A forte rischio chiusura il Festival Cantiere di Progetti Carpe Diem. Teatro e spettacolo in Sardegna: La qualità non paga
«Una politica culturale che considera solo la quantità di attività e ignora la qualità costringerà alla chiusura la straordinaria esperienza artistica, culturale e sociale del Festival Cantiere di Lavoro Teatrale». È la denuncia di Aurora Aru e Franco Marzocchi della cooperativa Progetti Carpe Diem, che da 28 anni organizzano e dirigono Festival Cantiere di Lavoro Teatrale.
Nato nel 1996, per i primi 16 anni il Festival ha trasformato le Miniere di Montevecchio in un luogo di riferimento per il teatro d’innovazione in Italia e in Europa. Successivamente, fino al 2023, il progetto ha scelto di abitare e valorizzare altri luoghi come Soleminis (Casa delle Storie) e Baradili, il comune più piccolo della Sardegna che ha ospitato le ultime edizioni.
La formula del Festival Cantiere, per prima in Sardegna e fra le prime in Italia, ha coniugato ricerca, sperimentazione, progettazione e produzione originale in residenza con la formazione e il coinvolgimento di giovani del territorio, per uno scambio sempre fertile con molti giovani artisti italiani e internazionali.
Grazie al Festival Cantiere hanno realizzato, fra tanti altri, progetti e produzioni originali per la prima volta in Sardegna artisti come Ascanio Celestini, Maria Paiato, Barbara Nativi, Rodrigo Garcia, Giuliana Musso, Fausto Paravidino, Filippo Dini, Silvia Gallerano, Tindaro Granata, Massimo Verdastro, Marco Cavicchioli, Francesco Bonomo, Leonardo Capuano, Andrea Macaluso, Gianna Deidda e per la musica il festival ha ospitato proposte originali di Gian Maria Testa, Cristina Zavalloni, Francesca della Monica, Ares Tavolazzi.
L’esperienza di Progetti Carpe Diem ha proposto alle comunità che lo hanno ospitato una forte valorizzazione del territorio attraverso un rapporto concreto di condivisione. Un rapporto che nasce e si sviluppa grazie al fatto che gli artisti “abitano” il luogo per un lungo periodo che va al di là della presentazione degli spettacoli; lo studiano per ricavarne stimoli culturali e creativi; progettando e sperimentando nuovi lavori, studi aperti, attività divulgative e formative. Il programma del Festival Cantiere è tutt’altro che un “cartellone” di titoli. È frutto di un progetto che viene condiviso e definito con gli artisti coinvolti mesi prima del suo accadere. Artisti che con la residenza diventano consapevoli delle caratteristiche del territorio e del contesto in cui operano.
Questa lunga e straordinaria storia, un esempio di buone pratiche riconosciuto dall’intero sistema nazionale del teatro, oggi rischia davvero di terminare – denuncia Progetti Carpe Diem – a causa delle scelte della Regione Sardegna, che applicando vecchie normative come l’articolo 1 della Legge 56 considera esclusivamente la quantità delle attività e non valuta la qualità delle proposte e dei progetti. Eppure esistono leggi successive, meglio congegnate ma mai applicate.
«In termini semplici – precisano Aru e Marzocchi – la regione premia chi propone tante attività anche se sono realizzate dai propri parenti, da amatori, da giovani di nessuna esperienza e curriculum. Tante attività spesso frutto di scambio fra gli stessi soggetti (“io organizzo il tuo spettacolo e tu il mio, così facciamo numero”) e ancor più spesso realizzati con le stesse persone in ruoli diversi (“oggi io recito e tu fai la regia, domani la regia la faccio io e reciti tu”). Così si costruiscono i numeri per la cosiddetta premialità. Una paradossale realtà autarchica e autoreferenziale che viene premiata con consistenti contributi. Eppure da qualche parte, anche se ignorato, il criterio della qualità viene citato. Ma non serve, non fa punteggio».
Progetti Carpe Diem continua a invitare in Sardegna artisti di grande valore fra i migliori rappresentanti del teatro italiano d’innovazione, perseguendo una linea originale di progettazione con un aggravio di costi che altre realtà, con soli ospiti provenienti dal territorio regionale, non sono costrette a sostenere.
Spiegano ancora Aru e Marzocchi: «Tutto ciò non conta, non conta la qualità delle proposte. Conta talmente poco che nel 2023 a Progetti Carpe Diem è stato assegnato un contributo pari a quello assegnato a un soggetto entrato per la prima volta quest’anno. Alla più giovane e senza storia delle associazioni teatrali».
Concludono i soci di Progetti Carpe DIem: «Ci sarebbe stata un’altra strada per avere più contributi: cercare un santo in paradiso e farsi inserire fra i beneficiari degli emendamenti di fine anno (una sorta di “milleproroghe” regionale in cui sono stati distribuiti a pioggia nove milioni di euro). Ma purtroppo ci siamo sempre illusi che valesse la qualità del nostro progetto e non abbiamo cercato padrini che proponessero emendamenti a nostro favore».
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