Inaugurazione del recupero del “Muro del Groviglio” di Maria Lai ad Ulassai (NU). Il “museo a cielo aperto” di Ulassai, paese natale di Maria Lai, si riappropria di una delle sue opere di arte ambientale, il “Muro del Groviglio”: si sono conclusi i lavori di restauro conservativo realizzati grazie al contributo di FAI e Intesa Sanpaolo per “I Luoghi del Cuore”. Venerdì 10 novembre, alle ore 10: inaugurazione aperta a tutti
Venerdì 10 novembre 2023 alle ore 10 il Comune di Ulassai, in accordo con il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS, inaugura il restauro dell’opera d’arte pubblica “Muro del Groviglio” di Maria Lai, presso il Muro del Groviglio lungo la strada che conduce alle Grotte Su Marmuri. L’intervento è stato realizzato grazie a “I Luoghi del Cuore”, il censimento dei luoghi da non dimenticare promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Durante la mattinata, verranno illustrati i lavori di restauro da poco conclusi e interverranno il Sindaco Giovanni Soru, la Presidente FAI Sardegna Monica Scanu, la Capogruppo FAI dell’Ogliastra Lucia Deiana, il Direttore dei Lavori Arch. Francesco Pusceddu e il RUP Ing. Claudia Puddu. Successivamente sarà possibile scoprire di più sull’opera del “Muro del Groviglio”, partecipando alle visite guidate a cura delle guide della Fondazione Stazione dell’Arte.
Maria Lai
Maria Lai è stata un’artista unica, che ha elaborato un linguaggio originale e personalissimo, strettamente legato alla geografia e alla comunità di Ulassai, il borgo dell’Ogliastra in cui nacque nel 1919. Grazie alla sua attività, Ulassai è un “museo a cielo aperto”, con opere disperse sul territorio e per questo esposte alle intemperie e all’usura: per segnalare l’importanza di questo patrimonio speciale e la necessità di restaurarlo, nel 2018 11.544 persone hanno votato il “Museo a cielo aperto” di Maria Lai come proprio luogo del cuore al censimento del FAI, rendendolo il bene primo classificato in Sardegna.
A seguito di questo importante risultato e della partecipazione del Comune di Ulassai al bando che permette di candidare progetti a favore dei luoghi più votati dopo ogni edizione del censimento, FAI e Intesa Sanpaolo hanno sostenuto con 24.000 euro il restauro del “Muro del Groviglio”. Quest’ultimo è stato scelto per l’assoluta necessità di un restauro: oltre a un degrado generalizzato, ampie porzioni erano cadute, fino a compromettere per alcuni tratti la lettura dell’opera stessa. Molte parti erano sollevate, favorendo le infiltrazioni d’acqua che provocano la progressiva erosione delle superfici, accelerando ulteriormente il degrado con un andamento esponenziale, che avrebbe comportato la perdita dell’opera senza un intervento tempestivo. Il restauro, reso possibile da “I Luoghi del Cuore” e dal cofinanziamento del Comune, ha permesso di salvare il “Muro del Groviglio”, che è stato pulito, risanato e consolidato.
IL MURO DEL GROVIGLIO
L’opera, realizzata nel 2004 sul cemento di un muro di contenimento della strada che dal borgo sale verso la montagna e, in particolare, verso le celebri grotte di Su Marmuri, si trova in una posizione di elevata valenza simbolica per il linguaggio di Maria Lai. Innanzitutto, per la caratteristica del luogo, che parla di territorio montuoso e soggetto a smottamenti: quando, nel 1981, realizzò la performance collettiva “Legarsi alla Montagna”, che rese celebre l’artista e il suo paese natale, Maria Lai dichiarò infatti che la sua terra era una metafora di un luogo ben più esteso, perché “Ulassai è minacciata da frane, come il mondo”.
Un tema che ha un legame esplicito con il “Muro del Groviglio”, come aveva spiegato in un’intervista del 1992 a proposito di altri interventi simili: “Qualche anno fa, in Sardegna, dove alluvioni e siccità provocano frane a grandi dislivelli, si poneva il problema di mettere riparo al dilagare del cemento che stava invadendo i più bei paesaggi dell’isola. Si erano resi necessari muri di sostegno che si opponevano al fascino della natura. (…) Un mio amico, l’ingegnere Gian Paolo Ritossa (…) pensò di proporre un risanamento estetico sulle strade circostanti il paese, coinvolgendomi nell’operazione”.
Il tema dell’opera
Anche il tema scelto da Maria Lai è caratteristico della sua arte: un segno corre sulla superficie di cemento, intrecciandosi, annodandosi e distendendosi, come nelle tante tele da lei “ricamate” con intrecci di filo, a
simboleggiare l’importanza di trovare punti di contatto, negli inevitabili allontanamenti, tra persone, cose, luoghi. Il “groviglio” protagonista del titolo è intervallato da una serie di scritte realizzate nel suo corsivo quasi infantile, con citazioni tratte da Miele Amaro di Salvatore Cambosu e alcune riflessioni personali, quali “L’arte è la prima necessità di cui la società dovrebbe occuparsi”.
Le dichiarazioni
Il Sindaco Ing. Giovanni Soru: “Il Comune di Ulassai rilancia e rafforza l’azione di salvaguardia del ricco patrimonio di arte pubblica presente nel borgo. Il restauro è stato condotto in modo puntuale e corretto, non solo dal punto di vista storico e filologico, ma anche da quello legale, nel rispetto delle prescrizioni sul bene – visto che il bene culturale è vincolato dal Codice – e dei diritti morali dell’artista”. E prosegue: “La realizzazione di questa opera di restauro va a integrare l’intervento n°15 RIQUALIFICAZIONE OPERE MUSEO A CIELO APERTO – del progetto pilota ‘Ulassai: dove la natura incontra l’arte’ finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma NextGenerationEU nell’Ambito del PNRR – Linea A”.
La Presidente FAI Sardegna, Monica Scanu e la Capogruppo FAI dell’Ogliastra, Lucia Deiana: “Un percorso virtuoso, iniziato con una grande capacità di fare rete: FAI, Comune di Ulassai e Stazione dell’arte, con l’intento di prendersi cura delle opere di questa straordinaria artista, mirabilmente integrate e fuse con il territorio e le sue bellezze naturalistiche e che trova finalmente la sua realizzazione, dopo il lungo tempo della pandemia, con l’intervento per il “Muro del Groviglio” oggi riportato alla sua forma migliore. Un risultato che segna una nuova e concreta azione del FAI a favore del patrimonio culturale sardo”.
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