Dieci giorni di inaugurazione per un piccolo miracolo che grazie al restauro della Cineteca di Bologna ha riportato agli antichi splendori questo gioiello liberty celato sotto Piazza Maggiore. Il Cinema Modernissimo celebra l’accensione del suo grande schermo alla presenza di ospiti internazionali di altissimo profilo. L’attore Jeff Goldblum introduce il suo cult The Fly, il magnifico incubo lucido sull’ispirazione e la traduzione del carnale, diretto da David Cronenberg. Il direttore Gianluca Farinelli dialoga insieme a lui e a un inatteso Wes Anderson, presenza sempre più frequente nelle programmazioni cinefile bolognesi.
“Unico, curioso, ironico, carismatico, da quasi 50 anni uno degli attori più sorprendenti del cinema Hollywoodiano, con una carriera che conferma il suo spirito libero. É stato diretto da Spielberg, quattro volte da Robert Altman e da Wes Anderson, e una volta da David Cronenberg, nel 1986 per La Mosca… Jeff Goldblum” – a una platea soldout lo presenta così Farinelli, che alza le braccia trionfale quando Goldblum ringrazia la Cineteca e commenta: “Il Modernissimo è fantastico, probabilmente il più bel cinema che abbia mai visto”.Farinelli – Fu Cronenberg a chiamarti per The Fly?
Goldblum – Mi è stato mandato la sceneggiatura, che mi è piaciuto e ho deciso di farlo. Grazie al lavoro di tutti, dalla regia alle musiche, questo film è rimasto nella memoria e ora posso dire che fa parte dell’ossatura della mia carriera.
Ho scoperto recentemente che Mel Brooks, che produceva il film, aveva scelto inizialmente Pierce Brosnan per il ruolo di Seth Brundle, ma David Cronenberg non lo ha voluto, poi è stato fatto un casting e il ruolo prima di me è stato proposto a John Malkovich e a John Lithgow, ma disse che il film era troppo grottesco..
F – Gli effetti speciali erano molto diversi rispetto a oggi, il lavoro di preparazione era molto lungo, il film ha vinto un oscar per questo, vuoi parlarcene?
G – Non c’era computer grafica né CGI. Insieme ai truccatori avevamo un piano in cinque stadi per mostrare meticolosamente l’involuzione del personaggio. Quanti qui hanno visto il film? Senza spoilerare, c’era una scena nella quale camminavo sul soffitto e forse non dovrei svelarvi com’è stato realizzato quell’effetto, ma vi do un indizio: nello stesso modo in cui sono state girate alcune scene iniziali di 2001. Oh, e anche Fred Astaire aveva fatto qualcosa di simile.
F – Com’è per un attore interpretare una mosca?
G – É stata una sfida, divertente da recitare. Prendevo una mosca in trappola in una busta di plastica e la osservavo. David Cronenberg è un grande regista e ha fatto funzionare il tutto.
Ricordo che in una scena indossavo quel disgustoso costume bitorzoluto per l’ultima fase della trasformazione e dovevo schiantarmi su una grande finestra a parete, fatta di mattoni di vetro come quelle che si usavano allora, per poi atterrare e fare qualcosa di questo tipo (Goldblum mima le movenze e lo sguardo allucinato di Seth) e come hanno detto ho inventato, o trovato, quel suo modo di muoversi convulso, ammesso che questo possa interessare a qualcuno (conclude con scherzosa modestia).
Goldblum chiede una domanda dal pubblico e Wes Anderson interviene dalla prima fila: Ho notato che sei più grande attore musicale col quale abbia lavorato e in qualche modo usi questa cosa, la fai fluire, non solo quando la macchina da presa sta girando, certo anche in quei frangenti, ma – è una domanda in cinque parti (ride) – la tua musicalità entra nella tua recitazione, anche se non si tratta di un ruolo musicale? Per te cosa viene prima, l’una o l’altra?
G – Sì, assolutamente. Rischi di mettermi in imbarazzo, ma girando con te una volta mi sono ritrovato a canticchiare mentre un’addetta mi sistemava i costumi e tu a un certo punto sei venuto a chiedermi di smettere di cantare perché stavo disturbando (sorride). Effettivamente trovo che la musica apra un portale, ha sempre avuto un grande impatto su di me, serve anche a mettermi nel giusto stato d’animo e mi rilassa, mi fa entrare dentro la scena.
Spesso mi rendo conto che associo qualcosa che succede nella scena con qualcosa di musicale o di lirico. A volte, rivedendo il film, mi dico che avrei voluto conoscere prima la musica che le sarebbe stata associata, altre volte invece penso sia positivo che io l’abbia interpretata secondo una mia idea.
A – Quando sei sul set ti fai ispirare da tutto ciò che avviene. Abbiamo iniziato a lavorare insieme vent’anni fa e hai influenzato anche il mio modo di lavorare, perché tu rimani lì sul set, raccogli informazioni, mentre tanti altri vanno via quando non devono girare le proprie scene. (Nell’ultimo film di Anderson “Asteroid City” Goldblum interpreta l’attore che impersonerebbe l’alieno, colto in un cameo sul set meta-cinematografico nell’atto di confrontarsi, forse, sulla parte).
G – Quando si è sul set si raccoglie tutto quello che si può e se si può stare il più possibile nel tuo raggio (Wes Anderson), andarsene in camerino sarebbe tempo sprecato. Se si ha l’occasione di lavorare con te, si cerca di farlo al meglio e in maniera più o meno inconscia io provo a farmi venire in mente delle idee, per strane che possano risultare.
Titoli di testa.
“Hai paura del tuffo nella bolla del plasma, eh? Hai paura di essere distrutta e ricreata, vero? E scommetto che pensi di avere svegliato tu la mia carne. Ma tu della carne, cara, conosci i precisi canoni della società. Non riesci a superare antiche paure, il terrore malsano della carne. Drink it, or taste not, the plasma spring. Mi sono spiegato? E non sto parlando di sesso e di penetrazione. Io parlo della penetrazione oltre il velo della carne, un tuffo profondo e penetrante nella bolla del plasma” – Seth Brundle.
A cura di Tiziana Elena Fresi.