Carbonia: La Grande Prosa e Danza
Viaggio sul filo delle storie e delle emozioni, tra antichi miti e moderne commedie, classici del Novecento e testi contemporanei accanto a intriganti coreografie d’autore per la Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa e Danza al Teatro Centrale di Carbonia, organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno del Comune di Carbonia, della Regione Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e il contributo della Fondazione di Sardegna. Dieci titoli in cartellone da dicembre a maggio con i grandi protagonisti della scena italiana – e non solo – come Remo Girone e Giuseppe Cederna, Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, Ascanio Celestini e l’icona transgender Eva Robin’s accanto all’algherese Stefano Artissunch e all’enfant du pays Andrea Tedde, attore di teatro e cinema. Il compositore Gipo Gurrado firma l’originale “Family / A Modern Musical Comedy”, il coreografo italo africano Mvula Sungani affronta il tema delle migrazioni in “Sabir / viaggio mediterraneo” e il partenopeo Adriano Bolognino (Premio Danza&Danza 2022) propone un affascinante “Trittico” formato da “Come Neve”, “Gli Amanti” e “Your body is a battleground”.«Esprimo il mio più sincero apprezzamento e felicità per la rinnovata presenza in città del CeDAC che organizza la Stagione di Carbonia da oltre trentacinque anni» – dichiara il sindaco di Carbonia Pietro Morittu, anche a nome dell’assessora alla Cultura e Spettacolo Giorgia Meli –. «Grazie al Cartellone di grande fascino e grande qualità faremo sicuramente felice il folto pubblico di Carbonia e dintorni che da sempre segue gli spettacoli con passione e competenza».
Una programmazione interessante e variegata che spazia dalle celeberrime “Smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni, nella mise en scène di Stefano Artissunch, anche interprete con Stefano De Bernardin, Laura Graziosi, Stefano Tosoni e Lorenzo Artissunch, per una riflessione sull’ipocrisia della società e le frivolezze mondane a classici del Novecento come “Le serve” di Jean Genet, con Eva Robin’s nel ruolo di Madame accanto a due giovani e talentuose attrici, Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, per la regia di Veronica Cruciani, tra segrete ambizioni, inganni e giochi di potere, a “L’Anatra all’Arancia”, fortunata commedia di W. D. Home e M. G. Sauvajon con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, insieme con Ruben Rigillo e Beatrice Schiaffino con la partecipazione di Antonella Piccolo, diretti da Claudio Greg Gregori per un’indagine sull’amore e sulla gelosia.
La memoria della Shoah ne “Il cacciatore di nazisti / L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal” con drammaturgia e regia di Giorgio Gallione, dove Remo Girone interpreta l’ingegnere ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento che dedicò la sua esistenza alla cattura dei responsabili dello sterminio, e una sorta di diario tra pensieri, ricordi e sensazioni in “Storia di un corpo” di Daniel Pennac, con Giuseppe Cederna, sempre per la regia di Giorgio Gallione, sulla singolare eredità lasciata da un uomo alla figlia amata, con le puntuali annotazioni e una descrizione minuziosa dei propri stati d’animo, accanto a voci, suoni, profumi, rievocati con un’attitudine quasi proustiana. Un ritratto di famiglia tra parole e note, per esplorare l’ambiguità dei rapporti e dei legami di sangue e d’affetto con “Family / A Modern Musical Comedy” di Gipo Gurrado tra rimandi alla grande tradizione cantautorale italiana, mentre un raffinato affabulatore come Ascanio Celestini in “Rumba / L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato”, il suo nuovo spettacolo ispirato alla figura del Santo di Assisi, disegna un poetico e surreale affresco di varia umanità, tra vite ai margini e periferie degradate, per un inatteso messaggio di pace e speranza. S’intitola “Che fine ha fatto Ulisse?” la nuova commedia scritta, diretta e interpretata da Andrea Tedde, ispirata al mito dell’eroe greco, famoso per la sua astuzia e artefice dello stratagemma del cavallo che, rientrato nella sua Itaca dopo la caduta di Troia, scopre di non saper godere delle gioie del focolare e spinto dall’inquietudine decide di partire per nuove avventure… tutte da scoprire.
Un duplice appuntamento con la danza contemporanea con “Sabir / viaggio mediterraneo”, con ideazione e regia di Mvula Sungani, nell’interpretazione dell’étoile Emanuela Bianchini e dei solisti della Mvula Sungani Physical Dance, per un evocativo racconto per quadri sulle antiche e moderne migrazioni e l’originale “Trittico” che comprende tre creazioni del giovane e pluripremiato coreografo Adriano Bolognino: dall’idea del benessere in “Come Neve”, all’amore che vince la morte, come nel calco di Pompei, ne “Gli Amanti” fino a una riflessione sulla condizione femminile in “Your body is a battleground”, un assolo ispirato all’immagine simbolo di Barbara Kruger per la marcia delle donne a Washington.
IL CARTELLONE
Ouverture “mitologica” – giovedì 28 dicembre alle 20.15 – con “Che fine ha fatto Ulisse?”, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Andrea Tedde, con Noemi Mei, Francesca Lenzu e Maria Teresa Melis nei ruoli delle Sirene, mentre la voce (fuori campo) di Penelope è quella di Alessandra Marongiu, con i costumi di Maria Tina Ibba, le musiche originali de I Perfetti Sconosciuti e service di Music Factory (produzione di Batanea Teatro) per una inedita, moderna epopea. La commedia si ispira alla figura dell’eroe omerico, uno dei vincitori della guerra di Troia, il quale, ritornato sulla sua “petrosa” Itaca, tra le braccia della sposa Penelope e accanto al figlio Telemaco, sente rinascere in sé un’inquietudine che lo spinge a rimettersi in mare insieme agli antichi compagni verso nuove avventure. «“Che fine ha fatto Ulisse?” racconta una storia diversa da quella che noi tutti conosciamo» – sottolinea Andrea Tedde – «ritrovandosi solo con la moglie, Ulisse si rende conto che la vita coniugale che ha sempre cercato negli anni in realtà non gli appartiene». La lunga campagna militare e poi il periglioso ritorno, durato dieci anni, tra incontri con dee e ninfe, creature mostruose e genti sconosciute, hanno impresso un segno indelebile sulla sua anima: l’antica nostalgia della patria e degli affetti, dopo la gloria e il trionfo sui Proci, lascia il posto alla noia, così «Ulisse con un gruppo di ex compagni di battaglia decide di affrontare un ultimo viaggio per riprovare ancora una volta le emozioni dei vecchi tempi».
Sulle rotte delle antiche e moderne migrazioni – venerdì 12 gennaio alle 21 – con “Sabir / viaggio mediterraneo” con ideazione e regia di Mvula Sungani, che vede protagonista l’étoile Emanuela Bianchini (che firma anche le coreografie insieme a Mvula Sungani) accanto ai solisti della Mvula Sungani Physical Dance, con le musiche originali composte ed eseguite dal vivo da Erasmo Petringa e luci, costumi e scene di MSPD Studios (produzione Arealive srl – MSPD Studios). Un visionario racconto per quadri per mettere a confronto l’Italia di oggi, con gli sbarchi di profughi e stranieri, con alle spalle un vissuto spesso tragico fatto di guerre e carestie, miseria e persecuzioni e quella degli inizi del Novecento, quando a partire con una valigia piena di sogni e speranze erano gli italiani. Le storie di donne e uomini costretti a abbandonare la loro patria e disposti ad affrontare l’ignoto per ricostruirsi un’esistenza in una terra sconosciuta, lontano dai loro affetti, prendono forma sulla scena in una narrazione di forte impatto emozionale, su una colonna sonora densa di echi mediterranei. “Sabir” – con un titolo che rimanda alla lingua franca dei porti – lancia un messaggio a favore dell’accoglienza e del dialogo tra i popoli: «partendo dall’antica Roma, in cui vivevano genti provenienti da tutto l’impero, passando per le dominazioni che si sono susseguite fino alla nascita della nazione, e arrivando alle immigrazioni dei nostri giorni – sottolinea il coreografo italo-africano Mvula Sungani – «l’Italia ha sublimato le diversità costituendo un grande patrimonio artistico-culturale unico al mondo».
Un ironico affresco della società – venerdì 19 gennaio alle 21 – con le “Smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni nella fantasiosa mise en scène di Stefano Artissunch, che intreccia la tradizione della commedia dell’arte a temi e sentimenti universali: sotto i riflettori lo stesso Stefano Artissunch, con Stefano Tosoni, Laura Graziosi, Stefano De Bernardin e Lorenzo Artissunch, con i costumi di Maria Chiara Torcolacci e il disegno luci di Patrick Vitali (produzione Danila Celani per Synergie Arte Teatro). Una commedia divertente incentrata sui preparativi per le vacanze di due famiglie, in cui mentre si riempiono valigie e bauli si insinua il veleno della gelosia: quando Leonardo, innamorato di Giacinta, scopre che il padre della fanciulla, Filippo, ha invitato sulla carrozza il suo rivale Guglielmo, decide di rimandare o magari annullare la partenza, facendo disperare la sorella Vittoria, finché grazie a un intermediario le cose si risolvono per il meglio. La fortunata pièce del grande autore veneziano è incentrata su «il tema dell’apparire e la nevrosi consumistica-affannosa della borghesia che si cimenta in sciali superiori alle sue possibilità» – spiega Stefano Artissunch, che sottolinea la modernità e la godibilità dell’opera, sia per l’argomento che per la definizione dei caratteri, in un susseguirsi di situazioni esilaranti e coups de théâtre. Nelle “Smanie” emergono «una riflessione ed una critica alla società borghese del tempo», contro cui Goldoni scaglia i suoi strali satirici, ma anche «l’ipocrisia ed il senso di vuoto di una società che perde la propria identità ed i propri valori dietro al nulla».
Focus sulla nuova danza d’autore – lunedì 5 febbraio alle 21 – con il “Trittico” di Adriano Bolognino (produzione Körper / Centro Nazionale di Produzione della Danza), in cui il giovane coreografo partenopeo (Premio Danza&Danza come artista emergente) con all’attivo collaborazioni con étoiles come Eleonora Abbagnato e Jacopo Tissi, l’Opus Ballet, MM Contemporary Dance Company e il Teatro dell’Opera di Roma, propone tre sue creazioni in bilico tra tenerezza e passione, oltre all’impegno in difesa dei diritti civili. “Come Neve”, con Rosaria Di Maro / Roberta Fanzini e Noemi Caricchia su musiche di Olafur Arnalds/Josin trae spunto dal candore di un paesaggio invernale, contemplato attraverso una finestra nel tempo dell’infanzia e dalla delicatezza dei costumi realizzati da “Il club dell’uncinetto”, con la riscoperta di un’arte antica, per raccontare uno stato di benessere in armonia con il mondo. Ne “Gli Amanti”, con Rosaria Di Maro e Roberta Fanzini, su musiche di Akira Rabelais, l’ispirazione nasce da un calco di Pompei con l’impronta di due corpi abbracciati, simbolo di un sentimento che vince anche la morte, nonostante la tragedia, e dura per l’eternità. Infine “Your body is a battleground”, un assolo interpretato da Rosaria Di Maro, con musiche di Moderat/Jon Hopkins, rimanda all’immagine creata da Barbara Kruger per la marcia delle donne di Washington nel 1989, storica manifestazione in favore della libertà e dell’autodeterminazione femminile, per una riflessione sulla condizione e sul ruolo delle donne nella società, sulla strumentalizzazione del corpo e della bellezza e sulla coscienza individuale, con l’auspicio di una nuova rivoluzione sociale, politica e culturale.
Viaggio nella Storia del Novecento – domenica 18 febbraio alle 21 – con “Il cacciatore di nazisti / L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal” con drammaturgia e regia di Giorgio Gallione e con un protagonista del calibro di Remo Girone, attore di cinema e di teatro, volto noto del grande e del piccolo schermo dai films di Miklos Jancsò e Marco Bellocchio al ruolo di Tano Cariddi ne “La Piovra”, nei panni di un insolito eroe moderno (produzione Ginevra Media Production e Teatro Nazionale di Genova, distribuzione PigrecoDelta). La tragedia della Shoah rivive in una sorta di teatro della memoria con la pièce ispirata alla figura dell’ingegnere ebreo, vittima delle persecuzioni e delle deportazioni e tra i testimoni e i superstiti dell’orrore dei lager, che al termine della seconda guerra mondiale iniziò, dapprima per gli alleati, poi con il suo Centro di Documentazione Ebraica, un attento lavoro di ricerca per identificare i responsabili dello sterminio. Simon Wiesenthal ha contribuito alla cattura di Adolf Eichmann, tra gli artefici della “soluzione finale”; di Franz Stangl, il comandante dei campi di concentramento di Treblinka e Sobibor e di Hermine Braunsteiner-Ryan, colpevole di atti di indicibile crudeltà, incaricata di “selezionare” donne e bambini destinati alle camere a gas. Tra gli altri, “il James Bond ebreo” riuscì a identificare anche Karl Silberbauer, il sottufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank, le cui dichiarazioni servirono a confermare l’autenticità del diario: «non voglio che le persone pensino che sia stato possibile che i nazisti abbiano ucciso milioni di persone e poi l’abbiano fatta franca» – sosteneva Simon Wiesenthal –. «Ma io voglio giustizia, non vendetta».
Tra parole e note – lunedì 26 febbraio alle 21 – con “Family / A Modern Musical Comedy” con libretto, testi e musiche di Gipo Gurrado, che firma anche la regia dello spettacolo interpretato da Andrea Lietti, Giovanni Longhin, Ilaria Longo, Nicola Lorusso, Roberto Marinelli, Marco Rizzo, Elena Scalet e Paola Tintinelli, con coreografie e movimenti scenici di Maja Delak e scene e costumi di Marina Conti, per una riflessione sui rapporti e i legami, oltre che sulle disfunzioni e le nevrosi della società contemporanea (produzione Elsinor / Centro di Produzione Teatrale, con il contributo di NEXT-Laboratorio delle Idee). Uno sguardo ironico e disincantato sul nucleo fondante della società, attraverso le vicende di un gruppo di persone costrette a condividere uno spazio fisico e simbolico, senza essersi scelte e senza neppure condividere gusti o ideali, per semplici coincidenze anagrafiche: “Family” descrive i loro caratteri, le dinamiche relazionali e i fragili equilibri, ma anche i mutamenti che ciascuno di loro subisce nel tempo, in un colorato affresco di varia umanità. Un inedito musical in cui si alternano monologhi e canzoni, con rimandi ad autori come Giorgio Gaber, Enzo Jannacci e Lucio Dalla: dopo “Supermarket”, un bestiario contemporaneo cantato e ballato, l’eclettico Gipo Gurrado propone una sua visione della famiglia, come luogo dove emergono le differenze e i conflitti, senza mediazioni. Un ambiente non sempre sereno o rassicurante, il cui si forma la personalità attraverso influenze e modelli espliciti e impliciti, si ereditano principi e valori e si apprendono i rudimenti di un’educazione, e spesso si manifestano fragilità e insicurezze, prima di confrontarsi con il mondo esterno.
Un capolavoro del teatro del Novecento – sabato 9 marzo alle 21 – con “Le Serve” di Jean Genet, nella traduzione di Monica Capuani, con Eva Robin’s nel ruolo di Madame accanto a Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, che interpretano rispettivamente Claire e Solange, le due donne del titolo, imprigionate in un rapporto di amore-odio verso la padrona, in un intrigante allestimento con scene di Paola Villani e costumi di Erika Carretta, drammaturgia sonora di John Cascone e adattamento e regia di Veronica Cruciani (co-produzione Nidodiragno/CMC – Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale – Teatro Stabile di Bolzano). In un raffinato e crudele gioco di specchi, la pièce, ispirata a un fatto di cronaca, affronta il tema della seduzione del potere dal punto di vista delle due sorelle, cameriere di Madame, verso la quale nutrono ammirazione e invidia, fino a trasformarsi, indossandone i vestiti e imitandone gli atteggiamenti, a turno, nel riflesso della loro padrona, in un rituale culminante nel suo sacrificio. Una cerimonia per significare la loro ribellione e il desiderio di un ribaltamento, più che un vero cambiamento, quasi il ricordo o il sogno di una rivoluzione: il delitto mira a espiare o cancellare l’ombra del tradimento verso Madame, con la denuncia del suo amante, così le serve pianificano l’eliminazione della loro immaginaria accusatrice. Un testo grottesco e amaro, in cui la dimensione psicologica si fonde a quella politica e vengono messi a nudo e portati sulla ribalta i meccanismi dell’inconscio mentre, nell’incapacità di portare a termine il loro progetto, Claire e Solange si avviano verso un epilogo tragico e sconvolgente, mostrandosi nella loro follia.
Il racconto di una vita – domenica 17 marzo alle 21 – con “Storia di un corpo” di Daniel Pennac, nell’interpretazione di Giuseppe Cederna, con adattamento e regia di Giorgio Gallione: una pièce coinvolgente, con scene di Marcello Chiarenza e disegno luci di Andrea Violato, elaborazioni musicali di Paolo Silvestri e progetto fonico di Luca Nasciuti, tratta dal romanzo dello scrittore francese, in cui il protagonista analizza pensieri e sensazioni per trascriverli in un diario, singolare dono per la figlia adorata (produzione Produzioni Fuorivia – Agidi, in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Cristallo). Una sorta di confessione, filtrata dai ricordi e affidata alla dimensione fisica, in una sorta di “catalogo” delle emozioni legate a un suono, un profumo, un’immagine e raccontate attraverso i cinque sensi: «la voce anaffettiva della madre, gli abbracci silenziosi del padre, l’odore accogliente dell’amata tata, il dolore bruciante di una ferita, il sapore dei baci della donna amata». Fin dall’adolescenza, l’uomo ha annotato minuziosamente gli eventi per lui significativi, così la battaglia contro una malattia lascia il posto alla «paralizzante scoperta del corpo femminile», insieme con tutte le esperienze gratificanti e umilianti tra «il miracolo della nascita» e «la tragedia della morte», misurate attraverso la percezione del piacere e del dolore, per una riflessione sulla natura umana «tra grandezza e miseria», senza rinunciare al sorriso. L’arte di Daniel Pennac trasfigura la banalità del quotidiano in una narrazione epica, mettendo l’accento sulla fragilità e la tirannia del corpo, teatro delle guerre interiori tra la mente e il cuore.
Una trama piccante fra amori e tradimenti – domenica 7 aprile alle 21 – con “L’Anatra all’Arancia”, celebre commedia di William Douglas-Home e Marc-Gilbert Sauvajon, con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli accanto a Ruben Rigillo e Beatrice Schiaffino e con la partecipazione di Antonella Piccolo, con scene di Fabiana di Marco, costumi di Alessandra Benaduce e disegno luci di Massimo Gresia, per la regia di Claudio Greg Gregori (produzione Compagnia Molière, in coproduzione con il Teatro Stabile di Verona). Un matrimonio apparentemente solido, a dispetto delle “distrazioni” del marito, entra in crisi quando la moglie decide di rifarsi una vita accanto a un altro uomo e il consorte, preso alla sprovvista, per dissuaderla le propone un ultimo incontro, insieme al nuovo compagno, invitando anche una seducente segretaria. Un invito in cui il marito potrebbe giocare le sue ultime carte prima che la separazione diventi definitiva, nel tentativo di riconquistare la moglie, ma anche di mettere in difficoltà il rivale; e non a caso la specialità gastronomica del titolo rappresenta un ricordo del viaggio di nozze, con ipotetiche proprietà afrodisiache. «“L’Anatra all’Arancia” è un classico feuilleton dove i personaggi si muovono algidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti» – si legge nella presentazione –. «Ogni mossa rivela le emozioni… a poco a poco il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia… in una parola all’Amore». Uno strano appuntamento, quasi una sfida al destino, che forse non riuscirà a salvare il rapporto tra i due coniugi ma rappresenta un’occasione per guardarsi in faccia e dirsi finalmente la verità.
Finale dolceamaro tra spunti di riflessione, ironia e poesia – venerdì 10 maggio alle 21 – con “Rumba / L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato”, originale e surreale spettacolo scritto, diretto e interpretato da Ascanio Celestini, con musica e voce di Gianluca Casadei e con la voce (fuori campo) di Agata Celestini, le immagini dipinte da Franco Biagioni, sound design di Andrea Pesce e disegno luci di Filip Marocchi (produzione Fabbrica – Fondazione Musica per Roma – Teatro Carcano, in collaborazione con il Comitato Greccio 2023). La pièce si ispira alla vita del Santo di Assisi, figlio di un ricco mercante di stoffe: un giovane cresciuto tra gli agi, che ama i poemi cavallereschi e le gesta dei paladini, e infatti «diventa cavaliere o vorrebbe diventarlo, va in guerra, ma finisce in galera; quando esce dal carcere deve ricostruire le case dei nobili che il popolo ha cacciato da Assisi e impara a fare il muratore», finché dopo la sua conversione proverà a «ricostruire la Chiesa di Dio in terra». In una affascinante e coinvolgente narrazione Ascanio Celestini rievoca la figura di Francesco e l’invenzione del presepe in forma di sacra rappresentazione sul tema della Natività, per trasportarla nel tempo presente, tra il degrado delle periferie e l’umanità sofferente dei poveri e degli emarginati, gli “ultimi” cui è destinato il Regno dei Cieli. Tra loro anche «Giobbe, magazziniere analfabeta, la Signora delle Slot, arrivata in Italia come prostituta, che s’è ricomprata la propria libertà e lo zingaro che ha cominciato a fumare a otto anni e sta ancora lì che fuma, accanto alla fontanella, davanti al bar…».
La Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa e Danza al Teatro Centrale di Carbonia è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna, con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna, dell’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Carbonia e con il contributo della Fondazione di Sardegna e il supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio per e dalla Sardegna.
INFO & PREZZI
abbonamento a 10 spettacoli:
fila 1 a 7 € 95
fila 8 a 11 € 85
fila 12 a 14 € 80
fila 15 a 17 € 65
galleria palchetti € 65
biglietti
fila 1 a 7 € 16
fila 8 a 11 € 14
fila 12 a 14 € 12
fila 15 a 17 € 10
galleria palchetti € 7
Info e prenotazioni: cell 338.9838142 (Valentina Trogu) – [email protected] – www.cedacsardegna.it.