Amsi-Uniti per Unire: «Bene gli incentivi fiscali per i medici italiani all’estero, per spronarli a tornare nella nostra sanità, come proposto dal Ministro Schillaci. E’ la strada maestra».
Foad Aodi (Presidente Amsi): «Ringraziamo Il Ministro della Salute che sta ascoltando e valorizzando le nostre proposte per la sanità»
ROMA 29 FEB 2024 – «La proposta di estendere gli incentivi fiscali, previsti per i nostri ricercatori e scienziati, anche al nostro personale medico italiano che lavora all’estero, per spronarlo a tornare nel nostro sistema sanitario rappresenta una di quelle ricette che Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, ha da tempo suggerito al Governo.
Come Amsi e come Uniti per Unire e come Umem, Unione Medici Euromediterranea, sproniamo da tempo, con il nostro Manifesto sulla Buona Sanità Internazionale, la politica a creare le condizioni ideali per arginare la fuga di professionisti all’estero, attraverso un percorso di valorizzazione economica e contrattuale che non rappresenta solo un legittimo riconoscimenti per le nostre eccellenze, ma permetterebbe, in questo caso, anche di riportare a casa medici e infermieri che hanno deciso di trovare altrove la propria consacrazione professionale, in paesi che, in questo momento storico, non offrono solo retribuzioni più congrue ma anche prospettive di carriera a cui è difficile rinunciare.
Noi di Amsi siamo stati i primi, con le nostre indagini globali grazie alle relazioni internazionali in 120 paesi nel mondo, a lanciare l’allarme sulle 6mila richieste da parte di professionisti giunte a noi nel 2023 per prendere in considerazione l’ipotesi di lasciare la nostra sanità.
Chi vorrebbe tornare
Ebbene, però, siamo stati anche quelli che hanno chiarito che circa il 70% di costoro sarebbe disposto a tornare sui propri passi se esistessero in Italia le condizioni per non andare via. Allo stesso modo gli incentivi fiscali proposti dal Ministro Schillaci possono riportare nel nostro Paese tanti camici bianchi che hanno deciso di lasciare l’Italia.
L’attuale regime, applicabile a docenti e ricercatori che si stabiliscono in Italia, prevede uno sconto del 90% sull’imponibile Irpef e può essere certamente ampliato anche agli operatori sanitari che, nel tempo, hanno scelto di esercitare la professione in un Paese straniero, soprattutto in Medio Oriente. Parliamo, come ha ricordato il ministro Schillaci, di oltre 31mila professionisti in 20 anni.
Riportare in Italia i nostri medici che lavorano all’estero attraverso agevolazioni fiscali, peraltro già previste per altre categorie di lavoratori, significa non solo recuperare competenze scientifiche di altissimo profilo ma anche ricostruire gli organici delle strutture sanitarie e ospedaliere che negli anni si sono impoveriti migliorando così l’offerta sanitaria del nostro Paese.
Non dobbiamo nemmeno dimenticare il valore aggiunto, non smetteremo mai di dirlo, che è rappresentato dai nostri medici di origine straniera in Italia. Occorre creare incentivi anche per loro, cancellando l’obbligo della cittadinanza per partecipare ai concorsi e soprattutto proporre per loro contratti a tempo indeterminato».
Così Foad Aodi, Presidente di Amsi, Uniti per Unire, e Co-mai, nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro Esperti della Fnomceo.
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