Teatro del Segno: “Il sistema periodico” di Primo Levi
Teatro del Segno; “Il sistema periodico” di Primo Levi, Il Sistema Periodico
tratto dal libro omonimo e dalle interviste di Primo Levi
di e con Stefano Ledda
musiche originali dal vivo Juri Deidda (sassofono e sonorizzazioni)
regia Stefano Ledda
venerdì 26 gennaio – ore 9-30 | ore 11.30 – Teatro TsE – Cagliari
in tournée: sabato 27 gennaio – ore 20.30 – Teatro Civico di Sinnai
per la Stagione Teatrale 2023-2024 / “Emozioni” de L’Effimero Meraviglioso
Omaggio a Primo Levi con “Il Sistema Periodico” del Teatro del Segno, con drammaturgia e regia diStefano Ledda, anche protagonista in scena sulle note del sax di Juri Deidda, in cartellone venerdì 26 gennaio alle 9.30 e alle 11.30 al TsE di Is Mirrionis a Cagliari per un duplice appuntamento nell’ambito del progetto dedicato alle scuole in occasione della Giornata della Memoria.
La pièce liberamente tratta dalla raccolta di racconti intitolati come gli “elementi” della tavola di Mendeleev, dove si intrecciano vicende personali e la storia del Novecento, spazia dai ricordi d’infanzia in seno alla comunità ebraica alle esperienze personali e professionali di un giovane chimico, per arrivare al dramma della prigionia e all’orrore dei lager, ed è impreziosita dalle riflessioni dello scrittore, con ampi e significativi stralci tratti dalle interviste e dalle pagine dei suoi libri. Una rigorosa partitura in cui le azioni sceniche scandiscono i momenti cruciali dell’esistenza, tra la grammatica dei sentimenti – l’amicizia, l’amore, le istintive simpatie e antipatie, che trovano singolari consonanze nei “comportamenti” della materia e nelle reazioni più o meno prevedibili e “esplosive” – e gli avvenimenti esterni che determinano il destino del protagonista, senza riuscire a incrinarne la salda morale.
“Il Sistema Periodico” è un’opera di sorprendente attualità in cui si mescolano note autobiografiche e lucide analisi della realtà: «nel rileggere gli scritti e le interviste di Primo Levi, ho trovato parole che sembrano scritte oggi» – sottolinea il regista Stefano Ledda – «come il suo ribadire che il fascismo attuale ha la sola mancanza del potere assoluto per divenire ancora quello che era». E aggiunge: «Mi ha affascinato anche il suo definirsi “anfibio”, chimico di giorno e scrittore la notte o per le ferie».
La tournée nell’Isola prosegue sabato 27 gennaio alle 20.30 al Teatro Civico di Sinnai nell’ambito della Stagione Teatrale 2023-2024 / “Emozioni” organizzata da L’Effimero Meraviglioso, con la direzione artistica di Maria Assunta Calvisi.
Il Progetto Scuole del Teatro del Segno continua in febbraio con “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco”, in programma mercoledì 28 e giovedì 29 febbraio e venerdì 1 e sabato 2 marzo alle 9.30 e alle 11.30 al TsE di Is Mirrionis, nell’ambito di Sardegna / Rovinarsi è un Gioco 2023-2024 – progetto teatrale contro la diffusione del gioco d’azzardo.
INFO e prenotazioni: e-mail [email protected] – cell. 3929779211
Focus sugli intrecci fra arte e vita ne “Il Sistema Periodico“ del Teatro del Segno, la pièce originale liberamente ispirata all’omonima raccolta di racconti di Primo Levi, con drammaturgia e regia di Stefano Ledda, anche protagonista sul palco sulle note del sax di Juri Deidda, in cartellone venerdì 26 gennaio alle 9.30 e alle 11.30 al TsE in via Quintino Sella, nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari per un duplice appuntamento nell’ambito del progetto dedicato alle scuole in occasione della Giornata della Memoria. La tournée nell’Isola della pièce, impreziosita da frammenti di interviste e citazioni dai libri del chimico e scrittore, una delle coscienze più lucide del Novecento, prosegue sabato 27 gennaio alle 20.30 al Teatro Civico di Sinnainell’ambito della Stagione Teatrale 2023-2024 / “Emozioni” organizzata da L’Effimero Meraviglioso, con la direzione artistica di Maria Assunta Calvisi.
Viaggio tra storie ed emozioni sulla falsariga della curiosa antologia con puntuali rimandi alla “tavola periodica” ideata da Dmitrij Ivanovič Mendeleev con “Il Sistema Periodico”: un’opera “necessaria” come sottolinea l’attore e regista Stefano Ledda, dove a una selezione di racconti emblematici – come “Idrogeno”, “Cerio”, “Piombo”,“Carbonio”, “Zinco” e “Argon” – preziosi per delineare un ritratto dello scrittore, divenuto suo malgrado uno dei testimoni della tragedia della Shoah, si aggiungono frammenti e citazioni tratte da saggi, racconti, romanzi e interviste, mentre risuonano come un monito le parole di Primo Levi, rivelatesi amaramente “profetiche”: «Al fascismo di oggi manca soltanto il potere per ridiventare quello che era, e cioè la consacrazione del privilegio e della disuguaglianza».
L’idea di mettere in scena “Il Sistema Periodico” con i suoi sapienti ma anche sorprendenti accostamenti fra gli elementi autobiografici e la storia del Novecento nasce alcuni anni fa, sull’onda delle suggestioni offerte da queste pagine che spaziano dai ricordi di un’infanzia in seno alla comunità ebraica piemontese ai primi esperimenti e alle scoperte di un giovane chimico, fino alla cattura e all’internamento ad Auschwitz, per culminare con l’immagine di un atomo di carbonio che giunge, attraverso una serie di metamorfosi, a insediarsi e far parte del cervello dell’autore, in un circolo virtuoso che caratterizza il cosmo e la natura – nelle sue più intime trasformazioni. Tra le righe non manca un riferimento alla Sardegna, con la vicenda di un cavatore di piombo stabilitosi in un villaggio vicino a Bacu Abis – in cui è documentato lo sforzo titanico dell’uomo per sottrarre alla madre terra – e all’Isola di Ichnusa – i tesori nascosti.
La pièce teatrale – presentata in anteprima in forma di primo studio a Santu Lussurgiu (OR) nell’ambito dell’XI Festival Percorsi Teatrali – intreccia le trame dei racconti e le intuizioni e le riflessioni di una delle menti più attente e consapevoli del panorama culturale italiano – e non solo – nel secolo breve: una conoscenza raggiunta attraverso le ferite dell’anima e la sofferenza, in un transito attraverso l’orrore inimmaginabile – eppure reale dei campi di sterminio nazisti. II pensiero di Primo Levi si rivela oggi più che mai attuale nell’evidenziare i pericoli di derive populiste e razziste – a cominciare dalla rinuncia alla propria umanità: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre» ricorda l’autore di “Se questo è un uomo” e “La tregua” – a fronte dei rischi del “revisionismo” e dell’oblio: «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia».
“Il Sistema Periodico” è insieme un’ode al progresso e alla scienza, alle capacità umane e all’ingegno, ma anche un avvertimento a non abbassare mai la guardia: il riferimento all’incubo delle leggi razziali e al genocidio affiora come un invito a custodire la memoria perché, come rammenta Francisco Goya in uno dei suoi “Capricci”, “Il sonno della ragione genera mostri” e come sottolinea lo stesso Levi, «Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo».
Nel presente trovano una perfetta e inquietante rispondenza le riflessioni di “Se questo e un uomo”: «A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il lager». La storia non sempre è magistra vitae, ma la conoscenza degli eventi e delle cause può fungere da antidoto affinché quel che è accaduto non si ripeta mai più – per prevenire il “contagio” di questa nuova “peste” – per rompere il silenzio sulle azioni efferate che si compiono in difesa della “civiltà”.
“Il Sistema Periodico” racconta in certo qual modo per metafore la “chimica” delle passioni umane – le fragilità e debolezze, i pregiudizi e le paure latenti, perfetta sintesi e specchio di quel «sentirsi anfibio, chimico di giorno e scrittore la notte o per le ferie» – ovvero la “doppia vita” o la natura “anfibia” di Primo Levi. Una “combinazione” fatale in cui il talento per la scrittura e la sensibilità d’artista si fondono al rigore e al metodo del ragionamento scientifico, a fronte dell’ordine della natura e del caos che governa l’esistenza degli esseri umani, l’amore per il sapere e la capacità di indagare e perfino mescolare gli elementi e l’abominio delle persecuzioni e delle deportazioni nei lager, il ricordo indelebile del genocidio e della follia nazista.
«“Il Sistema Periodico” accade in uno spazio “abitato” da pochissimi elementi scenici, la cui “valenza” di volta in volta consente di legarsi ad un racconto, una poesia, un’intervista, un’esortazione, un monito» scrive nelle note il regista Stefano Ledda. Un flusso di coscienza, tra libere associazioni di pensieri, “azioni” fisiche che definiscono il tempo e lo spazio, sulla colonna sonora di Juri Deidda, in una geometria dei ricordi e delle emozioni, in cui la verità della materia, pur con i suoi misteri, si contrappone all’orrore dell’indicibile. «Le parole di Primo Levi ci restituiscono una figura esemplare che, partendo dalla concretezza del mestiere di chimico, riflette, si educa e in qualche modo “ci” educa, a ricomprendere le cose e gli uomini, a prendere posizione, lontani dalla “grigia innocenza” a misurarci, a ritrovare un nostro esistere meno disumano, e riscoprire l’esigenza di testimoniare a favore della scintilla fondamentale della ragione e della imprescindibile difesa della dignità di ciascuno» conclude Stefano Ledda.
Sulla falsariga dei racconti, si parte dalla giovinezza dell’autore, dalla passione per la chimica, con lo svelarsi di una nascente “vocazione” per la scienza in “Idrogeno”, poi il parallelismo tra gli elementi e la natura umana, in cui un gas nobile come l’ “Argon” rimanda a «un atteggiamento statico di dignitosa astensione, di relegazione al margine del gran fiume della vita», una condizione di aulica riservatezza che induce a sottrarsi al contatto con altre realtà differenti. Un’esercitazione nel laboratorio dell’università, la preparazione del solfato di “Zinco”, offre lo spunto per affrontare «l’incomprensibile universo femminile» e permette di soffermarsi su uno dei passaggi cruciali del libro: «l’elogio all’impurezza».
Diario dal lager e storia di un’amicizia in “Cerio”, con il ricordo di Alberto Dalla Volta (una delle vittime di Auschwitz) e degli espedienti che permisero ai due giovani di sopravvivere nel campo, prima della tragica “marcia della morte”. Infine un messaggio di speranza con il fantasioso itinerario nel tempo e nello spazio di una molecola, nell’incessante susseguirsi delle trasformazioni in un universo dove nulla si crea e nulla si distrugge, che termina nella testa dello scrittore, in “Carbonio”.
La pièce si conclude con i versi de “Le pratiche inevase”, una sorta di “lettera di dimissioni” in cui l’autore dichiara di aver lasciato «molto lavoro non compiuto», confessa le parole non dette, un dono, un bacio non dato, i progetti lasciati in sospeso, i viaggi mai compiuti in «città lontane, isole, terre deserte» e un libro non scritto, che avrebbe «donato a molta gente/ il beneficio del pianto e del riso»: un elegante, sottilmente ironico e quasi profetico addio alla vita e al mondo per un finale in poesia.
INFO & PREZZI
Teatro del Segno / Progetto Scuole
info & prenotazioni: e-mail [email protected] – cell. 3929779211
IL PROGETTO“TEATRO SENZA QUARTIERE / PER UN QUARTIERE SENZA TEATRO”
Il TsE – spazio “ritrovato” e palcoscenico aperto alla città – è il fulcro di Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro (2017-2026), un progetto pluriennale di “teatro sociale”, nato con l’idea di offrire un’alternativa e un’opportunità agli abitanti del quartiere e in particolare alle giovani generazioni: un riuscito “esperimento” culturale, capace di intercettare e valorizzare risorse e talenti e insieme di rispondere a istanze e problemi, affrontando argomenti delicati e complessi come il gioco d’azzardo patologico e il fenomeno sempre più diffuso delle truffe ai danni degli anziani. L’arte della rappresentazione come sintesi del reale e proiezione dell’immaginario, capace di dar corpo ai sogni (e agli incubi) del mondo contemporaneo, con un palcoscenico “pulsante” di emozioni trasfigurate in parole, suoni e visioni e un luogo d’incontro e confronto parte integrante della vita culturale e sociale della comunità.
Tra le incertezze del presente, ma guardando al futuro: il progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” proseguirà per un altro quinquennio, in virtù della proroga della convenzione che affida lo storico cineteatro parrocchiale di Sant’Eusebio, ora divenuto TsE, al Teatro del Segno fino al 2026. Un teatro “abitato” che pure nei mesi difficili della pandemia, sempre nel rispetto delle regole e delle distanze, con uso di mascherine e sanificazioni, ha ospitato prove e allestimenti, rigorosamente “a porte chiuse”, e la nascita della nuova creazione del Teatro Tages.
La Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2023-2024 – dedicata al cantante lirico e scrittore Gianluca Floris, prematuramente scomparso – si inserisce nel progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 a cura del Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda – in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari e con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Fondamentale l’apporto di partner e sponsor privati, a partire dal main sponsor IMOBILIANDO di Roberto Cabras che sostiene l’intero progetto quinquennale, come dell’azienda Fratelli Argiolascarpenteria metallica, grazie alla quale sono stati realizzati alcuni degli adeguamenti tecnici del palcoscenico e del teatro e il partner tecnico DUBS Organizzazione Tecnica per lo Spettacolo di Bruno Usai.
Il progetto “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 vede in prima fila, accanto al Teatro del Segno, il Comitato la Casa del Quartiere – Is Mirrionis, La compagnia Salvatore della Villa, La Parrocchia di Sant’Eusebio, il Teatro Tages, La Cooperativa Passa Parola, Il Teatro Impossibile, La società Cooperativa Tazenda, l’Accademia Internazionale della Luce, il Baracco Teatro dei burattini, l’Associazione Culturale Musicale Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt”, la Compagnia dei Ragazzini di Cagliari diretta da Monica Zuncheddu, e il CeDAC (Centro Diffusione Attività Culturali) che organizza il Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
La compagnia:
Il Teatro del Segno / Laboratorio di Produzione Teatrale nasce – il 12 Gennaio 2009 – dall’esigenza dei suoi fondatori e del direttore artistico Stefano Ledda, di dirigere in maniera più spiccata la propria produzione artistica e la propria attività didattica verso il teatro sociale e verso interventi mirati alla diffusione della cultura teatrale.
Il Teatro del Segno è una compagnia professionale di produzione, un gruppo aperto ai diversi aspetti dell’espressività che ricerca attraverso la sperimentazione di percorsi creativi diversi, il segno scenico indispensabile alla comunicazione dell’emozione e del senso.
Il Teatro del Segno cura progetti come “Rovinarsi è un Gioco” e “Senza Fiato” e organizza, oltre alla Stagione di “Teatro Senza Quartiere” e alla rassegna “Teatro e Marmellata” al TsE, il Festival “Percorsi Teatrali” a Santu Lussurgiu e il Festival “Palcoscenici d’Estate” ad Allai, nell’ambito di Intersezioni / rete di festival senza rete a cura di Fed.It.Art. Sardegna.