“La polizia penitenziaria opera sempre con la massima professionalità e in modo esemplare anche rispetto a chi
ritiene di accusarla di comportamenti non conformi al proprio mandato” è questo il lapidario commento fatto dal
Presidente USPP, Giuseppe Moretti e dal Vice Presidente Francesco D’Antoni, all’articolo apparso su “Il Dubbio”
news in data 8 gennaio u.s. nel quale, dal racconto unilaterale e tutto da confermare, un avvocato del foro locale
spalleggiato da un suo collega, sarebbe stato aggredito da un appartenente al Corpo di Polizia penitenziaria negli
uffici del carcere di Palermo Pagliarelli.
Pagliarelli: USPP “La polizia penitenziaria opera sempre in modo esemplare”
“Non volendo entrare nel merito della vicenda” proseguono i due sindacalisti dell’USPP “quello che si ritiene dievidenziare è che nella casa circondariale palermitana come in ogni istituto d’Italia, si possono acquisire notizie
attraverso i canali ufficiali e ogni iniziativa che passa per vie informali, come nel caso in specie, può essere oggetto
di strumentali polemiche e di equivoci dovuti alla percezione del comportamento non consono che qualcuno può
mettere in atto (sia esso il richiedente che il destinatario della richiesta informale) e che per questa ragione può
generare reazioni conseguenti, soprattutto se correlate al ruolo che riveste un pubblico ufficiale tenuto ad accertare un comportamento potenzialmente evidenziabile anche rispetto ad eventuali rilevi penali”.
Per questo motivo “certi che il poliziotto penitenziario interessato, ben conosciuto per la sua esemplare carriera e
correttezza, anche nel difendere i diritti contrattuali dei lavoratori appartenenti alla Polizia penitenziaria, attraverso il suo ruolo sindacale, abbia solo agito in conformità con le attribuzioni del proprio ruolo, ci auguriamo che si ridimensionino i toni, evitando di esacerbare situazioni che possono accadere in momenti di concitazione e di incomprensione da ambo le parti interessate”.
Moretti e D’Antoni, in tale ottica ricordano che “l’esecuzione della pena in carcere ha una peculiarità
incontrovertibile e cioè l’umanità delle persone che sono deputate ad eseguirla e chi ne assume la difesa legale anche adottando comportamenti caritatevoli come quelli per i quali sembra si siano mossi i legali protagonisti della vicenda dovrebbero ricordarsene, laddove un momento di nervosismo accade proprio in relazione a misure d’ingaggio anti convenzionali”.
In definitiva “auspichiamo che si tolga ogni ombra sulla correttezza del personale di Polizia penitenziaria nel
rispettare il lavoro altrui, purché sia chiaro il rispetto delle delicate funzioni che essa, come del resto le altre figure
che ruotano nel mondo penitenziario, svolgono all’interno delle sempre più disastrate carceri italiane, chiudendo
una vicenda che è sicuramente meno importante di tutte quelle che affliggono il problema dell’esecuzione penale
(dignitosa) in carcere.