Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna
Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna, Alghero – Teatro Civico
La Grande Prosa | Danza | Circo Contemporaneo
Stagione 2023-2024
La magia del nouveau cirque e intriganti e raffinate coreografie contemporanee, tra l’ironia della commedia e il pathos dell’antica tragedia per la Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa | Danza e Circo Contemporaneo al Teatro Civicodi Alghero, organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni, con il patrocinio del Comune di Alghero e il sostegno della Fondazione Alghero e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura e della Regione Sardegna e il contributo della Fondazione di Sardegna. Dodici titoli in cartellone tra dicembre e aprile con i nomi di punta del teatro italiano – da Gigio Alberti e Amanda Sandrelli, Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, a Cinzia Spanò, Andrea Pennacchi, Paola Minaccioni, Arianna Scommegna (già vincitrice del Premio Hystrio e del Premio Ubu) con Francesca Ciocchetti,Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan e Debora Zuin – accanto alle creazioni di coreografi come Adriano Bolognino (Premio Danza & Danza 2022) e Ziya Azazi e a un poetico “concerto per bolle di sapone” di e con Michele Cafaggi.
Tra gli autori più interessanti e originali, da “Boris” a “La linea verticale”, da “Migliore” a “Qui e Ora”, Mattia Torre(prematuramente scomparso nel 2019) firma testo e regia di “456”, una commedia nera per uno spietato ritratto di famiglia, tra rancori e incomprensioni, con Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino e con Giordano Agrusta, mentre l’eclettico musicista e compositore Gipo Gurrado in “Family / A Modern Musical Comedy”indaga tra le inquietudini e le nevrosi della società contemporanea, a partire dalla sfera degli affetti e dei legami familiari, ispirandosi ai grandi cantautori italiani. Omaggio a Eduardo De Filippo con “Natale in Casa Cupiello”, spettacolo per attore cum figuris da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia, anche protagonista sulla scena con i pupazzi e le maschere di Tiziano Fario, per la regia di Lello Serao, in cui il rito del presepe rivive attraverso lo sguardo di Tommasino, il figlio ribelle, fra tradizione e innovazione, mentre Serena Sinigaglia si confronta con le “Supplici” di Euripide, un dramma sugli orrori della guerra e sul significato della democrazia, in una moderna rilettura, con un cast tutto al femminile.
Una programmazione ricca e variegata, tra scoppiettanti commedie – come “Vicini di casa” di Cesc Gay, con Gigio Alberti e Amanda Sandrelli, Alessandra Acciai e Alberto Giusta, diretti da Antonio Zavatteri, sulla vita di coppia tra passione e routine e “L’anatra all’arancia” di W. D. Home e M. G. Sauvajon, con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, accanto a Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino e Antonella Piccolo per la regia di Claudio Greg Gregori, in cui un matrimonio ormai logorato ritrova slancio davanti alla prospettiva di una separazione, quando un marito troppo esuberante scopre il morso della gelosia – e brillanti monologhi come “Stupida Show!” di Gabriele Di Luca (che firma anche la regia insieme con Massimiliano Setti), con tutta la verve e il talento istrionico di Paola Minaccioni, nel ruolo di una donna che si mette a nudo, parla delle sue ferite e dei suoi fallimenti e della follia e delle frustruzioni, delle contraddizioni della società nel terzo millennio.
Volto noto del grande e del piccolo schermo, Andrea Pennacchi porta sulla Riviera del Corallo “Pojana e i suoi fratelli”, con le musiche dal vivo di Giorgio Gobbo e Gianluca Segato, per un viaggio nel Nord Est dell’Italia in compagnia di Franco Ford, detto “Pojana”, ricco padroncino in una rilettura de “Le allegre comari di Windsor”, poi approdato a Propaganda Live e dei suoi “fratelli maggiori” Edo il security, Tonon il derattizzatore, Alvise il nero, personaggi emblematici della Padania di oggi, ma anche specchio delle mutazioni sociali, politiche e culturali del Belpaese. Una pagina dimenticata della storia del Novecento in “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza” di e con Cinzia Spanò, che partendo da documenti e testimonianze, oltre che dai diari della protagonista, direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma, racconta il salvataggio dei capolavori dei grandi maestri, sottratti ai pericoli della guerra grazie all’impegno di direttori di musei e gallerie e di critici e storici dell’arte, a rischio della loro stessa vita.
Inaugurazione nel segno del nouveau cirque con “Ouverture des Saponettes” di e con Michele Cafaggi, un incantevole e coinvolgente “concerto per bolle di sapone”, per il divertimento di grandi e piccini e spazio alla danza d’autore, con “Rua da Saudade” del coreografo partenopeo Adriano Bolognino, con Rosaria Di Maro, Noemi Caricchia, Giorgia Longo e Roberta Fanzini, un immaginifico racconto per quadri ispirato al tema della “saudade” e alla poetica di Fernando Pessoa, con l’invenzione degli eteronomi, per una indagine sulle diverse sensibilità e “Dervish”, una creazione del danzatore e coreografo turco Ziya Azazi, che comprende “Azab” e “Dervish in Progress”, due vertiginosi assoli in cui l’artista reinterpreta la tradizione sufi e l’ipnotico rito dei monaci danzanti, in un ideale percorso di ricerca interiore verso la conoscenza di sé e del mondo, sul sentiero mistico dell’illuminazione.
IL CARTELLONE
Fantasia in scena – martedì 12 dicembre alle 21 – con “Ouverture des Saponettes”, un originale e poetico “concerto per bolle di sapone” di e con Michele Cafaggi, per la regia di Davide Fossati (produzione Studio TA-DAA!) che apre il cartellone con la magia e il fascino del nouiveau cirque. Un emozionante racconto senza parole, che vede protagonista un buffo personaggio, uno stravagante «direttore senza orchestra, musicista senza strumenti, cantante senza fiato» per una misteriosa e avvincente partitura «per pensieri fragili», ma anche leggeri e silenziosi «come bolle di sapone». Il simpatico ed eccentrico maestro di musica conduce il pubblico «nel mondo fragile e rotondo delle bolle di sapone per un “concerto” dove l’imprevisto è sempre in agguato: da strani strumenti nascono bolle giganti, bolle rimbalzine, bolle da passeggio, grappoli di bolle…» e diventa possibile entrare nella sfera lucente di una bolla gigantesca… “Ouverture des Saponettes” mescola suggestioni e numeri circensi alle atmosfere del varietà, tra clownerie, pantomima e musica per incantare e divertire grandi e piccini… come in un sogno ad occhi aperti.
Un classico del Novecento – giovedì 18 gennaio alle 21 – con “Natale in Casa Cupiello” di Eduardo De Filippo, trasformato in un intrigante “spettacolo per attore cum figuris”, da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia, che vede protagonista lo stesso Luca Saccoia nel ruolo di Tommasino, il figlio insofferente e ribelle, con i pupazzi e alle maschere creati da Tiziano Fario, per la regia di Lello Serao (produzione Teatri Associati di Napoli/Teatro Area Nord e Interno 5, con il sostegno di Fondazione Eduardo De Filippo e Teatro Augusteo). «Il presepe è l’orizzonte dentro cui si muove tutta l’opera sia in senso reale che metaforico» – spiega il regista Lello Serao –, «è l’elemento necessario a Luca Cupiello per sperare in una umanità rinnovata e senza conflitti, ma è anche la rappresentazione della nascita e della morte, è il tempo del passaggio dal vecchio al nuovo… è una iconografia consolidata e al tempo stesso da destrutturare di continuo». In quel rito Tommasino infine si riconcilia con la figura paterna e con l’universo familiare, ritrovando in fondo anche se stesso, in seno alla storia, in equilibrio fra tradizione e innovazione.
Una riflessione sulla vita di coppia, tra tenerezza e passione – sabato 3 febbraio alle 21 – con “Vicini di Casa”, dalla commedia “Sentimental” di Cesc Gay, con traduzione e adattamento di Pino Tierno, nell’interpretazione di (in ordine alfabetico) Alessandra Acciai, Gigio Alberti, Alberto Giusta e Amanda Sandrelli, per la regia di Antonio Zavatteri: una pièce ironica e maliziosa in cui una conversazione tra (quasi) sconosciuti si trasforma in un’indagine sull’eros (co-produzione Nidodiragno/ CMC, Cardellino srl e Teatro Stabile di Verona, in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi). La rassicurante routine domestica di Anna e Giulio, che «stanno insieme da molti anni… hanno un lavoro, una bambina, qualche interesse e molte frustrazioni» viene turbata dall’incontro con Laura e Toni, i vicini di casa, i quali «invitati per un aperitivo, irrompono nel loro appartamento e nella loro vita». Versione italiana de “Los vecinos de arriba” di Cesc Gay, la commedia, attraverso le confessioni e rivelazioni dei protagonisti, affronta con humour e leggerezza inibizioni e ipocrisie, pregiudizi e tabù alle soglie del terzo millennio.
Il sentimento della “nostalgia” e il gioco delle identità – mercoledì 7 febbraio alle 21 – con “Rua da Saudade” del giovane ma già affermato coreografo Adriano Bolognino, uno dei più interessanti talenti della danza contemporanea italiana (e non solo), vincitore del Premio Danza & Danza 2022: una creazione affascinante, selezionata per NID Platform Open Studios 2021 e vincitrice di Cortoindanza 2021, con Rosaria Di Maro, Noemi Caricchia, Giorgia Longo e Roberta Fanzini, dramaturg Gregor Acuna-Pohl e supporto musicale di Mirko Ingrao (produzione Torino Danza Festival – Teatro Stabile di Torino / Teatro Nazionale, Orsolina28, Fondazione I Teatri Reggio Emilia / Festival Aperto, Cornelia, Körper). «Saudade è un nodo stretto attorno al passato, una costola del presente» – afferma Adriano Bolognino –. «Saudade è guardare avanti, verso ciò che ancora non esiste o che forse non esisterà mai». Il coreografo partenopeo definisce questo sentimento come «un’atmosfera, uno stato d’animo» e trae ispirazione dalla poetica di Fernando Pessoa e dall’invenzione degli eteronimi per dar corpo ai ricordi e alle emozioni attraverso «l’infinita potenza delle immagini».
Un intenso e ironico ritratto al femminile – venerdì 16 febraio alle 21 – con “Stupida Show! Paola Minaccioni Special”, un monologo scritto da Gabriele Di Luca, che firma anche la regia insieme con Massimiliano Setti, e interpretato da Paola Minaccioni, nei panni di una singolare eroina, o meglio antieroina moderna, «una donna in grado di trasformare le sue ferite personali e i fallimenti in una comicità travolgente, dove il destinatario del suo dialettico atto terroristico sarà il suo primo avversario naturale: l’amore» (produzione Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Produzioni, Argot Produzioni e Carrozzeria Orfeo, in coproduzione con La Corte Ospitale, Accademia Perduta / Romagna Teatri, Fondazione Campania dei Festival / Campania Teatro Festival). Uno «spettacolo per cuori coraggiosi» dove Paola Minaccioni, una tra le artiste più conosciute e amate, che spazia fra teatro, cinema e televisione, con la sua straordinaria vis comica conduce gli spettatori «nell’inconfessabile e nell’indicibile, nei nostri piccoli inferni personali per dare voce a tutta quella follia e a quelle frustrazioni che ci abitano, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di confessare a nessuno».
Viaggio nella sfera degli affetti, tra inquietudini e contraddizioni – mercoledì 28 febbraio alle 21 – con “Family / A Modern Musical Comedy” con libretto, testi e musiche di Gipo Gurrado, che firma anche la regia: in scena Andrea Lietti, Giovanni Longhin, Ilaria Longo, Nicola Lorusso, Roberto Marinelli, Marco Rizzo, Elena Scalet e Paola Tintinelli per un surreale ritratto di famiglia tra parole e note (produzione Elsinor / Centro di Produzione Teatrale, con il contributo di NEXT-Laboratorio delle Idee). Una riflessione sulle nevrosi e le tensioni sotterranee che affiorano dietro la superficie di un’apparente o presunta normalità, attraverso le vicissitudini di un gruppo di persone che non si sono scelte ma si ritrovano unite da legami di sangue, con tutte le mutazioni fisiche e psicologiche, la scoperta dei propri gusti e inclinazioni, l’arbitrarietà di simpatie e antipatie che emergono durante l’inesorabile scorrere degli anni. Un variegato affresco di varia umanità attraverso le canzoni – ispirate ai brani di artisti come Giorgio Gaber, Enzo Jannacci e Lucio Dalla – e originali monologhi in musica per «una riflessione senza sconti sul nostro tempo».
Ritratto di famiglia in un inferno – giovedì 7 marzo alle 21 – con “456”, uno spettacolo scritto e diretto da Mattia Torre, da cui è poi nato l’omonimo e fortunato sequel in onda su La7, nella trasmissione “The show must go off” di Serena Dandini oltre al libro “4 5 6 – Morte alla famiglia” edito da Dalai: una commedia nera incentrata su personaggi cupi e inquieti, pervasi da una rabbia antica e abitati dall’odio, per una storia grottesca e amara sullo sfondo di una valle isolata, un dramma perturbante sull’ambiguità degli affetti e dei legami (produzione Marche Teatro – Nutrimenti Terrestri – Walsh). Sotto i riflettori Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri e Cristina Pellegrino, con la partecipazione di Giordano Agrusta per una pièce venata di umorismo, che mette l’accento sui conflitti e i comportamenti estremi di persone che non si amano, anzi si detestano, un padre, una madre e un figlio sempre pronti a ricordare gli antichi rancori e per nulla inclini al perdono, tra cui si stabilisce però una tregua temporanea in occasione dell’arrivo di un ospite atteso da tempo, che potrebbe cambiare il loro futuro. Ma la pace non durerà…
Una pagina significativa ma (quasi) sconosciuta della storia del Novecento – giovedì 21 marzo alle 21 – con “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza” di e con Cinzia Spanò, una pièce ispirata alla figura e ai diari della direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma, donna libera e volitiva, che riuscì a sottrarre le opere a lei affidate ai disastri della seconda guerra mondiale, anche nei difficili giorni dell’occupazione, con scene e costumi di Saverio Assumma De Vita, allestimento tecnico di Giuliano Almerighi, video a cura di Francesco Frongia, sound designer Alessandro Levrero, aiuto regista Valeria Perdonò (produzione Teatro dell’Elfo). Un racconto avvincente che inizia idealmente quando, nel giorno dell’invasione della Polonia da parte delle armate di Adolf Hitler, il Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai decise di verificare lo stato di sicurezza dei capolavori dei grandi maestri, custoditi nei musei e nelle gallerie d’Italia. “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza” ricostruisce l’impegno personale, a rischio della propria incolumità e a volte della vita, di esperti e storici dell’arte come Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens e Emilio Lavagnino, e la la stessa protagonista, per mettere al riparo lo straordinario patrimonio artistico del Belpaese.
Il fascino ipnotico delle danze dei monaci rotanti – mercoledì 27 marzo alle 21 – con “Dervish”, una creazione originale, ideata e interpretata dal danzatore e coreografo turco Ziya Azazi, (produzione Za&Office) che si ispira all’antica tradizione del Sufismo per tradurla in un linguaggio contemporaneo, in una partitura originale e rigorosa, corrispondente a un personale cammino spirituale. “Dervish” racchiude in sé il significato delle quattro porte attraverso cui si giunge all’illuminazione attraverso due virtuosistici assoli: “Azab” con musiche di Uwe Felchle rappresenta la Legge, il Cammino e la Consapevolezza, in una ricerca filosofica e artistica, sottolineata dalla rotazione orizzontale, mentre “Dervish in Progress” con musiche di Mercan Dede riflette la condizione dell’uomo giunto alla porta del Discernimento, e infatti «il senso di completezza e di gioia sono visibili in ogni movimento dell’artista e la grazia della rotazione simboleggia lo stato della sua mente nel compiersi del viaggio». “Dervish” è la sintesi coreografica di un percorso di conoscenza basato sul misticismo sufi, «che esplora la ragione della creazione dell’uomo e dell’universo in cui vive e studia la casualità dell’esistenza».
Focus sulle contraddizioni del cuore, tra amore e (in)fedeltà – giovedì 4 aprile alle 21 – con “L’Anatra all’Arancia”, celebre e fortunata commedia di W. D. Home e M. G. Sauvajon, con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli accanto aRuben Rigillo e Beatrice Schiaffino e con Antonella Piccolo, con scene di Fabiana di Marco, costumi di Alessandra Benaduce e disegno luci di Massimo Gresia, per la regia di Claudio Greg Gregori (produzione Compagnia Molière, in coproduzione con il Teatro Stabile di Verona). Una pièce scoppiettante dove un marito inquieto e distratto, troppo incline ad apprezzare la bellezza muliebre, di fronte alla decisione della moglie di separarsi e andare a vivere con un altro uomo, di cui è innamorata, escogita un singolare stratagemma, una sorta di fatale ultimo incontro per cercare di riconquistar la donna, stanca dei suoi tradimenti e delle sue bugie. “L’Anatra all’Arancia” del titolo diventa la cartina tornasole per analizzare sentimenti e comportamenti umani, fragilità e debolezze, tra i rischi dettati dall’abitudine e dall’incostanza della passione, e la potenza dell’amore che vince (quasi) ogni ostacolo…
Il pathos di un’antica tragedia – giovedì 11 aprile alle 21 – con “Supplici” di Euripide, nella traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi, con Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan e Debora Zuin, per la regia di Serena Sinigaglia: un cast tutto al femminile per una mise en scène affascinante del dramma delle donne di Argo, che chiedono l’intervento di Atene per riavere i corpi dei figli caduti in battaglia davanti alle porte di Tebe (produzione ATIR – Nidodiragno/CMC – Fondazione Teatro Due – Parma). «Amo i classici da sempre: con essi imparo cos’è il teatro e cos’è l’essere umano» – sottolinea Serena Sinigaglia –. «Con i contemporanei imparo a conoscere la realtà presente e l’epoca in cui vivo». Nelle “Supplici” di Euripide emerge «il crollo dei valori dell’umanesimo, il prevalere della forza, dell’ambiguità più feroce, il trionfo del narcisismo e della pochezza», che si ritrovano nei «giorni stranianti e strazianti che stiamo vivendo» – afferma la regista –. «È incredibile quanto una scrittura che risale al 423 a.C. risuoni chiara e forte alle orecchie di un cittadino del terzo millennio».
Un affresco dell’Italia del Nord Est – venerdì 19 aprile alle 21 – con “Pojana e i suoi fratelli” di e con Andrea Pennacchi, con musiche dal vivo di Giorgio Gobbo e Gianluca Segato (produzione Teatro Boxer, in collaborazione con People): un itinerario nel lato oscuro del Belpaese, in compagnia di personaggi emblematici, per indagare alle origini di una strana mutazione culturale e sociale. «È significativo e terribile che i veneti siano diventati, oggi, i cattivi: evasori, razzisti, ottusi. Di colpo» – afferma Andrea Pennacchi, attore e autore, volto noto del grande e del piccolo schermo, anche grazie a trasmissioni come Propaganda Live –. «Da provinciali buoni, gran lavoratori, un po’ mona, che per miseria migravano a Roma a fare le servette o i carabinieri (cliché di molti film in bianco e nero), a avidi padroncini, così, di colpo, con l’ignoranza a fare da denominatore comune agli stereotipi». Sul palco si materializzano così Franco Ford detto “Pojana”, nato per una versione veneta de “Le allegre comari di Windsor”, e i suoi “fratelli maggiori”: Edo il security, Tonon il derattizzatore, Alvise il nero e altri ancora. Con le loro ossessioni: «le armi, i schei e le tasse, i neri, il nero».
La Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa, Danza e Circo Contemporaneo al Teatro Civico di Alghero è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna, con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura e dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna, con il patrocinio del Comune di Alghero e il sostegno della Fondazione Alghero e con il contributo della Fondazione di Sardegna e il supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio per e dalla Sardegna.