Là, dove arriva la fibra ma non l’acqua. Cronaca di un paradosso.
Da oltre 30 anni gli abitanti della ss125 storica nella Città Metropolitana di Cagliari vivono vedendosi negare l’accesso all’acqua potabile, un diritto umano fondamentale riconosciuto dall’ONU a partire dal 2010.Un gruppo di cittadini-contribuenti, il primo luglio di quest’anno ha scritto una lettera al Sindaco di Sinnai, nella speranza di iniziare un dialogo volto alla risoluzione di un problema che con il passare degli anni diventa sempre più incredibile. Incredibile perché stiamo parlando di una zona che fa parte della più grande ed importante città della Sardegna che, ampliando la prospettiva, si trova nel cuore dell’Europa del sud. Una zona circondata da bacini idrici (Simbirizzi, Corongiu, Santu Bratzolu). Una zona che ha la connessione internet su fibra ma non l’allaccio alla rete idrica pubblica. E che quindi è meglio servita e maggiormente considerata da compagnie private che non dallo Stato.
Il problema riguarda circa 1300 fra abitazioni e attività di vario tipo, quindi almeno un numero di persone doppio se non triplo, e questo contando le utenze mancanti solo nel territorio di competenza del Comune di Sinnai. Allargando il discorso agli altri comuni le persone coinvolte dal problema diventano diverse migliaia.
Sono posti dove è avvenuta un’importante trasformazione culturale: quelle che un tempo erano seconde case fuori porta per il week end dei cagliaritani, si sono trasformate in abitazioni abituali di famiglie, lavoratori e professionisti. Persone con necessità quotidiane simili a quelle di tutti gli altri. Per non parlare della potenziale vocazione turistica della zona che potrebbe dare contributo e impulso alla ricchezza della regione.
L’invio di questa lettera non è che l’ultima delle iniziative intraprese con il fine di sollecitare una soluzione al problema. È stata avviata perché fino ad oggi nessuna di esse è riuscita dare almeno un’idea di inizio al processo.
La soluzione sarebbe molto semplice. Laddove semplice non sta per facile. E neppure per economica. Si tratta di portare sulla strada statale 125 la possibilità di un collegamento all’acqua potabile. Niente di meno, niente di più. Si tratta cioè di cominciare a trattare TUTTI i cittadini della Città Metropolitana di Cagliari accogliendone parità di diritti e di doveri.
La risposta del sindaco di Sinnai non si è fatta attendere, ed è stata ricevuta con grande speranza. Purtroppo però la sua lettura ha lasciato a tutti l’amaro in bocca: si tratta di aspettare. Ancora. Per chissà quanti altri anni, la realizzazione di un progetto che al momento non si sa neppure con certezza quale sia, né se vi siano stati destinati fondi. La cosa più triste però è stata la conclusione della lettera: l’amministrazione comunale ritiene di aver dato una risposta sufficiente alle esigenze di approvvigionamento idrico della zona attivando nel 2019 i punti di prelievo Acqua Vitana dove famiglie e imprese possono recarsi a prelevarla ai prezzi del tariffario ufficiale.
RESTA A CARICO DELL’UTENTE L’ONERE DEL TRASPORTO.
Come se fosse una cosa da niente trasportare a casa l’approvvigionamento di acqua potabile necessaria ad una famiglia per una settimana o due. Ad ogni modo questa soluzione viene identificata, stando alle parole del Sindaco, come un’immediata risposta. La formulazione immediata lascerebbe intuire che si tratti di una risposta temporanea. Destinata a fare da tampone in attesa di una soluzione definitiva. E invece no. Perché sono passati già quasi 5 anni. Quindi questa immediata risposta è il massimo a cui i contribuenti della zona possano aspirare.
Lo stabilizzarsi come norma di questa soluzione implica che ad alcuni cittadini di questo territorio, per avere l’acqua potabile, basti aprire il rubinetto. Mentre agli abitanti della vecchia ss125 storica si chiede di procurarsi un mezzo idoneo per poter trasportare una cisterna di almeno 1mc ed andare ad approvvigionarsi coi gettoni ai punti di erogazione. Oltre all’abisso in termini di servizio, il prezzo al metro cubo per gli uni e per gli altri non è uguale. Il trasporto e lo stoccaggio costano tempo, organizzazione, spazio domestico, oltre a mezzi, carburanti e cisterne, quindi denaro.
Chi non può dotarsi in proprio di un trasporto idoneo è costretto a rivolgersi a un servizio privato di trasporto con autocisterna, ma in quel caso sia il prezzo dell’acqua che quello del trasporto salgono vertiginosamente. Fino a 15 volte il prezzo pagato dagli altri!
La cronaca si fa con gli eventi straordinari del momento. Esistono però eventi straordinari che persistono da un tempo talmente lungo da essersi trasformati in norma. Qualcosa di irrilevante, che non fa notizia, di cui nessuno parla. Si potrebbe addirittura discutere dalle violazione del diritto costituzionale di uguaglianza.
Siamo determinati a fare tutto il possibile perché si smetta di considerare questa situazione come normale.