V01ager in musica e la celebre missione esplorativa NASA scrutano l’Universo attingendo alle galassie. Pop psichedelico e visual sci-fi citazionisti, tre tute da astronauta. Antonio Tufarulo, Francesco Pinto e Mattia Cassibba lanciano il countdown del nuovo EP, proiettandoci verso mondi inusuali e loro percezioni. Insieme al chitarrista e frontman Francesco Pinto abbiamo discusso di playlist aliene, estetica b-movie d’essai, buchi neri, elettronica rarefatta e Good Vibrations.
Com’è nato il progetto e come avviene il processo creativo tra voi tre umanoidi.
Sono Francesco dei V01ager; l’unione artistica di tre umanoidi che condividono il piacere di stare assieme, suonare e scrivere musica pensando allo Spazio. Il feto cosmico inizia il suo viaggio sei anni fa, quando Antonio (basso) ed io sonorizziamo una piccola mostra d’arte. In quelle composizioni improvvisate intravedo qualcosa e al Morphing Studio del mitologico Cristiano Santini (ex Disciplinatha/Dish-is-nein) che prendono forma le prime cinque demo – è qui che Mattia subentra alle batterie.
Con questa formazione nasce V01, tiriamo su uno show artigianale audiovisivo dove la musica è in sync con proiezioni video – un mix di filmati di repertorio (Nasa & company), film scifi discutibili, visual psichedelici.
A fine Covid-era finalmente riprendiamo a suonare e registriamo un EP dal suono più maturo. Il processo creativo è totalmente devoto all’ispirazione – senza formule precise. Capita che qualcuno di noi proponga un brano già delineato o arrivi con spunti strumentali forti. Spesso si parte da registrazioni delle jam session in sala prove, materia grezza alla quale cerco di dar forma, testo e un senso in formato canzone.
L’atto di spingersi il più lontano possibile nell’esplorazione come le due sonde robotiche della missione Voyager dalla quale mutuate il nome, che vagheranno ai margini di un Universo sempre più espanso continuando a trasmettere dati sull’ignoto e favorire nuove scoperte, è una suggestione di sicuro effetto e una dichiarazione d’intenti ambiziosa.
Per aspera ad astra!
La predilezione per l’estetica spaziale è evidente sia ascoltando la vostra musica sia facendosi trascinare dai visual, vi fate viaggiatori in una dimensione non condizionata da un setting fisico o dal fluire del tempo. Da quali film trai le sequenze proiettate ai vostri live?
Opere variegate: film iconici e bellissimi come 2001: Odissea nello spazio (1968), così come orripilanti b-movie scifi quali Star Crystal (1986) o Doomsday Machine (1972). È veramente affascinante, divertente e a volte buffa l’estetica cinematografica dello Spazio tra gli anni ’50 e gli ’80.
Guardate all’esplorazione spaziale con sostanziale positività. Fin da bambino eri un grande patito di enciclopedie, ti affascinavano le foto satellitari, consumavi VHS di film fantascientifici, come 2001 Odissea nello Spazio. Hai dichiarato – l’interesse per lo spazio e la musica si sono collegate col dialogo musicale tra le due civiltà in Incontri ravvicinati del terzo tipo.
Alle produzioni cine-fantascientifiche recenti si contestano contenuti marcatamente disforico/catastrofici. Serie pop come Star Trek valorizzavano la cooperazione tra i popoli – Apollo 13 il problem solving di stampo creativo, l’entità UFO di Navigator suggeriva addirittura empatia con la tecnologia, l’esperienza visionaria amniotica della scienziata Jodie Foster in Contact sanciva intenzioni pacifiche nel contatto alieno. Pensi che il lato oscuro della fantascienza interstellare abbia preso irrimediabilmente il sopravvento?
Splendido quesito, ma ti svelo una cosa potenzialmente shoccante: non sono un fruitore di piattaforme streaming, vado solo al cinema e negli ultimi anni ho visto pochissimi film di fantascienza – ricordo con piacere solo Interstellar. Risponderei citando L’Ultima Domanda di Asimov: “Dati insufficienti per risposta significativa”.
Interstellar Oppure L’Uomo che Cadde sulla Terra?
Tortellini in brodo o tagliatelle al ragù?
V01: il lancio
A quale esploratore reale o immaginario apparterrebbe idealmente la tuta spaziale che indossi?
Complimenti per la domanda! É un tipo che esplora per il piacere di farlo, con la voglia segnare un arrivo sempre nuovo come punto da cui ripartire.
Negli ultimi anni la comunità scientifica ha creato una serie di rivoluzioni nel nostro modo di percepire lo Spazio/Tempo, producendo contenuti-evento che le hanno rese incredibilmente tangibili e partecipate. Fotografare l’Orizzonte degli Eventi o mostrarci in diretta l’atterraggio sulla superficie di Marte, generano un impatto paragonabile all’immagine pur meno definita del Pale Blue Dot – ovvero la Terra vista dallo Spazio? Quale scoperta scientifica o descrizione spaziale recente ti ha impressionato?
Elaborazione grafica: NASA
Science Fiction
Nel mondo supersonico di oggi, invaso di notifiche, notizie, video, messaggi, stronzate di ogni sorta, forse certe scoperte tendono a essere dimenticate più velocemente o passare addirittura inosservate nel rumore di fondo di quei bar sport che sono i social.
Penso che gli anni che stiamo vivendo siano pazzeschi nell’ambito dell’esplorazione spaziale e dell’astrofisica. La volgarmente detta foto del buco nero a mio avviso è uno dei traguardi più importanti dell’umanità. Ma non è finita qui..
Parliamo delle influenze musicali. La diversità di background dei tre componenti si estende dall’anima post-rock del bassista Antonio, all’hardcore simil-Deftones del batterista Mattia, mentre la tua impostazione è elettronica. Avete espresso il desiderio di trovare una sintesi che suoni semplice ma complessa. Cosa intendi e come si declinerà nel prossimo EP?
Il nuovo Ep è molto più ricco del precedente, pur mantenendo la voglia di comunicare con tutti, a più livelli. È musica scritta per l’umanità, non ci interessano le nicchie.
Good Vibrations dei Beach Boys fu definita una Pocket Symphony quando uscì nel ’66. Ecco cosa si può intendere per sintesi che suoni semplice ma complessa: aspiriamo a comporre mini sinfonie in salsa spaziale.
Hai dichiarato che l’ispirazione iniziale del progetto V01ager viene dalla Space Disco di fine anni ’70 e inizio ’80 – Magic Fly, la canzone più famosa del movimento, riproduce una melodia all’infinito – e che la matrice di tutto sono i Beatles e Brian Wilson dei Beach Boys. L’elettronica melodica alla AIR che sapore conferisce all’insieme?
Gli Air hanno molto influito sul nostro sound, ma in qualche modo spero non risultino dominanti. A brevissimo suoneranno in Italia, non vedo l’ora di ascoltarli dal vivo!
Cos’hai voglia di anticiparci sull’EP in uscita a brevissimo?
V02 è un bel viaggio psych-pop tascabile, da fischiettare. Ci piace come suona e sarebbe fantastico per noi trovare un’etichetta discografica estera interessata alla pubblicazione.
Parliamo di come insertate i brani con elementi esterni. In Probes l’astronomo Carl Sagan espone la percezione di magnificenza dell’ego umano in contrasto con la sua finitezza di pulviscolo. Di quali altre collaborazioni dirette o mediate vi siete ben contaminati?
In quasi ogni brano c’è un sample campionato della Nasa, altri sono in prestito dal cinema scifi oppure intervengono vocal di personalità che hanno preso parte alla missione Voyager. Nel nuovo Ep l’amico Tim Ray ha suonato il suo sax e in futuro mi piacerebbe affidare una canzone a una voce femminile eterea.
Fu proprio Sagan a ideare il celebre Voyager Golden Record, disco per grammofono rivolto a ipotetiche civiltà aliene che riporta informazioni sulla specie umana e incisioni di Bach, Chuck Berry, ma anche suoni naturali della Terra e persino del traffico cittadino. Quale canzone in particolare dei V01ager selezioneresti per una playlist da donare agli extraterrestri?
Farei sì che possano ascoltarle tutte. Vorrei avere a che fare con alieni che siano all’oscuro del concetto di lavoro e abbiano un sacco di libertà nel godersi il tempo e divertirsi!
Per intenderci: non dei milanesi cosmici ossessionati dalle fatture interstellari.
A cura di Tiziana Elena Fresi.