(Adnkronos) –
Salta il divorzio consensuale tra governo e ArcelorMittal per una soluzione meno traumatica sul futuro dell'ex gruppo Ilva: l'esecutivo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni si prepara ora all'amministrazione straordinaria. Il governo, infatti, ha approvato in serata un decreto legge ad hoc con cui rafforzare alcune misure a tutela della continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi in amministrazione straordinaria che, al momento, spianerebbe la strada ad una decisione giudicata dal governo, a quanto si apprende, ormai 'inevitabile'. I margini per una ricomposizione della rottura del confronto sembrano quasi inesistenti. Un epilogo, questo, che arriva al termine di una giornata convulsa che ha visto un durissimo scambio di accuse tra i soci di Acciaierie d'Italia senza esclusione di colpi I segnali di una fumata erano arrivati già prima della riunione a palazzo Chigi, presieduta dal premier Giorgia Meloni, per fare il punto della trattativa. Fonti di Arcelor Mittal, infatti, poco prima, avevano denunciato l'impasse del confronto con il governo. "ArcelorMittal continua a cercare una soluzione costruttiva, ma nelle negoziazioni Invitalia rimane sulle proprie posizioni rispetto alle proposte avanzate da Mittal", era l'accusa filtrata da fonti vicine alla multinazionale franco-indiana che avevano ribadito come l'obiettivo al quale stava lavorando il gruppo franco indiano restasse "quello di trovare una soluzione negoziata come alternativa all'amministrazione straordinaria, che è dannosa sia per il business di Acciaierie d’Italia, sia per tutti i suoi stakeholder”. Ma non erano pochi gli ostacoli che Mittal denunciava sulla strada dell'accordo. Intanto la richiesta "inaccettabile" per Mittal di continuare a finanziare Acciaierie d'Italia in qualità di socio di minoranza, ipotesi quest'ultima per loro percorribile, senza però partecipare alla gestione del gruppo. "Invitalia sta proponendo una diluizione di ArcelorMittal al 34%, attraverso un aumento di capitale di 320 milioni di euro e la conversione in capitale del finanziamento soci di euro 750 milioni.Conseguentemente, AM perderebbe il controllo congiunto e diventerebbe un investitore di minoranza, con soli diritti di protezione di base. Queste due proposte sono in linea di principio accettabili per A.Mittal" , avevano spiegato le stesse fonti indicando però il nodo della questione. "Invitalia richiede che A.Mittal, in qualità di azionista di minoranza senza alcuna partecipazione alla gestione, continui a finanziare Adi in futuro. Questa richiesta non è accettabile", commentavano le stesse fonti rivelando come "per la partecipazione alle risorse finanziarie per l’acquisto degli impianti, A.Mittal ha offerto un contributo di 200 milioni di euro". E poi, il fatto che Invitalia, denunciavano ancora fonti vicine a Mittal , non fosse disposta ad acquisire la quota residua di ArcelorMittal. "Dal momento che il Governo ha espresso la volontà che ArcelorMittal esca da Adi A.M ha anche avanzato la proposta di cedere le proprie azioni rimanenti direttamente a Invitalia o a un altro investitore gradito al Governo. Tuttavia, Invitalia non è disposta ad acquisire la quota di A.Mittal", spiegavano.
Secca la replica del socio pubblico giunta da fonti vicine al dossier: "Invitalia, operando su mandato del governo, ha sempre dato disponibilità a sostenere la società e ad esplorare e percorrere ogni soluzione compatibile con la normativa vigente, sia nazionale che comunitaria. ArcelorMittal si è sempre rifiutata di partecipare al sostegno del Piano industriale approvato in Assemblea anche con il proprio voto favorevole", era la controaccusa. Il governo dunque si prepara all'amministrazione straordinaria e all'arrivo dei commissari: rafforza gli strumenti a disposizione in vista della dead line prevista per domani con A.Mittal, a tutela della produzione e dei lavoratori. E prevede, come spiegano da Palazzo Chigi, garanzie di cassa integrazione straordinaria: "Vengono esclusi perciò dalla cigs i lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti, per consentire che restino operativi" e viene rassicurato anche l'indotto che paventava l'amministrazione straordinaria. "Rimangono ferme le disposizioni, già inserite nell’ordinamento, a tutela delle piccole e medie imprese creditrici". Giovedì , 18 gennaio, sarà la volta del round con i sindacati con i quali, spiega ancora palazzo Chigi, "proseguire il confronto avviato da tempo sul futuro dell’acciaio in Italia". (di Alessandra Testorio) —[email protected] (Web Info)
Salta il divorzio consensuale tra governo e ArcelorMittal per una soluzione meno traumatica sul futuro dell'ex gruppo Ilva: l'esecutivo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni si prepara ora all'amministrazione straordinaria. Il governo, infatti, ha approvato in serata un decreto legge ad hoc con cui rafforzare alcune misure a tutela della continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi in amministrazione straordinaria che, al momento, spianerebbe la strada ad una decisione giudicata dal governo, a quanto si apprende, ormai 'inevitabile'. I margini per una ricomposizione della rottura del confronto sembrano quasi inesistenti. Un epilogo, questo, che arriva al termine di una giornata convulsa che ha visto un durissimo scambio di accuse tra i soci di Acciaierie d'Italia senza esclusione di colpi I segnali di una fumata erano arrivati già prima della riunione a palazzo Chigi, presieduta dal premier Giorgia Meloni, per fare il punto della trattativa. Fonti di Arcelor Mittal, infatti, poco prima, avevano denunciato l'impasse del confronto con il governo. "ArcelorMittal continua a cercare una soluzione costruttiva, ma nelle negoziazioni Invitalia rimane sulle proprie posizioni rispetto alle proposte avanzate da Mittal", era l'accusa filtrata da fonti vicine alla multinazionale franco-indiana che avevano ribadito come l'obiettivo al quale stava lavorando il gruppo franco indiano restasse "quello di trovare una soluzione negoziata come alternativa all'amministrazione straordinaria, che è dannosa sia per il business di Acciaierie d’Italia, sia per tutti i suoi stakeholder”. Ma non erano pochi gli ostacoli che Mittal denunciava sulla strada dell'accordo. Intanto la richiesta "inaccettabile" per Mittal di continuare a finanziare Acciaierie d'Italia in qualità di socio di minoranza, ipotesi quest'ultima per loro percorribile, senza però partecipare alla gestione del gruppo. "Invitalia sta proponendo una diluizione di ArcelorMittal al 34%, attraverso un aumento di capitale di 320 milioni di euro e la conversione in capitale del finanziamento soci di euro 750 milioni.Conseguentemente, AM perderebbe il controllo congiunto e diventerebbe un investitore di minoranza, con soli diritti di protezione di base. Queste due proposte sono in linea di principio accettabili per A.Mittal" , avevano spiegato le stesse fonti indicando però il nodo della questione. "Invitalia richiede che A.Mittal, in qualità di azionista di minoranza senza alcuna partecipazione alla gestione, continui a finanziare Adi in futuro. Questa richiesta non è accettabile", commentavano le stesse fonti rivelando come "per la partecipazione alle risorse finanziarie per l’acquisto degli impianti, A.Mittal ha offerto un contributo di 200 milioni di euro". E poi, il fatto che Invitalia, denunciavano ancora fonti vicine a Mittal , non fosse disposta ad acquisire la quota residua di ArcelorMittal. "Dal momento che il Governo ha espresso la volontà che ArcelorMittal esca da Adi A.M ha anche avanzato la proposta di cedere le proprie azioni rimanenti direttamente a Invitalia o a un altro investitore gradito al Governo. Tuttavia, Invitalia non è disposta ad acquisire la quota di A.Mittal", spiegavano.
Secca la replica del socio pubblico giunta da fonti vicine al dossier: "Invitalia, operando su mandato del governo, ha sempre dato disponibilità a sostenere la società e ad esplorare e percorrere ogni soluzione compatibile con la normativa vigente, sia nazionale che comunitaria. ArcelorMittal si è sempre rifiutata di partecipare al sostegno del Piano industriale approvato in Assemblea anche con il proprio voto favorevole", era la controaccusa. Il governo dunque si prepara all'amministrazione straordinaria e all'arrivo dei commissari: rafforza gli strumenti a disposizione in vista della dead line prevista per domani con A.Mittal, a tutela della produzione e dei lavoratori. E prevede, come spiegano da Palazzo Chigi, garanzie di cassa integrazione straordinaria: "Vengono esclusi perciò dalla cigs i lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti, per consentire che restino operativi" e viene rassicurato anche l'indotto che paventava l'amministrazione straordinaria. "Rimangono ferme le disposizioni, già inserite nell’ordinamento, a tutela delle piccole e medie imprese creditrici". Giovedì , 18 gennaio, sarà la volta del round con i sindacati con i quali, spiega ancora palazzo Chigi, "proseguire il confronto avviato da tempo sul futuro dell’acciaio in Italia". (di Alessandra Testorio) —[email protected] (Web Info)