Cada Die Teatro: debutta lo spettacolo Da dove arrivano le bombe
Il Cada Die Teatro ancora sul filo della memoria, attaccato però a una stringente e tragica attualità. Prosegue il progetto di ricerca dedicato al ricordo degli ottant’anni anni dei bombardamenti su Cagliari del 1943, che trova compimento con la prima assoluta di un nuovo spettacolo: al Teatro Si ‘e Boi di Selargius debutta domani, sabato 2 dicembre, alle 21, in replica domenica 3 alle 18, DA DOVE ARRIVANO LE BOMBE, liberamente tratto dall’opera di Emilio Lussu e dai racconti delle bambine e bambini del ’43, firmato da Alessandro Lay, che cura anche la regia, e Pierpaolo Piludu, anche in scena insieme a Lara Farci e Alessandro Mascia (collaborazione alla drammaturgia: Lara Farci e Alessandro Mascia; luci, videoproiezioni: Giovanni Schirru; sonorizzazione: Matteo Sanna; organizzazione: Tatiana Floris). Lunedì 4 e martedì 5 dicembre al Si ‘e Boi sono in programma, alle 11, le matinée per le scuole.DA DOVE ARRIVANO LE BOMBE si snoda fra la grande Storia, ovvero l’avvento del fascismo narrato con furore e sarcasmo da Emilio Lussu, una sorta di “prologo” a tutto quanto accadrà dopo, e le piccole (grandi) storie di chi ha vissuto in prima persona la tragedia delle bombe su Cagliari del ’43, di chi in quegli anni era ancora bambino, di chi ha visto con i suoi occhi l’intera città letteralmente rasa al suolo dai B/17, le “fortezze volanti” americane.
Nel racconto scorrono le immagini, una dopo l’altra, dei rifugi storici della città, dai Giardini Pubblici alla Cripta di Santa Restituta, delle acque del porto in fiamme, della città che da un momento all’altro scomparve: dove un attimo prima c’erano le case rimase il vuoto, restarono i calcinacci e le macerie sul suolo, solo qualche pezzo di muro ancora spuntava da terra.
Le parole degli autori
“Le bombe sono sempre le stesse, non cambiano, in qualunque epoca, che siano ‘intelligenti’ o meno”, scrivono nelle loro note gli autori Alessandro Lay e Pierpaolo Piludu. “Le bombe sono sempre le stesse ovunque vengano lanciate, Oriente o Occidente non fa nessuna differenza: a Gaza come in Donbass, a Sarajevo come in Iraq e in Kurdistan, come dappertutto, le bombe uccidono, smembrano, distruggono, radono al suolo ogni cosa, fanno a pezzi ogni vita”.
Spiega ancora Lay, regista dello spettacolo: “Lavorare sulla memoria, nel mare di amnesia in cui stiamo affogando tutte e tutti, è un esercizio di mera sopravvivenza, nulla di speciale: semplicemente, se non vogliamo regredire come razza, diventa cruciale saper usare la memoria per ricordare non in senso nostalgico, ma per sapere distinguere una cosa dall’altra, per sapere mettere ‘in colonna’ i fatti accaduti, ed essere alla fine in grado di tirare le somme. Le bombe non uccidono per ‘sfortuna’, non cadono per caso, non distruggono perché la sorte è cattiva”.
Da dove arrivano, dunque, da quanto lontano arrivano le bombe?