Ilaria Salis è una donna italiana di 39 anni detenuta in Ungheria da quasi un anno con l’accusa di tentato omicidio colposo per aver partecipato ad un’aggressione a due militanti neofascisti nella capitale ungherese. La donna rischia fino a 16 anni di carcere: è stato proposto una sorta di patteggiamento a 11 anni che è stato rifiutato.
Ilaria Salis, infatti, si dichiara innocente.
I fatti
A febbraio dell’anno scorso le strade della capitale ungherese si macchiarono di violente aggressioni a seguito della manifestazione per la commemorazione del “Giorno dell’onore”, una tradizione ungherese che ogni anno chiama a raccolta nella capitale centinaia di neonazisti da tutta Europa.
In Ungheria questo è concesso. Ilaria Salis si trovava lì per manifestare il suo dissenso.
L’accusa
La donna è accusata, insieme a due cittadini tedeschi, di aver seguito ed aggredito due militanti neonazisti.
Viene arrestata pochi giorni dopo e sta scontando 11 mesi di carcerazione preventiva. La revoca della custodia cautelare le è stata negata per un presunto pericolo di fuga. I due militanti, che hanno subìto solo qualche giorno di prognosi, non hanno sporto denuncia nei confronti di Ilaria Salis ma in Ungheria, evidentemente, la querela di parte non è necessaria in casi simili.
Una situazione assolutamente inconcepibile per il nostro ordinamento. Un trattamento sproporzionato.
Le manette, le catene, la solitudine
Ieri le telecamere del tribunale di Budapest hanno ripreso l’ingresso di Ilaria Salis in udienza e le immagini hanno scioccato l’intero paese (e anche l’Europa, dato che l’Ungheria è parte dell’Unione Europea). Una donna legata mani e piedi, incatenata con un guinzaglio alla secondina che la affianca passo per passo.
Ma questo è solo l’epilogo di quasi un anno di silenzio sul caso: un silenzio che ha taciuto le pessime condizioni in cui versava la nostra concittadina nelle carceri di un paese europeo.
Le condizioni detentive
In realtà Ilaria Salis, attraverso il suo avvocato, aveva già denunciato le pessime ed inumane condizioni alle quali è stata sottoposta nel corso di questi undici lunghi mesi.
Privata di un cambio d’abiti, costretta a stare giorni in biancheria intima, il padre rivela che non le erano stati forniti nemmeno gli assorbenti per le mestruazioni.
Insomma, le immagini di ieri sono solo l’apice delle pessime condizioni che Ilaria Salis sta subendo, inerme e sola, in Ungheria da quasi un anno. Gli avvocati hanno denunciato, inoltre, che i capi d’accusa nei confronti della donna non sono stati tradotti in italiano. Una grave violazione dei diritti dell’imputata secondo il diritto dell’Unione Europea, perché ogni imputato deve capire perfettamente le accuse che gli vengono mosse affinchè possa difendersi adeguatamente.
Il rispetto dei diritti dei detenuti in Ungheria
La Ong Helsinki Hungarian Committee, che monitora in maniera indipendente le condizioni delle carceri nel paese, aveva già denunciato nel marzo del 2023 le pessime condizioni in cui versano gli istituti penitenziari ungheresi.
Uno dei problemi principali riguarda il sovraffollamento, che determina condizioni inumane e degradanti per i carcerati. Il sovraffollamento, però, è la diretta conseguenza di un problema sistematico: il ricorso all’istituto della custodia cautelare sempre più frequente e non giustificato.
Per fare un esempio: Patrick Zaki, in Egitto, ha trascorso 22 mesi in custodia cautelare.
Cosa aspettarsi?
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sentito telefonicamente, nella giornata di ieri, il primo ministro ungherese Orban. La Farnesina chiede misure alternative alla detenzione in carcere.
Il padre di Ilaria Salis ha fatto presente che l’Ambasciata italiana in Ungheria era al corrente della situazione dal giorno successivo all’arresto, e aveva già preso parte ad altre udienze. Come mai non hanno ritenuto di dover agire?
La richiesta che viene fatta è quella di concedere all’imputata gli arresti domiciliari da scontare in Italia, in quanto in Ungheria c’è un problema per la sicurezza dell’imputata assolutamente non trascurabile: il padre di Ilaria fa sapere, durante la trasmissione Tagadà su La7 andata in onda ieri, 30 gennaio, che l’indirizzo di residenza della donna è stato trasmesso dalla magistratura ad un giornale ungherese. La stessa famiglia di Ilaria Salis, presente in Ungheria per assistere al processo, ha preferito alloggiare in un B&b perché teme per la propria sicurezza.
Fino al 6 settembre scorso i parenti di Ilaria Salis non hanno potuto incontrarla e fino a metà ottobre non erano al corrente della grave situazione.
Quelle immagini smuoveranno la situazione? Il Governo ha il dovere di agire.
Elena Elisa Campanella