolo A.G. Pinna