Libro autobiografico scritto tra il 2005 e il 2006, Murakami racconta le sensazioni provate durante le corse e di quanto queste insegnino ad essere tenaci e a non mollare mai, a prescindere dai risultati ottenuti. Lo scrittore ha corso maratone, ultramaratone e partecipato a gare di triathlon.
La corsa come sinonimo di libertà
La passione di Murakami per la corsa nasce dopo la scrittura e grazie ad essa: ha infatti iniziato a correre sistematicamente dopo aver scritto “Nel segno della pecora”, spinto anche dalle numerose ore trascorse seduto a scrivere.
Murakami descrive la corsa come sinonimo di libertà; un’abitudine che scandisce la scrittura dei suoi libri e che lo libera da “il veleno che si ha dentro”.
La corsa diventa parte integrante del ciclo della vita quotidiana, come mangiare, dormire e scrivere.
I fan dello scrittore giapponese conoscono la sua routine: a letto verso le 21, sveglia alle 4 del mattino, cinque o sei ore di lavoro e poi una corsa, almeno una decina di km. Per Murakami l’importante non è vincere o ottenere grandi risultati ma sfidare sé stesso e il proprio corpo per conoscerlo e per migliorarsi, non solo fisicamente.
Come la maggior parte dei runner anche Murakami non rinuncia alla musica durante la corsa: nelle cuffie del walkman suona la musica rock dei Red Hot Chili Peppers, dei Gorillaz, dei Beck o dei Beach Boys.
Un momento intenso per ragionare su sé stessi
La corsa diventa un momento di riflessione e ponderazione, un momento intenso per ragionare su sé stessi e godere delle sensazioni e delle bellezze che ci circondano.
“…scrivere onestamente sulla corsa a piedi significava scrivere onestamente (in una certa misura) sulla mia personalità”.
Lo scrittore coglie nella corsa una vera e propria filosofia di vita. I suoi punti di forza? La pazienza, la scrupolosità e la resistenza fisica. Murakami crea un legame indissolubile tra la scrittura e la corsa e ritiene, inoltre, che le sue opere sarebbero state parecchio diverse se non avesse iniziato la sua attività di corsa quotidiana.
“Voglio pensare ai fiumi. Voglio pensare alle nuvole. Ma in realtà non penso a niente. Semplicemente continuo a correre in un silenzio di cui avevo nostalgia, in un comodo spazio vuoto che mi sono creato da solo. E dicano quello che vogliono, ma è una cosa fantastica!”
Elena Elisa Campanella