Al via domani a Oristano “Sa Die De Sa Sardigna” con la Compagnia Teatro Tragodia in scena al Teatro Garau con “Lionora Arbaree”
Primo appuntamento, domani sera (mercoledì 13) a Oristano, con “Sa Die de sa Sardigna“, il cartellone di spettacoli e concerti promosso dal Comune, su proposta dall’Assessorato alla Cultura, e organizzata dall’Associazione culturale Dromos, con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione Oristano. Sette serate in calendario per questa edizione natalizia della festa dei sardi nella città di Eleonora, con la musica a fare la parte del leone: protagonisti Elena Ledda e Simonetta Soro in quintetto (venerdì 22, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta), Franca Masu con Fausto Beccalossi e Luca Falomi (sabato 23 al Teatro Garau), Marino De Rosas e Denise Fatma Gueye (mercoledì 27 ancora sul palco del Teatro Garau), Ernst Reijseger con il Cuncordu e Tenore de Orosei (giovedì 28 nella Chiesa di Santa Chiara) ed Enzo Favata in quintetto con Daniele di Bonaventura (sabato 30, al Teatro Garau); ma ci sarà spazio anche per il teatro, con Rossella Faa e Elio Turno Arthemalle protagonisti di “Predi Antiogu e sa Perpetua. Commedia buffa in lingua Sarda” (domenica 17 al Teatro Garau), e con la compagnia Teatro Tragodia che apre la rassegna domani sera (mercoledì 13), alle 21 al Teatro Garau, con “Lianora Arbaree“: un reading teatrale in tema con questa “Die de sa Sardigna” oristanese che si riconosce nel nome di Eleonora d’Arborea, Sa Juyghissa, come recita il sottotitolo della manifestazione.Nella lettura drammaturgica della compagnia di casa a Mogoro si raccontano gli ultimi anni di vita della regina, dall’assassinio del fratello Ugo alla salita al trono del Giudicato di Arborea sino alla sua scomparsa. La regia di Virginia Garau (suo anche il testo) pone l’accento sui diversi ruoli che Eleonora D’Arborea assunse nel corso della sua vita: da madre amorosa e attenta a regina risoluta e dal polso fermo, statista, moglie, guerriera, stratega. La storia ci tramanda le importanti modifiche che apportò alla “Carta de logu”, ancora oggi considerate lungimiranti e moderne dagli studiosi; ma la storia non dissolve l’alone di mistero che circonda la sua figura, la sua vita e la sua morte, perché ancora oggi resta irrisolta e misteriosa. Liberamente tratto da “Eleonora D’Arborea” di Giuseppe Dessì, lo spettacolo cerca di spiegare la psicologia di una grande donna che scompare forse a causa della peste che gli Aragonesi portarono in Sardegna, come unica arma possibile per annientare la caparbietà di un popolo orgoglioso, guidato da una grande sovrana. In scena Daniela Melis, Giuseppe Onnis e Ulisse Sebis, con le musiche di Gabriele Verdinelli e la voce narrante di Carmen Porcu. L’ingresso è gratuito, ma con prenotazione obbligatoria attraverso il sito di Dromos.
Per informazioni, si può contattare la segreteria di Dromos al numero di telefono 0783310490, al numero Whatsapp 3348022237 e all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Notizie e aggiornamenti sul sito www.dromosfestival.it, sul canale Telegram e nelle pagine Facebook e Instagram di Dromos.
La compagnia Teatro Tragodia nasce a Mogoro nel 1987 su iniziativa delle due fondatrici Virginia Garau e Daniela Melis e insegue un obiettivo che esula dagli schemi del teatro tradizionale, spingendosi verso un teatro popolare nel quale parola e gestualità, propri della cultura sarda, vengono analizzati e rielaborati. Un teatro ricco di contaminazioni a testimonianza di un contatto rigenerativo e vitale tra culture diverse. La tradizione popolare si fonde, dunque, con la necessità di raccontare il nostro mondo per la proposta di un teatro isolano capace di valicare i confini del mare. Tanti sono gli spettacoli allestiti in più di tre decenni di attività, spaziando dal comico al drammatico, con la costante attitudine verso la sperimentazione tra le diverse tecniche di messa in scena. L’attività del Teatro Tragodia ha come punto di riferimento territoriale la Marmilla, zona di provenienza dell’associazione che operando nel settore dello spettacolo dal vivo, da decenni porta avanti un discorso di crescita culturale ed economica legata ad un territorio interno, scarsamente popolato ed economicamente depresso, ma ricco di tradizione culturale e artigianale.