La serie The Curse è sbarcata in streaming su Paramount+ lo scorso novembre. Prodotta dalla casa cinematografica A24 insieme a Showtime, creata e scritta da Nathan Fielder e Benny Safdie, protagonisti insieme ad Emma Stone, la serie lascia davvero senza fiato!
Di cosa parla The Curse
Whitney (Emma Stone) e Asher Siegel (Nathan Fielder) sono la giovane coppia di sposini che prende parte al reality “Flipanthropy”, dove si cimentano in varie azioni filantropiche all’interno di un più vasto “progetto immobiliare green ed ecosostenibile”. Dougie (Benny Safdie) dirige le riprese e indirizza il programma.
La cittadina coinvolta nel progetto è quella di Española in New Mexico, una piccola città composta prevalentemente da nativi americani che subisce un profondo processo di gentrificazione.
Whitney e Asher contribuiscono all’accelerazione di questo cambiamento sociale attraverso la costruzione di “case invisibili”, costruzioni specchiate a emissioni zero che promettono di rispettare l’ambiente e l’ecosistema ma che, ovviamente, i nativi che abitano quella terra non possono permettersi.
“Io ti maledico”
Tutto si gioca sul piano del reality: cosa è reale e cosa è costruito per aumentare gli ascolti? Cosa sono disposti a fare i due protagonisti pur di piacere a tutti?
La scena centrale che dà il nome alla serie è quella che vede Asher nel parcheggio di un supermarket: qui incontra una bambina che vende lattine di Sprite e le consegna, a favore di telecamere, cento dollari.
Una volta che le telecamere si spengono, però, Asher richiede i soldi indietro alla bambina che si rifiuta di restituirli. Asher glieli strappa letteralmente dalle mani promettendole comunque una parte dei soldi, ma la bambina a quel punto lancia la sua maledizione: “I Curse you”.
La grande finzione
Quanto sono davvero benevoli gli intenti dei due sposini? Ogni azione filantropica e benevola di cui si fanno promotori Whitney e Asher dimostra, in realtà, di essere fine a sé stessa.
Whitney porta avanti le sue innumerevoli iniziative per alimentare sé stessa e per allontanare da sé la cattiva reputazione della sua famiglia, composta da ricchi proprietari immobiliari che non si fanno scrupoli di fronte alle difficoltà della povera gente e che godono, per questo, di una pessima fama.
Asher è completamente succube della moglie, un marito passivo e fortemente insicuro che rivela, solo in pochi momenti, lati oscuri di follia e rabbia repressa.
Un’atmosfera oscura
Tutta la serie è avvolta da un’atmosfera di profonda oscurità.
Le musiche, composte da John Medeski e prodotte da Daniel Lopatin, contribuiscono ad alimentare queste sensazioni che confluiscono in un profondo senso di inadeguatezza e fastidio.
Lo smascheramento delle ipocrisie sociali è costruito in modo davvero disturbante ma arriva direttamente nella mente dello spettatore che è costretto a riflettere su sé stesso e non solo. Il finale è davvero…spaziale!
Una serie molto particolare, difficile da digerire ma davvero spettacolare.
Elena Elisa Campanella