Inclusione e sostenibilità energetica e ambientale
Inclusione e sostenibilità energetica e ambientale – La cooperativa sociale Elan, tra le prime in Italia, installa nel carcere di Uta un impianto fotovoltaico da 15 kw per alimentare la lavanderia industriale dove sono impiegati i detenuti del progetto “Lav(or)ando”.
Obiettivi primari per la presidente Anna Tedde:«Riduzione dei costi per l’impresa e dell’inquinamento per la
comunità»
Al progetto “Lav(or)ando” che mira all’inclusione sociale dei
detenuti degli istituti di pena di Uta e Quartucciu, la cooperativa
sociale Elan, con sede a Cagliari, ne affianca uno di sostenibilità
energetica e ambientale.
A dicembre scorso si è conclusa l’installazione, sul tetto della Casa
circondariale di Uta, di un impianto fotovoltaico che produce 15 kw di
energia. Con il contributo della Fondazione con il Sud, la coop
cagliaritana ha investito 36000 euro per alimentare il sistema elettrico
della lavanderia industriale. «Un investimento – spiega Anna Tedde,
presidente della cooperativa – che ci permette di fronteggiare i
maggiori costi dovuti alle difficoltà per un’impresa di operare
all’interno di un istituto penitenziario. L’attività di lavanderia
interna si sostiene soprattutto con commesse esterne ed è una tipica
impresa energivora. Ecco perché per noi è molto importante ridurre le
emissioni inquinanti e fare quindi la nostra parte anche sul fronte
ambientale».
Elan, che aveva già installato un piccolo impianto per la lavanderia
dell’Istituto penitenziario minorile di Quartucciu nel 2016 (6 kw per i
consumi elettrici residui delle apparecchiature), è tra le prime
imprese in Italia a utilizzare il fotovoltaico per l’inclusione al
lavoro dei detenuti.
«Lavorare all’interno di un carcere mette a dura prova le attività
imprenditoriali per le maggiori difficoltà rispetto al lavoro fuori
dagli istituti – specifica Tedde -. Mi riferisco per esempio alle
complicazioni per i mezzi che si occupano della consegna e del ritiro
della biancheria, sempre sottoposti ad approfonditi controlli per
evitare eventuali rischi tipicamente legati alla condizione carceraria:
dall’evasione dei detenuti ai traffici e scambi di oggetti o sostanze
vietate». Ad aumentare ulteriormente i costi di gestione c’è poi
l’impossibilità di avere una connessione telefonica con i conseguenti
disagi: «Il nostro impegno e le difficoltà che incontriamo sono però
supportate e ripagate dalla collaborazione della polizia penitenziaria
che quotidianamente si impegna per facilitare le operazioni di vigilanza
legate alla logistica» prosegue Tedde.
Gli ostacoli che la cooperativa incontra non spaventano gli operatori di
Elan che, al contrario, confidano in questo ulteriore investimento:
«che consentirà a Elan di raggiungere un equilibrio economico e di
impegnarsi sempre di più nei progetti di inclusione sociale per i
detenuti che vogliano cogliere nuove opportunità di vita all’interno
della comunità» conclude Tedde.