Fuga di capitali: 300 miliardi all’estero
Appartamenti, conti esteri, yacht ed aeroplani: ecco 300 miliardi di euro nascosti all’estero dagli italianiNel frattempo nel nostro Paese cresce la disuguaglianza: il 5% delle famiglie possiede il 46% della ricchezza. A metterlo in evidenza sono gli analisti di Ener2Crowd.com, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti green.
Fuga di capitali: 300 miliardi all’estero
Di questi 180 miliardi di euro sono fermi nelle banche e 20 miliardi sono stati utilizzati per l’acquisto di immobili oltre confine: sono la parte più visibile dei fondi “offshore” dei nostri connazionali, che equivalgono a 1,5 volte la spesa sanitaria nazionale, a 4 volte i fondi pubblici destinati alla scuola e addirittura ad 8 volte la manovra del Governo Meloni. A metterlo in evidenza sono gli analisti di Ener2Crowd.com, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti green.
«Si tratta di una somma grande all’incirca quanto i fondi del PNRR a cui l’Italia affida il rilancio dell’economia nazionale, che purtroppo non cresce ormai da decenni» sottolinea Niccolò Sovico, CEO e co-fondatore della piattaforma.
«Una ricchezza sottratta al nostro sistema imprenditoriale che —se venisse impiegata a favore della finanza alternativa e degli investimenti utili all’ambiente— porterebbe non solo ad una importante crescita-Paese ma anche a benefici ambientali stimabili in una riduzione delle emissioni di CO2 fino anche a 3,5 tonnellate procapite, consentendoci di raggiungere in un paio di anni gli obiettivi globali di emissioni procapite al 2050» aggiunge Giorgio Mottironi, CSO e co-fondatore della società benefit Ener2Crowd, Chief Analyst del GreenVestingForum.
I dati descritti dal Global Tax Evasion Report 2024
Secondo il Global Tax Evasion Report 2024 curato dall’EuTax Observatory —gruppo di ricerca della Paris School of Economics guidato dall’economista Gabriel Zucman— dei 180 miliardi di euro che gli italiani hanno bancarizzato all’estero, il 45,5% è stato depositato in Svizzera (82,6 miliardi), il 33,8% in aree fiscali protette all’interno dell’Unione Europea (61,5 miliardi), il 14,6% in Asia (26,6 miliardi) ed il 6% nelle aree offshore delle Americhe (11 miliardi).
«Ci sono poi 20 miliardi di euro che sono stati destinati all’acquisto di immobili, soprattutto in Costa Azzurra (8 miliardi) e nelle grandi capitali europee come Parigi (4 miliardi) e Londra (3 miliardi), oppure a Dubai (1 miliardo) e —in misura minore— in Sudamerica ed in altri Paesi» rileva Giorgio Mottironi.
Senza considerare gli investimenti in opere d’arte, oro, gioielli, diamanti e pietre preziose, auto di lusso, yacht e jet privati che porterebbero il totale del valore dei capitali detenuti dagli italiani nei paradisi fiscali su livelli notevolmente più alti, pari almeno ad altri 100 miliardi di euro, da sommare ad ancora altri 83 miliardi di euro annuali tra tasse e contributi non versati in Italia.
Una ricchezza sottratta al nostro mercato dei capitali
Si tratta di una ricchezza sottratta al nostro mercato dei capitali, un fenomeno non meno preoccupante del denaro fermo in Italia su conti correnti e depositi, per un ammontare che secondo le stime di Ener2Crowd.com è oggi pari a circa 2 mila miliardi di euro.
Ed il fenomeno è ancora più preoccupante alla luce del fatto che —come ha recentemente osservato Bankitalia— nel nostro Paese sta scendendo la percentuale della classe media a vantaggio del decimo più ricco: il 5% delle famiglie possiede il 46% della ricchezza netta totale.
Senza contare poi il problema della disuguaglianza generazionale per cui la ricchezza degli under-30 è sempre più bassa (si passa dai 78 mila euro procapite del 1990 agli 11 mila euro procapite stimati da Ener2Crowd per il 2024) mentre quella degli over-65 è sempre più alta (dai 57 mila euro procapite del 1990 ai 145 mila euro procapite stimati per il 2024).
«Eppure investendo anche solo l’1% dei fondi fermi nelle banche nella finanza partecipativa green, si potrebbero ridistribuire in 20 anni 40 miliardi di euro al 77% più povero della popolazione, mentre —se non investito— il denaro rischia di risultare eroso dall’inflazione» conclude Giorgio Mottironi, CSO e co-fondatore della società benefit Ener2Crowd.