Sassari, ancora una violenta protesta di un detenuto in carcere a Bancali: minaccia di tagliare la gola ad agente. Protesta il SAPPE
Non c’è pace nelle carceri regionali della Sardegna. E torna a protestare il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, dopo l’ultimo grave episodio accaduto venerdì nella Casa circondariale di Bancali, a Sassari. Ricostruisce l’accaduto Antonio Cannas, delegato nazionale per la Sardegna del SAPPE: “E’ successo che venerdì 12, nel primo pomeriggio, un detenuto extracomunitario ha minacciato il poliziotto addetto al piano nella Sezione protetti, puntandogli una lametta alla gola. Come ormai accade giornalmente, l’agente era solo in sezione e grazie all’intervento prima degli altri ristretti e poi dei poliziotti del piano superiore, accorsi al trambusto sentito, si è evitato il peggio. L’agente ha riportato una lesione alla gola per fortuna superficiale”.
“La grave vicenda porta alla luce, ancora una volta, le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, specie rispetto a soggetti con evidenti problemi psichiatrici”. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, rivolge “solidarietà e vicinanza al Personale di Polizia Penitenziaria di Bancali, che ancora una volta ha risolto in maniera professionale ed impeccabile un grave evento critico” e giudica la condotta del detenuto “irresponsabile e gravissima“.
Capece, che ricorda il recente impegno assunto dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il suo omologo albanese Ulsi Manja di firmare un accordo rivoluzionario che consentirà il trasferimento, presso gli istituti di pena del Paese d’origine, dei detenuti albanesi oggi ristretti nelle carceri italiane, sottolinea il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri: sono state solamente 848 nel 2022 a fronte di circa 20.000 presenti tra i 60mila ristretti in Italia.“Da tempo il SAPPE denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri. E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 19.000 rispetto alle circa 60mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo denuncia il SAPPE, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili.
Nel 2022 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 848 (285 albanesi, 114 marocchini, 96 tunisini e 353 di altri Paesi). Questo, oltre a decretare il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia sembrava dimostrare che questi Paesi non volevano il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza. Auspichiamo che analoghi accordi vengano assunti con i Paesi che hanno un alto numero di loro connazionali tra i detenuti in Italia, ovvero Marocco, Romania, Nigeria e Tunisia”.