Carceri: Uspp: Aprire Tavolo Per Valutare Riflessi “Affettività” In Carcere
Carceri: Uspp: Aprire Tavolo Per Valutare Riflessi “Affettività” In Carcere. La Segreteria Nazionale USPP prende atto con sgomento delle dichiarazioni fatte dal capo del Dipartimento Giovanni Russo nel corso dell’audizione in commissione giustizia alla camera dei deputati, relativamente alla possibilità, praticamente illimitata, dei detenuti di effettuare telefonate con i propri familiari.
Unitamente a tali dichiarazioni ci giunge notizia che si sia avviato un percorso per consentire, dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale, ai detenuti di tenere colloqui “affettivi” all’interno delle strutture penitenziarie.Si tratta di notizie che vanno in favore della popolazione detenuta, come dichiarato, ai fini del reinserimento nella società.
Mentre questa Segreteria Nazionale ritiene che il ruolo fondamentale svolto dalla Polizia penitenziaria ricomprenda anche questa “mission”, si esprime sincera preoccupazione per il forte impatto che queste dichiarazioni hanno rispetto alla tenuta dell’organizzazione Corpo che, come noto, soffre una carenza organica abnorme e carichi di lavoro indecorosi, che già rendono difficoltoso lo svolgimento dei più basilari compiti istituzionali ad esso assegnati.
Mentre ci chiediamo sé queste nuove concessioni possano essere compatibili con la certezza della pena e con un credibile percorso rieducativo, ci appelliamo al Governo ed in particolare al Ministro Carlo Nordio e ai sottosegretari delegati Andrea Delmastro e Andrea Ostellari, affinché si rifletta sul dare seguito a provvedimenti che, oltre a rischiare di svilire le funzioni di un Corpo dello Stato di cui l’11 marzo si celebreranno i 207 anni dalla nascita, non siano forieri di un’ulteriore deriva della sicurezza e della legalità all’interno delle carceri.
Per tale ragione la Segreteria Nazionale USPP chiede l’apertura di un tavolo permanente tra Ministro e rappresentanti dei lavoratori, al fine di affrontare e risolvere i problemi conseguenti a queste determinazioni fatte da chi, evidentemente non ha una corretta visione della situazione del sistema penitenziario italiano.